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Autodichia: sotto il tappeto dell’apparenza, la zona franca del Parlamento

Il Parlamento, autodichia
Il Parlamento
Il Parlamento, autodichia
Il Parlamento

di Pacuvio Labeone/

Il Dizionario Giuridico definisce l’Autodichia la “Particolare prerogativa dei due rami del Parlamento di risolvere, attraverso un organismo giurisdizionale interno, le controversie insorte con i propri dipendenti”. Ma proprio per questo motivo l’Autodichia è vista come una zona franca del Parlamento perché a controllarla è solo lo stesso Parlamento. Perché ci interessa? Perché i privilegi della casta passano anche dall’Autodichia.

Contributo di Goleminformazione – Questo sito si è occupato di Autodichia sin dal suo primo affacciarsi in Corte di cassazione, oltre tre anni fa. Non può quindi che accogliere con favore la pubblicazione del libro di Irene Testa “Sotto il tappeto”, Aracne editore, che dell’Autodichia si occupa, appunto, rovistando sotto le apparenze.

NEL PALAZZO DEL POTERE VIGE L’ESENZIONE DALLO STATO DI DIRITTO
Le apparenze, infatti, sono che si tratti solo di tribunalini interni alle Camere per decidere sui ricorsi di categorie coccolatissime di dipendenti: i commessi, le dattilografe, i funzionari, nonché il famoso barbiere di Montecitorio. In realtà, Testa ci spiega che questo è solo il vertice di una piramide rovesciata: sulla punta delle forbici di quel barbiere si regge tutto un sistema normativo interno, che non ha nessuna giustificazione giuridica in nessuna altra parte del mondo.

NO AUTODICHIA – ZONA FRANCA DEL PARLAMENTO
Da noi ce l’ha solo perché, dal 1988, ci sono quei tribunalini: come ai tempi del pretore peregrino nell’antica Roma, così ora, nel centro della Capitale, lo ius speciale esiste perché c’è solo un giudice interno autorizzato a conoscerlo. Se domestico è il giudice, è “domestico” anche il diritto: e se è domestico il diritto, allora l’affitto può essere d’oro, il vitalizio può essere d’oro, il contributo ai gruppi parlamentari può essere d’oro, e via aurificando.

NE PAGANO I PRINCIPI DI BUON ANDAMENTO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Quelli che restano indietro, in questa rincorsa, non sono solo o tanto i dipendenti, ma, quel che è peggio, sono i principi di buon andamento della pubblica amministrazione: senza la Corte dei conti, la spesa va fuori controllo, in tutti gli organi costituzionali. Il diritto alla conoscenza, funzionale all’affermazione dello Stato di diritto, richiede che su questa divaricazione – rispetto agli standard di buona condotta amministrativa – si faccia piena luce.

IL LIBRO

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Il Libro di Irene Testa

Distribuzione della proprietà e del patrimonio immobiliare sul territorio nazionale.

Quasi 20 milioni di famiglie sono proprietarie della casa in cui abitano, il 77,4% del totale. L’abitazione vale in media nel 2014 circa 170 mila euro (1.450 €/m2), valore però in calo del 2,4% rispetto al 2013. Gli italiani proprietari di un appartamento sono oltre 25,7 milioni (dipendenti e pensionati nell’81,7% dei casi) mentre i locatari sono 4,7 milioni. La superficie media di un’abitazione è pari a 117 m2. Oltre un miliardo di euro è l’ammontare delle agevolazioni fiscali erogate per quasi 3,7 milioni di interventi di ristrutturazioni, riqualificazione energetica e messa in sicurezza degli edifici effettuati nel 2014.
È la fotografia del patrimonio immobiliare italiano al 31 dicembre 2014 scattata dall’Agenzia delle Entrate e dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, in collaborazione con il partner tecnologico Sogei, i cui dati sono riassunti nella sesta edizione del rapporto “Gli immobili in Italia”, presentato oggi a Roma presso Sala Polifunzionale del Mef.
Il volume analizza la distribuzione della proprietà e del patrimonio immobiliare sul territorio nazionale, in relazione alle caratteristiche socio-demografiche ed economiche dei proprietari, con approfondimenti sulla tassazione immobiliare e sulle agevolazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia, la riqualificazione energetica e per interventi antisismici.

La casa è di proprietà – Ipotizzando che ad ogni abitazione principale corrisponda una famiglia, nel 2014 in Italia il 77,4% delle famiglie risultano proprietarie dell’abitazione in cui risiedono. Questo dato è sensibilmente più elevato al Sud e nelle Isole (82,9%), prossimo al dato nazionale al Nord (75,3%), mentre è più basso al Centro (il 73,9%).

Come gli italiani utilizzano la propria abitazione – Nel 2014 la maggior parte delle abitazioni di proprietà delle persone fisiche sono utilizzate come abitazione principale (62,6%), il 17,9% sono a disposizione (le cosiddette “seconde case”) e solo l’8,8% dello stock abitativo è dato in locazione. Un ulteriore 2,8% è rappresentato dalle abitazioni date in uso gratuito a un proprio familiare.

Il valore delle abitazioni – Nel 2014 il valore medio nazionale di un’abitazione si attesta intorno ai 170 mila euro, con un valore unitario di 1.450 €/m2, in calo del 2,4% rispetto all’anno precedente. A livello regionale la variabilità è abbastanza sostenuta e va dai circa 285 mila euro in Trentino Alto Adige ai circa 82 mila euro nel Molise. Nelle 12 maggiori città italiane con popolazione oltre i 250.000 abitanti, il valore medio delle abitazioni si è ridotto quasi ovunque, con un deciso calo a Torino (-11,4%). Le uniche variazioni positive si osservano a Milano (+4,5%) e, in maniera più contenuta, a Venezia (+0,9%). Per quanto riguarda invece le pertinenze, una cantina vale in media circa 6mila euro, mentre un box/posto auto vale circa 22mila euro. Roma, Milano e Napoli – Lo studio analizza, in dettaglio, anche la situazione immobiliare nelle tre principali metropoli italiane. A Roma sono circa 900 mila le famiglie proprietarie della casa di residenza, quasi il 65% del totale. A Napoli e Milano la quota è più contenuta, 62% e 58% rispettivamente. A Roma la superficie media di un’abitazione è pari a 103 m2, con un valore medio di circa 354 mila euro (3.448 €/m2); a Milano è di 88 m2, con un valore medio di circa 269 mila euro (3.058 €/m2); a Napoli la superficie media di un’abitazione è 102 m2, per un valore medio di circa 250 mila euro (2.458 €/m2).

L’identikit del proprietario… – Nel 2014, dei 40,7 milioni di contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi, oltre 25,7 milioni (il 63,2% del totale dei contribuenti) sono risultati proprietari di immobili o di quote immobiliari. I lavoratori dipendenti e i pensionati costituiscono l’81,7% dei proprietari: più della metà dei proprietari risiede al Nord (50,7%), il 23,1% al Centro e il 26,2% al Sud e nelle Isole. Le donne proprietarie di abitazioni sono circa 886 mila in meno degli uomini, ma il valore delle loro abitazioni è maggiore, nonostante il reddito imponibile sia nettamente inferiore. In crescita sono, invece, i proprietari senza figli a carico, che rappresentano il 76,6% del totale. Infine, i proprietari con età inferiore ai 35 anni rappresentano il 9% della popolazione, quelli con età superiore ai 65 anni sono il 32,6%, mentre quelli di età compresa fra i 35 e i 65 anni sono il 58,4%.

…e del locatore – Complessivamente nel 2014 gli individui locatori di immobili, in Italia, sono 4,7 milioni, con un aumento di circa il 4,1% rispetto al 2012. Il canone annuo medio rimane invariato (circa 9,7 mila euro). Il 34,9% dei locatori (quasi 1,7 milioni) ha un’età compresa tra 51 a 70 anni, seguono i proprietari con età compresa tra 31 e 50 anni (il 23,1%) e gli ultrasettantenni (il 22,2%), mentre i locatori con meno di 30 anni sono il 2,4% del totale. Nel 2013, gli immobili locati a uso abitativo assoggettati a tassazione ordinaria erano il 61% circa, quelli con cedolare secca ordinaria il 34% e quelli con cedolare secca ad aliquota ridotta il 5%.

La tassazione sulla casaLa tassazione sulla casa – Dal 2016 il prelievo sugli immobili si è ridotto di 4,4 miliardi di cui 3,6 miliardi riferibili all’abolizione della Tasi sulle abitazioni principali non di lusso. Ne hanno beneficiato 19,5 milioni di contribuenti (per il 75% lavoratori dipendenti e pensionati) per un risparmio medio pro capite di 175 euro annui L’Imu versata nel 2016 è pari a 18,8 miliardi e la Tasi sui servizi indivisibili a 1,1 miliardi, per un totale di 19,9 miliardi di euro di gettito complessivo Imu/Tasi. La composizione percentuale del gettito complessivo mostra che, nel 2016, del totale del prelievo sugli immobili circa il 48% delle entrate deriva dall’Imu e solo il 3% dalla Tasi, per effetto dell’esenzione dal pagamento dell’imposta sulle abitazioni principali. Il gettito da imposte di natura reddituale è pari al 21% del totale ed è in gran parte attribuibile all’Irpef (14% del totale) e alla cedolare secca sulle locazioni abitative (5%), il cui gettito cresce di anno in anno. L’Iva sulle compravendite di immobili rappresenta il 13% delle entrate complessive, mentre le imposte di registro e bollo costituiscono il 7% del totale.

Le agevolazioni fiscali per ristrutturazioni e riqualificazione energetica – Nel periodo 2005-2014 sono stati effettuati complessivamente 17,1 milioni di interventi per il recupero del patrimonio edilizio, con un ammontare di spesa totale pari a 94,3 miliardi di euro circa e una spesa media per opera pari a 5,5 mila euro. In particolare, nell’anno di imposta 2014, i contribuenti che hanno riportato in dichiarazione spese per ristrutturazione edilizia, sono 7,6 milioni. La detrazione media è pari a circa 542 euro per contribuente. Gli immobili su cui sono stati effettuati interventi di ristrutturazione sono 719,8 mila e la spesa media maggiore (10,6 mila euro) è sostenuta per gli immobili situati nei piccolissimi Comuni (fino a 5 mila abitanti). Riguardo al genere, i contribuenti di genere maschile che hanno dichiarato lavori di ristrutturazione sono 4,4 milioni, mentre le donne solo 3,2 milioni. La spesa media è di 13,2 mila euro per gli uomini e 11,3mila euro per le donne, mentre le detrazioni medie sono pari a 578 euro per gli uomini e 492 euro per le donne. Dal 2008 al 2014 sono stati effettuati 2,7 milioni di interventi di riqualificazione energetica, per una spesa totale pari a 19,3 miliardi di euro e una spesa media di 7,2 mila euro. Il 61,7% dei soggetti che richiedono una detrazione sono di sesso maschile e spendono in media 11,4 mila euro, contro i 9,2 mila euro di spesa dei contribuenti di genere femminile. Per entrambe le tipologie di bonus, la distribuzione per classi di età evidenzia che il numero massimo di lavori è sostenuto da contribuenti con più di 60 anni.

Le agevolazioni per interventi antisismici e messa in sicurezza degli edifici – Da agosto 2013, data di introduzione dell’agevolazione fiscale, a dicembre 2014 sono stati effettuati oltre 45 mila interventi relativi all’adozione di misure antisismiche. L’ammontare totale di spesa per questa categoria di opere è pari a oltre 300 milioni di euro e la spesa media è di circa 6,7 mila euro. Per questi interventi sono state richieste detrazioni per un importo totale pari a circa 19,7 milioni di euro, cui corrisponde un beneficio fiscale medio pari a 435 euro. I beneficiari sono, nella maggior parte dei casi, di genere maschile (61%) e spendono in media più delle donne (8,7 mila euro, contro i 7,3 mila euro circa spesi dalle donne): di conseguenza beneficiano di una detrazione più elevata (568 euro contro i 476 euro per le donne). Con riferimento alla classe di età, il numero maggiore di beneficiari si registra nelle classi tra i 30 e i 45 anni e oltre i 60 anni (rispettivamente 14,7 mila e 12,8 mila contribuenti).

Fonte Ufficio Stampa MEF

L’Occidente alza le mani. Tutti presunti colpevoli. Tranne i jihadisti

jihadisti, islam,terrorismo

jihadisti, islam,terrorismoDi Fabio Gallo/

No, non siamo contrari all’emigrazione e all’immigrazione. L’Umanità è sempre stata in movimento e sempre lo sarà. Si parte e si abbandona la propria terra per molti motivi: per lavoro, perché si scappa dalla carestia, dall’oppressione, dalle guerre, dalle dittature, dall’ignoranza, ma anche per amore, per conoscere, viaggiare, studiare, per crescere.

FABIO GALLO: NON SIAMO CONTRARI ALL’ACCOGLIENZA
E non ci si può dire di essere contrari all’accoglienza perché molti di NOI hanno accolto nella  loro parte più intima, nell’anima, la fede portata nel mondo da un ebreo. Siamo cristiani e abbracciamo viaggiatori, turisti, pellegrini, migranti. Chi ha studiato Antropologia come chi scrive, sa bene che tutto ciò è naturale.

VIOLENZA INACCETTABILE COME OGNI FORMA DI INTEGRALISMO
Innaturale, invece, è la violenza di chi parte dalla propria terra non già alla ricerca di pace ma per imporre la propria cultura violenta, che sia per l’affermazione di una sua idea o della sua religione, a costo di uccidere chi gli tende una mano per sostituirsi ad esso. Siamo contrario ad ogni forma di integralismo e profondamente convinti di appartenere ad un grande Popolo, quello Italiano, dalle radici giudaico-cristiane e greco-romane che sono, per chi giunge in Italia, da condividere perché l’integrazione, non l’occupazione, ha origine da questa volontà.

Sappiamo bene di trovarci in un momento in cui il Mediterraneo è in fermento e spinge verso l’Occidente le sue problematiche secolari. Sappiamo di vivere in un momento difficilmente decifrabile ma non stiamo facendo nulla per programmarlo attraverso idee che sappiano promuovere politiche concrete lontane da giri di parole. Le domande sarebbero poche se si avesse buona volontà: quanta umanità potrò accogliere, siamo in grado di gestire questa umanità programmando per essa attività lavorative a qualsiasi livello, come integrerò questa umanità nell’attuale società civile evitando che essa vada a costituire uno stato nello Stato, quali strategie da utilizzare perché questa umanità sia consapevole che una volta sbarcata in un nuovo mondo troverà una nuova cultura cui adeguarsi.

IL REDAZIONALE DI NICOLA PORRO PONE LA QUESTIONE
Mi ha colpito il redazionale a cura di Nicola Porro (Il Giornale.it) dal titolo “L’Occidente è condannato. Siamo tutti presunti colpevoli. Tranne i jihadisti”, perchè evidenzia quella dicotomia che rende i pilastri dell’Europa dei Diritti (ma anche dei Doveri), fragili e incapaci si sostenere l’onda tellurica proveniente da questo Mediterraneo in fermento la cui energia è tale, da riuscire ad azzerare del tutto ogni forma di esistenza culturale sovrastandola con il segno della paura.

Il redattore afferma che  “Tranne i jihadisti ci troveremo nella paradossale condizione di difendere il nostro sistema di valori quando trattiamo con chi lo vuole distruggere e di negarlo con chi è vittima del fondamentalismo”.

E facendo riferimento alla scena che tutto il mondo ha potuto vedere dei fedeli con le mani alzate in Notre Dame de Paris, afferma “quelle mani sul capo sono più che una resa, sono più che un simbolo, sono il segnale di come non abbiamo ancora capito quale sia il nemico da combattere e di quanto esso sia determinato”.

Ancora non siamo stati attaccati ma già, condizionati dalla paura, alziamo le mani. E il paradosso è che a chiederlo ai cittadini francesi è stata la nostra stessa Polizia francese che, piuttosto, dovrebbe imporre regole di ingresso severissime non solo dei propri cittadini, ma anche di chi è costretto a fuggire dalla propria terra per trovare Pace.

Va inoltre detto a gran voce che la maggior parte degli attentati sino ad oggi subiti dai Cittadini, sono stati eseguiti da altri cittadini di cultura diversa da quella ospitante a dimostrazione del fatto che c’è una parte del mondo che ancora non è matura per una convivenza civile che ponta tutti sul piano della reale uguaglianza.

NOI: la RAI, da servizio pubblico a “Grande Opportunità” per l’Italia del lavoro

Movimento NOI - Riforma RAI
Movimento NOI - Riforma RAI
Movimento NOI - Riforma RAI
Movimento NOI – Riforma RAI

Di Fabio Gallo/

La RAI è la Televisione di Stato finanziata dai contribuenti attraverso l’imposizione di una tassa che oggi lo Stato preleva direttamente, attraverso il pagamento delle bollette dell’energia elettrica. Per questo la RAI è definita anche “Servizio Pubblico”. NOI siamo dell’idea che il grande deficit accumulato da numerose regioni italiane, come ad esempio quelle del Mezzogiorno, sia dovuto ad un utilizzo errato di gran parte dei palinsesti con i quali si strutturano le Reti televisive, radiofoniche e Internet della RAI.

La televisione di Stato ha sviluppato un grandissimo debito nei confronti del Mezzogiorno d’Italia.

Il Movimento NOI ritiene che in modo particolare nei confronti del Mezzogiorno d’Italia, la RAI abbia adottato la politica (errata) del prelievo della notizia clamorosa proveniente dai fatti negativi, non solo per rispondere alle esigenze di cronaca, ma anche per mantenere alti gli ascolti. Ciò, scegliendo il fragore dell’albero che cade (indispensabile per avere ascolto), rispetto al silenzio costruttivo dell’intera foresta che cresce. Negli anni, per l’attuazione di tale politica, la televisione di Stato ha sviluppato un grandissimo debito nei confronti del Mezzogiorno d’Italia, ponendo prevalentemente sulle sue reti notizie negative che hanno compromesso in modo grave il suo sviluppo.

E’ importante precisare che il volume delle Reti RAI è davvero enorme potendo contare su circa 38 testate tra Televisive, Radiofoniche e Internet. Possiamo e dobbiamo rimediare perché il mondo del lavoro dipende anche dalla qualità e quantità d’informazione positiva e istituzionale che ad esso si rivolge.

Attiveremo una produzione audiovisiva capillare, su tutte le regioni, valorizzando autori interni RAI e indipendenti, perché comunicare l’ITALIA significhi produrre Economia e Lavoro.

Questo debito prodotto dalla mancanza del prevalere di una comunicazione positiva, può essere compensato attraverso l’attuazione di un progetto di Comunicazione Etica, e di una produzione audiovisiva capillare su tutte le regioni del Mezzogiorno, valorizzando autori interni RAI e autori indipendenti. Parliamo di produzioni finalizzate alla valorizzazione sistematica del grande Patrimonio Culturale e Umano, ai suoi Giovani, alle Università, alla Ricerca, al mondo dell’Agricoltura, delle Tradizioni e dei Mestieri, al suo mondo Produttivo e, nel caso del Mezzogiorno d’Italia, al suo innato talento di approdo di grandi Civiltà.

NOI vediamo la RAI non più e solo come un “Servizio Pubblico” ma come una “Grande Opportunità” per lo Sviluppo Economico del nostro Paese.

Un modo di produrre, quello cui ci riferiamo, che significhi Sviluppo Economico e Lavoro sui territori delle diverse Regioni. Nella configurazione dei Palinsesti, quindi, è fondamentale tenere presenti una serie di valori e parametri, tesi a dare vita ad una nuova coscienza in grado di porre al centro della sua azione tutto quanto di positivo il Paese ha da esprimere. Tanto più per il fatto che grazie ai canali digitali, l’informazione può sostenere (tutta) la produttività italiana nel mondo.

L’Italia cambia, il mondo cambia, i mercati cambiano, tutto cambia, ma la Televisione di Stato non si rende conto che, così com’è, non è in grado di aiutare la crescita della Nazione. L’Italia che cresce e lavora, quello delle Piccole e Medie Imprese che non fa rumore ma produce tra mille difficoltà, necessita di spinte importanti e quotidiane, di attenzione, di valorizzazione e promozione.

Per il Movimento NOI, questa indispensabile visione culturale, rappresenta uno dei pilastri fondamentali del nostro programma progettuale e politico. NOI vediamo la RAI non più e solo come un “Servizio Pubblico” ma come una “Grande Opportunità” per lo Sviluppo Economico del nostro Paese.

Il PM Sangermano: via dall’Italia chi delinque. Andare oltre Shengen

NOI Magazine - Giustizia e Diritto
NOI Magazine - Giustizia e Diritto
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NOI Magazine – Giustizia e Diritto

 “È ormai evidente che occorre una svolta culturale. Occorre andare oltre il mantra rituale secondo cui ‘Schengen non si tocca’. Lo schema tradizionale che coniuga i principi democratici a quelli della libera circolazione non è più adeguato a contrastare il terrorismo perché lascia spesso la magistratura priva di armi efficaci per prevenirne gli intenti criminosi. La politica ha pertanto il dovere di individuare una strategia nuova che consenta di osteggiare il radicalismo fin nei suoi prodromi”.

ANGELO SANGERMANO VICEPRESIDENTE DI ANM
Questa, l’autorevole voce del  vicepresidente di Anm – Associazione Nazionale Magistrati, Antonio Sangermano, in un’intervista pubblicata mercoledì dal Mattino.

IMPOSSIBILE SOGGIORNARE IMPUNEMENTE
Il magistrato chiede di rafforzare e ampliare lo strumento delle espulsioni preventive per ragioni di sicurezza nazionale. “Non si può più attendere che una sentenza passi in giudicato per espellere un soggetto radicalizzato. Nella maggioranza dei casi – sottolinea -, prima di abbracciare la guerra santa, i soggetti a rischio passano attraverso ‘reati spia’ come lo spaccio e il furto.

Non possiamo consentire che pregiudicati privi di cittadinanza possano soggiornare impunemente nel nostro territorio.

Per chi commette reati che rilevano pericolosità sociale nessun salvacondotto: dev’essere allontanato dal nostro Paese e riaccolto da quello di provenienza”.

SOTTRARRE ITER DELLA CITTADINANZA A MECCANISMI AUTOMATICI
Antonio Sangermano sottolinea inoltre che, a suo avviso, è “tempo di sottrarre l’iter della cittadinanza a meccanismi automatici, chi dimostra di volersi integrare deve essere premiato, chi viola la legge deve essere mandato via“. Quanto ai flussi migratori, “dobbiamo prendere atto che non possiamo accogliere tutti. É tempo di sottrarre l’iter della cittadinanza a meccanismi automatici. Diritti e doveri devono essere fissati in uno statuto dell’immigrato che ancori l’accoglienza nel nostro paese al rispetto delle leggi”.

CHI INTENDE DIVENTARE ITALIANO ACCETTI E CONDIVIDA NOSTRI VALORI
Ma il Magistrato continua con una dichiarazione che trova dalla parte sua tutti gli italiani:

“Chi intende diventare italiano dev’essere sottoposto a verifiche severe e progressive che dimostrino come l’aspirante cittadino accetti e condivida i valori democratici”.

Non possiamo più permetterci il rischio che l’Italia sia vista come il paese di Bengodi».

Indubbiamente le parole dell’alto Magistrato sono forti ma dovute in rispetto alla dignità e alla sicurezza umana e dell’intero Paese. Parole rese necessarie secondo il Procuratore Sangermano per contrastare nel migliore dei modi una situazione drammatica: se non si interviene, dice,”l’immigrazione metterà a rischio la tenuta democratica del paese”

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