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La Politica deve convertirsi alla Razionalità

a cura di Giovanni Palladino/

In gran parte gli italiani si stanno rivelando come un popolo razionale, che al momento del voto segue la retta ragione. Il fenomeno dell’astensionismo viene criticato da tutti i partiti e movimenti che si presentano alle elezioni, ma è una critica sbagliata, perché lo sciopero del voto è un atto del tutto razionale, logico, naturale, in presenza dell’attuale disastrosa situazione politica ben peggiore di quella del passato, che pur non brillava in materia di buon governo. I partiti del centro-sinistra litigano e si dividono, a danno della loro credibilità, mai dimostrata nei fatti sia nella prima che nella seconda Repubblica. I partiti del centro-destra sembrano uniti, ma in realtà non lo sono, divisione che manifesteranno un giorno dopo la loro eventuale vittoria elettorale. Il M5S ha del tutto fallito nell’obiettivo di conquistare il consenso degli astensionisti, che continuano a dimostrare la loro razionalità nel non dare fiducia a giovani inadatti al governo del Paese. Quanto è avvenuto di recente in Sicilia è sintomatico della grande irrazionalità (ovvero della immoralità) che domina da tempo nelle nostre campagne elettorali, con la ricerca di candidati abili nel “nutrire” vaste e affamate clientele. Quasi tutti i candidati con il più alto numero di voti sono stati definiti come “impresentabili”, sia perché figli ventenni di padri resi potenti dall’incestuoso connubio tra politica e affari (“così va il mondo” si dice, ma è pur sempre un brutto mondo), sia perché grandi produttori di costose promesse post elettorali.

Don Luigi Sturzo – a Dx: il Logo di Servire l’Italia

È a questo modo di concepire la politica che da tempo volta sempre più le spalle la maggioranza degli elettori. Una maggioranza razionale. È a questa razionalità che deve convertirsi la politica per guadagnarsi il consenso degli elettori; è una razionalità che esige serietà, competenza e spirito di servizio in chi si candida a governare sia a livello nazionale che a livello locale. È la ragione che ci ha indotto a chiamare la nostra Associazione di cultura politica SERVIRE L’ITALIA, declinabile a livello regionale e comunale con i nomi delle singole regioni e delle singole città: SERVIRE IL VENETO, SERVIRE TREVISO, SERVIRE L’ABRUZZO, SERVIRE PESCARA, e così via, in modo da coprire il Paese con una rete di donne e di uomini seri e competenti al servizio del bene comune. Come lo fu don Luigi Sturzo, un sacerdote che ha testimoniato nel pensiero e nell’azione la grande validità dei suoi due “pilastri”: il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa. La ragione di tanta immoralità e inefficienza nel governo del nostro (e non solo del nostro) Paese? Molto semplice: la ragion di Stato e l’irrazionalità della politica hanno sempre calpestato la ragione morale. Finché non sarà questa a prevalere e ad essere rispettata, invano edificheranno i cosiddetti “costruttori”. Capire questa verità è un fatto molto razionale.

Don Luigi Sturzo: Giovanni Palladino ne parla a Cosenza per il Movimento NOI

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Giovanni Palladino - Economista - Segretario Generale del Movimento Servire l'Italia
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Giovanni Palladino – Economista – Segretario Generale del Movimento Servire l’Italia

Redazione NOI Magazine.it/

I mafiosi, i corrotti, coloro i quali tendono al male, quando muoiono, muoiono per sempre. Coloro i quali operano per il bene, per il bene comune, ci dimostrano ogni giorno che non è facile morire e risorgono ogni volta che la società ha bisogno cambiare e di attingere ai grandi, nei grandi momenti di crisi, per trovare risposte alle difficili domande innanzi alle quali ci pone l’esistenza. E’ il caso di Don Luigi Sturzo.

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Giovanni Palladino nel corso dell’incontro nella Città Storica di Cosenza – Chiesa San Francesco di Assisi

La Comunità politica del Movimento NOI – Rete Umana ha incontrato con i suoi primi Delegati nella Città di Cosenza e provincia, l’Economista Giovanni Palladino, autore del libro “Don Luigi Sturzo – Maestro di Verità e di Libertà”, che giorno 24 Novembre 2017 sarà presentato proprio in occasione della solenne cerimonia di chiusura positiva della face diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione dello stesso Don Sturzo, del quale sono comprovate le virtù eroiche per avere tentato di cristianizzare la vita politica. L’incontro con Giovanni Palladino Segretario Generale del Movimento sturziano Servire L’Italia ha avuto valore formativo e fa seguito agli incontri con il Presidente di “Servire l’Italia” Architetto Generale dei CC. Giampiero Cardillo.

giovanni palladino-don luigi sturzo-fabio gallo-movimento noi-politica italiana
Giovanni Palladino nel corso dell’incontro nella Città Storica di Cosenza – Chiesa San Francesco di Assisi

Il nostro Paese, l’Italia, è in mano ai corrotti ma – come ci dice Giovanni Palladino dall’interno del cuore della Città Storica di Cosenza – “è popolato da gente meravigliosa, geniale, umana” che attendeva il momento della risalita e qualcosa o qualcuno che indicasse la strada offrendo spunti e contenuti attendibili.

Giovanni Palladino, classe 1941, ha la fortuna di avere avuto come padre l’uomo che per tre lunghi anni ha vissuto accanto a Don Luigi Sturzo e di entrambi ci trasferisce l’amore per il prossimo che si fa concretamente “politica”, quella con la “P” maiuscola che oggi anche Papa Francesco chiede ai cattolici italiani.

Dopo anni e anni di avversione, di isolamento anche da parte della classe politica dell’epoca che da lui ha attinto, come la Democrazia Cristiana, oggi è la Chiesa stessa che lo isolò per le sue idee, a riconoscere la sua eroicità nel volere cristianizzare la politica.

La visione politica di Don Sturzo, infatti, era l’attuazione pratica della dottrina sociale della chiesa.

Oggi, per questo motivo, lo avvia ad essere santo e il 24 Novembre 2017, coloro i quali a lui si sono sempre ispirati (Liberi e Forti, Servire l’Italia, ndr) e coloro i quali sono “apostoli del pensiero politico” (Movimento NOI – Rete Umana, ndr.), si ritroveranno nel Palazzo Apostolico Lateranense di Roma per celebrare la rinascita di Don Luigi Sturzo.

Nato da una famiglia dell’aristocrazia contadina di Caltagirone, Don Luigi Sturzo si è posto nel filone autentico della dottrina sociale della chiesa, senza tradimenti o travisamenti – come afferma Marco Vitale nella prefazione al libro di Umberto Chiaramonte “Don Luigi Sturzo e il governo locale”.

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Don Luigi Sturzo – a Dx: il Logo di Servire l’Italia

Oggi che l’economia, l’umanità e la stessa religione sono in crisi, il pensiero di Don Luigi Sturzo torna utile poiché pone al centro della propria visione il valore fondante della libertà e della indivisibilità della libertà (non esiste libertà religiosa senza libertà politica, non esiste libertà politica senza libertà economica) ed il grande radicamento di questa nel pensiero cristiano, che valorizza la persona e le società intermedie nei confronti dello Stato, che è frutto dell’evoluzione sociale realizzata secondo il principio  di sussidiarità, Stato che è strumento e non fine (Marco Vitale).

“Ciò che sta facendo il Movimento NOI con la sua Rete Umana – ha dichiarato l’economista Giovanni Palladino Segretario Generale di “Servire l’Italia”, è proprio questo: attuare con gratuità la dottrina sociale della chiesa rendendo attuale il messaggio di Don Luigi Sturzo che ha coniugato Vangelo e Politica traducendo il suo ministero sacerdotale in carità politica”.

Citando alcune righe del suo nuovo libro, Giovanni Palladino riporta le parole del Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi che, approfondendo gli atti della causa di beatificazione ha dichiarato: “E’ un vero peccato che Don Sturzo resti ancora sconosciuto in Italia perché c’era vento contrario”.

Movimento NOI - Rete Umana
Movimento NOI – Rete Umana

“La sua opera e le sue intuizioni – ha afferma Giovanni Palladino – sarebbero ancora di grande ispirazione per tutti, ma soprattutto per coloro che desiderano tradurre la verità evangelica nella concretezza dell’azione politica. Noi dobbiamo fare questo perché il Paese se lo aspetta e si lamenta che fino ad oggi non è stato fatto”.

L’Economista conclude affermando che il merito di Fabio Gallo e del Movimento NOI – Rete Umana, è proprio quello di essere riusciti a dare vita ad una comunità in grado di tradurre la verità evangelica nella concretezza dell’azione politica. Esattamente in linea con l’intuizione di Don Luigi Sturzo che si è impegnato a cristianizzare la politica.

Il Movimento NOI – Rete Umana è stato invitato agli eventi che si terranno giorno 24 Novembre presso la Sala della Conciliazione nel Palazzo del Vicariato di Roma ove si svolgerà la solenne cerimonia di chiusura positiva della face diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Don Luigi Sturzo. Alle ore 15.00, invece presso l’Istituto Luigi Sturzo si svolgerà il convegno sul tema “Don Luigi Sturzo Maestro per l’Italia di oggi e di domani” al quale parteciperanno personalità del mondo economico, politico e culturale nel corso del quale sarà presentato il libro dell’Economista Giovanni Palladino presentato in anteprima nazionale a Cosenza. Alle ore 19.00 il Movimento NOI parteciperà alla Santa Messa in memoria del Servo di Dio Don Luigi Sturzo, officiata da dall’Arcivescovo di Monreale S. E. Rev.ma Mons. Michele Pennisi, dal Vescovo di Caltagirone Mons. Calogero Peri e dal Giudice Istruttore della Causa Mons. Francesco Maria Casciotti.

 

 

 

Giovanni Palladino a Cosenza per i cattolici sturziani del Movimento NOI

Cresce il Movimento NOI – Rete Umana (www.movimentonoi.it) nato dall’incoraggiamento rivolto da Papa Francesco ai Cattolici di entrare in politica, ma in quella “con la P maiuscola”. Dalla forte personalità sturziana il Movimento NOI dispone di strumenti davvero innovativi che facilitano iscrizione (www.retenoi.it), condivisione di contenuti e sviluppo di progetti. Sta preparando i suoi Giovani ad amministrare il Paese e dispone anche del suo Magazine ben curato dal quale diffonde la sua voce istituzionale (www.noimagazine.it).
Poche parole e molti fatti, ha scelto i suoi formatori tra le migliori esperienze in diversi settori, tutti rigorosamente depositari del pensiero sturziano e lontani dalle logiche di potere che hanno letteralmente distrutto l’Italia. Dell’alta formazione il Movimento NOI ne sta facendo il suo tutto.

Don Luigi Sturzo - Movimento Servire l'Italia
Don Luigi Sturzo – Movimento Servire l’Italia

I suoi aderenti, estremamente preparati in numerose discipline godono dello slancio di alcuni Experty Generalist che hanno già dato vita ai primi progetti. L’idea di partire dalla Calabria è stata meditata molto e i fatti danno ragione al Movimento NOI. La Calabria è la regione da considerare “logistica” del Mediterraneo ed è proprio da questo territorio vessato da una classe politica che si è mostrata incapace di creare lavoro, che si deve ripartire per fare la politica auspicata anche dal Pontefice, con la “P” maiuscola.

Movimento NOI - Rete Umana
Movimento NOI – Rete Umana

Tra i formatori che recentemente hanno offerto il loro contributo, l’Architetto Giampiero Cardillo, Generale B.(r) nei Carabinieri che ha servito presso l’Arma e presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1975 sino al 2012. Oggi l’Architetto Cardillo è anche Presidente del Movimento sturziano Servire l’Italia.
Giorno 18 Novembre, a Cosenza, il Segretario Generale dello stesso Movimento, l’Economista Giovanni Palladino, sarà accolto dai Delegati del Movimento NOI per dare vita ad un nuovo momento di alta formazione sul tema “Don Luigi Sturzo, Politica, Progetti, Lavoro“. Ad accogliere il noto economista, una folta delegazione del Movimento NOI e in particolare il Responsabile dei Rapporti con il Clero e la Famiglia Dott. Vincenzo Capocasale, del Dipartimento Diritto e Giustizia Avv. Nunzia De Rose, la Responsabile del Dipartimento Ambiente Prof.ssa Luana Gallo (che riceverà delega ufficiale in questa sede), del Dipartimento Beni Culturali Dott. Gianluca Nava, del Dipartimento Rapporti Istituzionali Dott. Fabio Gallo. Saranno presenti all’evento rappresentanti di Giovani Economisti, Avvocati, Ingegneri, Ambientalisti, che compongono il Dipartimento “Giovani di Don Sturzo”, prossimo alla presentazione.

Il Gruppo ComunicareITALIA seguirà i lavori.

Movimento NOI: siamo formati da chi si pone al servizio della Comunità

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Santa Marta, 6 novembre: il generale Giampiero Cardillo, accolito, ha servito la Santa Messa officiata da Papa Francesco

Il 6 novembre, alle ore 7 nella cappella di Santa Marta il Presidente di SERVIRE L’ITALIA Giampiero Cardillo, accolito, formatore del Movimento NOI – Rete Umana, ha servito la Santa Messa officiata da Papa Francesco con il quale ha poi scambiato alcune idee geopolitiche. “Prega per me” gli ha chiesto alla fine il Santo Padre per quanto si è offerto di fare la settimana prossima nell’importante incontro che si svolgerà in Vaticano per un accordo di pace in Corea.

Giovanni Palladino Segretario Generale di Servire l’Italia

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Santa Marta, 6 novembre: il generale Giampiero Cardillo, accolito, ha servito la Santa Messa officiata da Papa Francesco

“Condiviso” opinioni geo-politiche mi pare forse esagerato e irriverente nei confronti di S.Santità. Non ho la “statura” necessaria per condividere opinioni con un Papa nei tempi fulminanti di un breve colloquio.

Per la verità ho solo evidenziato quanto sia importante il recente ruolo assunto dalla Santa Sede in ordine alla crisi gravissima coreana. Nell’evo moderno riprende una tradizione Apostolica di mediazione fra i popoli  con l’offerta di un luogo neutrale di trattativa a favore della pace, bene supremo senza confini religiosi e ideologici. È vero, invece, che il Papa mi ha congedato dicendo di aver bisogno, per tale impegno e in generale, del sostegno e delle preghiere dei fedeli cattolici. Gli ho garantito le mie, immaginando di aver promesso anche le vostre.
Giampiero Cardillo
IL MOVIMENTO NOI – RETE UMANA: NOSTRA FORMAZIONE COERENTE E CORAGGIOSA
“La nostra è una gioia incontenibile. Nel gesto del servire alla mensa del Signore, ci siamo spiritualmente tutti NOI”. Lo ha dichiarato Fabio Gallo, portavoce nazionale del Movimento cattolico NOI – Rete Umana.
“Questo incontro specialissimo tra il Santo Padre e il Gen. dei CC. Arch. Giampiero Cardillo, nostro formatore sin dalla nascita del Movimento NOI – Rete Umana, manifesta la nostra stessa identità di Movimento autenticamente cattolico perché nato per servire e non per servirsi, per manifestare la gratuità dell’opera dei cristiani, per farsi azione e politica del bene al servizio della Comunità e della sue esigenza primarie. NOI sappiamo di avere fatto una scelta coerente e coraggiosa – conclude Gallo – accogliendo l’invito di Papa Francesco ad entrare in politica, ma in quella con la P maiuscola, come lui chiede e si rende indispensabile fare. Questo incontro, questo porsi al servizio, conferma che siamo sulla buona strada. Quella dei Giusti. Grazie Papa Francesco, grazie Giampiero Cardillo, Presidente di Servire l’Italia.

Don Luigi Sturzo: Il popolarismo antidoto al populismo

Don Luigi Sturzo
Don Luigi Sturzo

Fonte: La Stampa – Vatican Insider/

Atrofia dell’offerta politica e ipertrofia della domanda – La distanza tra eletti ed elettori è sempre più evidente. La disaffezione colpisce anche le persone generalmente conosciute che, magari, si incrociano in piazza come accade quando l’elezione coinvolge il proprio Comune di residenza. Di certo i rappresentanti della classe politica in questi ultimi decenni non sono sempre stati all’altezza della situazione, all’altezza di quel compito che Paolo VI nella «Populorum Progressio» nel 1967 aveva definito come «la forma più alta di carità». Spesso ci consoliamo con il fatto che l’astensionismo colpisce anche altre grandi nazioni europee. Molti non votano perché non si sentono rappresentati, molti perché non vedono particolari differenze tra i candidati: anche se di opposti schieramenti, vengono considerati “tutti uguali”. Da una parte, quindi, c’è chi ritiene che l’offerta politica sia poco credibile, dall’altra l’opinione pubblica con i mezzi di comunicazione sociale ridicolizza e denigra la classe politica. Nel mare della sfiducia navigano tranquilli i cosiddetti populisti che continuano a mietere successi e a strappare voti ai partiti tradizionali. Yves Mény e Yves Surel in «Populismo e democrazia» ricostruiscono la genesi del «malessere democratico» e lo considerano «parte integrante della democrazia stessa»: «malcontento nei confronti dei partiti politici accusati di essere ciechi o insensibili ai problemi reali della popolazione o alle sue aspirazioni; malcontento prodotto dal fossato che separa le promesse elettorali dalle realizzazioni effettive; incapacità del personale politico di affrontare e di inserire nel dibattito politico alcuni problemi, in particolare strutturando la forma del dibattito politico; mancanza di strumenti istituzionali o procedurali che permettano di incanalare e di fare emergere i pareri e le idee non convenzionali; insoddisfazione nei confronti delle politiche seguite, in particolare in campo economico e sociale; perdita di fiducia negli uomini politici e nelle istituzioni, se non nelle stesse regole democratiche».

Il populismo non si presenta come un movimento antidemocratico ma come un movimento di denuncia «delle perversioni che affliggono le democrazie». Le soluzioni anche ai temi più complessi diventano quasi scontate. Il binomio populismo-social network è potenzialmente esplosivo. I dibattiti degenerano sistematicamente nei toni con una facilità disarmante e preoccupante. Ci sono spesso anche degli obiettivi «scontati». Di fronte alle reali storture delle Stato, è facile mettere alla berlina il politico di turno che «guadagna troppo», che «lavora poco» e che potrebbe farlo volontariamente. Ovviamente ci sono alcuni partiti che cavalcano l’onda, che risolvono il problema del debito pubblico con la semplice abolizione dei vitalizi e la diminuzione dei parlamentari. Sul banco degli imputati sono finiti anche i professionisti della politica: sia il primo Berlusconi (quando si è presentato nel 1994) sia il primo Renzi (in versione rottamatore anche all’interno del suo stesso partito) hanno, infatti, sempre preso pubblicamente le distanze dai professionisti della politica senza distinguere “buoni” e “cattivi”. Sono gli stessi che in qualche modo strizzano l’occhio ai voti cattolici ma non hanno compreso che l’impegno in politica è una vocazione importante. A questo proposito, Giovanni Paolo II nel 1988 nella «Christifideles laici» scriveva così: «Per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso detto di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla “politica”, (…) destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. (…) Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non infrequentemente vengono rivolte agli uomini del governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico; come pure l’opinione non poco diffusa che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo né l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica».

Il compito dei populisti è senza dubbio quello di alzare le aspettative democratiche. Propongono di rigenerare la democrazia, ripulendola da tutte le sue scorie per tornare ai suoi “veri” principi e valori. «Il manicheismo originale del populismo è costruito – spiegano Yves Mény e Yves Surel – su modalità specifiche che mettono in valore lo squilibrio delle forze e l’importanza dei valori morali. Da un lato la quasi totalità della popolazione (il popolo), dall’altro una minoranza; da un lato la gente onesta e lavoratrice, dall’altro il mondo disonesto della finanza, dello sfruttamento, della corruzione». Fondando la democrazia sulla volontà del popolo, la democrazia diretta diventa la panacea. La particolarità del populismo è di essere antiélite o addirittura antisistema. Fonda le sue radici su argomenti e prese di posizione non scientifiche o anti intellettuali; si appella al “buon senso” popolare. Secondo i due studiosi francesi «il populismo, proprio perché mette il popolo al centro del suo discorso, è e sarà una componente costante dei sistemi democratici. Siamo condannati a convivere con il populismo». Può anche recitare un ruolo purificatore: «Le élite, i partiti e i sistemi devono poter sentire questi appelli e queste critiche ed essere in grado di riformare e di riformarsi». «Sarebbe ingenuo» come afferma Francesco Occhetta etichettare i populismi «come forze di opposizione o semplicemente movimenti antipolitici». I milioni di voti raccolti alle Europee 2014 dalle forze antieuropeiste e nazionaliste non si possono sottovalutare o considerare solo di protesta. Nel saggio «Populismi» ospitato nel numero di giugno-luglio 2017 di «Civiltà Cattolica» Occhetta invita i partiti al «dialogo inclusivo»: «I populismi, in particolare i neo-populismi europei, rimangono dentro la cornice delle democrazie svuotandole di significato, con la stessa funzione dei parassiti in un organismo. Tuttavia la strada istituzionale è quella del dialogo inclusivo. La democrazia o è inclusiva o non è; se non considera tutti uguali e liberi, nega se stessa. La storia del dopoguerra ci insegna che forze populiste e antisistema si sono gradualmente democratizzate attraverso un confronto dialettico maturo con le altre forze politiche».

Tutto questo accade con più fragore nell’era della post-verità dove tutto è ricondotto all’emotività, dove l’universo del verosimile supera la verità. E la post-verità esiste, citando Occhetta, soltanto insieme alla post-autorità e al post-valore. «Nei discorsi pubblici la sentenza del giudice pesa come l’opinione di quanti la commentano. La diagnosi del medico vale quanto l’opinione di chi la giudica. I valori di fede sono questioni private, rilevanti nel dibattito pubblico quanto i gusti personali». Il populismo, che gioca sulla pancia e sui bisogni dei cittadini, ha uno straordinario megafono a disposizione che permette di ampliare a dismisura i suoi messaggi. Viviamo un’epoca nella quale l’emotività (la reazione di fronte a una notizia o a un fatto) è più importante del dato oggettivo. L’opinione pubblica si muove nell’universo del verosimile, non del vero. Trova visibilità, soprattutto nei mezzi di comunicazione di massa, che la ospitano e la influenzano.

L’esempio di Sturzo: il programma è l’elemento di congiunzione tra offerta e domanda  

Aveva proprio ragione Bernardo di Chartres quando asseriva che «noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti». La frase, è stata ripresa più volte nel corso della storia per sottolineare il debito dei moderni verso gli antichi. Guardando all’Italia, non possiamo non prendere in esame la testimonianza di Luigi Sturzo (1871-1959) che ha sostenuto, formato e accompagnato la discesa in campo dei cattolici sulla spinta della «Rerum novarum» (1891) di Leone XIII. La storia della Chiesa è per sua natura attenta all’uomo. Lo è per il messaggio di Cristo, lo è per la missione della Chiesa nel mondo. È costellata di uomini e donne che, attraverso l’impegno nelle attività politiche, hanno servito Dio. Il pensiero dei cattolici in politica ha grandi maestri ai quali chiedere consigli. Pensiamo solo alla figura di Antonio Rosmini (1797-1855). Nella «Filosofia della politica» sottolinea ad esempio la benefica influenza del cristianesimo sulla morale, sul progresso e sullo sviluppo intellettuale delle società. Utili anche le critiche rosminiane al perfettismo politico. Verso la fine del secolo XIX, quando viene pubblicata la Magna Charta della dottrina sociale della Chiesa, il nuovo sistema economico e i nuovi incrementi dell’industria avevano prodotto in quasi tutte le nazioni una società divisa in due classi: l’una, esigua di numero, che godeva di quasi tutte le comodità in sì grande abbondanza apportate dalle invenzioni moderne; l’altra, composta da una immensa moltitudine di operai i quali, oppressi, s’affannavano per uscire dalle strettezze. Promulgata il 15 maggio del 1891, la «Rerum novarum» di Leone XIII è importante e risponde a un lungo processo di gestazione che aveva visto i primi segni con le Associazioni cattoliche e con le Opere Pie. Papa Pecci, che affidò il suo pontificato a San Tommaso, rinnovò la Chiesa, ponendola di fronte alle cose nuove, in un’epoca di forte scristianizzazione: la rinascita del cattolicesimo religioso produsse poi l’avvento del cattolicesimo politico. Leone XIII con la sua enciclica sociale favorì la nascita e lo sviluppo di movimenti aperti alla dimensione sociale e politica sia all’interno sia all’esterno delle istituzioni: la rinascita della dimensione religiosa che animò l’impegno politico. Sturzo, quindi, si muove in questo contesto. Nato a Caltagirone in una famiglia dell’aristocrazia agraria, frequenta i Seminari di Acireale e di Noto. Lo scoppio delle rivolte dei contadini e degli operai delle zolfare siciliane lo porta ad orientare i suoi studi verso l’impegno sociale. Gli anni romani alla Gregoriana lo avvicinano alle posizioni di Leone XIII e lo stimolano a una visione critica dello Stato liberale: il centralismo, il trasformismo elettorale e l’assenza di una politica per il Mezzogiorno agitano le sue notti. La lotta per le autonomie locali diventa la palestra del suo impegno politico. Nel 1895 fonda il primo comitato parrocchiale e una sezione operaia nella parrocchia di San Giorgio, inaugurando, a Caltagirone, le prime casse rurali e cooperative. Ha a cuore i problemi del Mezzogiorno, in particolare la condizione contadina negli anni della crisi agraria. Nel 1902 i cattolici di Caltagirone si presentano come partito di centro, nel 1905 viene nominato consigliere provinciale e dal 1905 al 1920 ricopre la carica di pro-sindaco. Il discorso «I problemi della vita nazionale dei cattolici» pronunciato a Caltagirone il 24 dicembre del 1905 segna una nuova fase che apre, superando il non expedit, alla formazione di un partito laico, democratico e costituzionale di ispirazione cristiana. Ne «La nostra politica», un manoscritto datato 5 maggio 1907, si poneva alcune domande sulla politica dei cattolici e sul ruolo dei cattolici in politica. «Fin oggi non è stata politica di cattolici, come liberi cittadini che professano un principio religioso, e che al lume di quel principio agiscono, come nelle appartenenze private, così nelle pubbliche di loro spettanza; ma fedeli dipendenti da una Chiesa, che per necessità di difesa e per tradizioni rispettabili e giustificate, ha dovuto assumere una posizione conseguentemente politica. Oggi si ha da vedere fino a qual punto tale posizione di Chiesa agisca sulla nostra attività pubblica, e fino a quale punto essa si arresta, lasciando libera l’attività dei cattolici».

A tutti gli uomini liberi e forti

Con il successivo appello «A tutti gli uomini liberi e forti» del 1919 e con il programma del Partito Popolare ufficializza la piena autonomia dall’autorità ecclesiastica e la rinuncia al titolo di partito cattolico. «Ad uno stato accentratore, tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i comuni, – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. (…) Ma sarebbero vane queste riforme e senza contenuto, se non reclamassimo, come anima della nuova società, il vero senso di libertà rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agl’individui ma anche alla chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche». Fondamentale il contatto con la realtà quotidiana. «Il partito popolare italiano – affermò a Milano il 1° ottobre del 1920 – è un partito sintetico nel programma ma realizzatore nella vita». Il politico siciliano aveva ben chiara la separazione tra religione e Stato senza però rinunciare ad affrontare le questioni etiche e sociali. Il 12 aprile a Torino, in occasione del quarto congresso nazionale, ribadì «La funzione storica del Partito Popolare Italiano»: «È superfluo dire perché non ci siamo chiamati partito cattolico: i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione». Il programma del partito popolare è in antitesi al liberalismo laico, al materialismo socialista, allo stato panteista e alla nazione deificata. È lo stesso Sturzo a chiedersi quali sono le prospettive programmatiche di un tale partito che, ispirato ai principi cristiani, deve avere un fondamento democratico-sociale. «Ma quale programma avrà mai questo partito cattolico nazionale? Sarà forse il contenuto religioso e morale del programma, che unirà tutti i cattolici di buona volontà sul terreno della lotta della vita pubblica? Oppure vi sarà un contenuto specifico che concreterà le aspirazioni dei cattolici italiani in una formula programmatica? (…) È logico affermare che il neopartito cattolico dovrà avere un contenuto necessariamente democratico-sociale, ispirato ai principi cristiani: fuori di questi termini, non avrà mai il diritto a una vita propria: esso diverrà un’appendice del partito moderato».

Nella relazione tenuta il 2 maggio del 1921 all’Augusteo di Roma ritroviamo il modus operandi del Partito Popolare: «Un programma politico non si inventa, si vive; e per viverlo, si deve seguire nelle sue fasi evolutive, percorrerne le attuazioni, determinarne le soluzioni nel complesso ritmo sociale, attraverso i contrasti e le lotte, nell’audacia delle affermazioni, nella fermezza delle negazioni».

La grande capacità fu quella di saper creare un partito organizzato in grado di «levare ai socialisti il monopolio della rappresentanza diretta delle classi lavoratrici», promuovendo sindacati e cooperative sulla base «di quadri nazionali, federali e confederali, e con le stesse rappresentanze e organismi provinciali». Sull’identità del partito, non ha mai avuto dubbi come rispose a Jervolino il 27 luglio del 1944. Da più parti veniva criticato perché il programma e l’orientamento del partito non «accentuavano il carattere cristiano-cattolico». Padre Gemelli e don Olgiati auspicavano un partito dalla fisionomia chiaramente «cattolica» a differenza di Sturzo fautore di un partito laico e aconfessionale. Lo spiegava bene con l’immagine della piazza adiacente a una chiesa dove «convengono tanto coloro che escono dalla Chiesa santificati, quanto coloro che vanno in Chiesa per santificarsi, e anche gli altri che si fermano in piazza per accudire ai loro affari o per conversare; anche costoro di tanto in tanto levano gli occhi alla chiesa, come se desiderassero di avere tempo o agio o volontà per entrarvi. Il partito politico può somigliarsi alla folla che sta in piazza, che da qualsiasi parte vi arrivi, non può non vedere la chiesa. I nostri principi sono chiari, il programma è lineare, il titolo parla da sé. Democrazia è il regime politico che noi vogliamo, ma cristiana ne è la concezione morale. Senza morale impossibile una sana politica; senza morale cristiana impossibile una politica degna dei paesi a civiltà cristiana».

Resta da chiedersi quale deve essere il contenuto del programma. Sturzo ne «La nostra politica», manoscritto datato 5 maggio 1907, poneva alcune domande («Moderato o progressista? Sociale? Integralista? Liberalista? Protezionista?») alle quali lui stesso rispondeva che non si poteva «dare una risposta concreta e opportuna perché appartiene ai casi contingenti dello svolgersi del progresso civile». Aggiungeva anche che «la politica ha per fondamento la libertà di volere e di potere, e la indipendenza nell’eseguire». Il bisogno di divenire un partito. La naturale esplicazione nel campo economico sociale. Il ritorno alle masse, la formazione lenta e agitata di un pensiero e di un programma positivo. Sono questi i passaggi da espletare. «Un programma politico non è né un elenco di proposizioni dogmatiche, né una lettera morta, come fissata in un ordine testamentario, che è al di fuori di noi stessi. Il programma è anzitutto una realtà, e come tale è vivente e si evolve, si specifica, crea attorno a sé la battaglia come teoria e come pratica, e segna nel suo sviluppo il cammino e il progresso del partito. Le stesse verità etiche (…) non possono divenire contenuto specifico e pratico di un programma politico, se non quando sono posti come problemi reali e presenti della vita pubblica del momento che si attraversa, e prospettati sotto l’angolo visuale caratteristico dell’attività di un partito». Il programma si costruisce giorno dopo giorno a stretto contatto con il Paese reale. «Il nostro programma sarà da noi elaborato e concretizzato nella vita quotidiana di studi, di lotte, di polemiche, di contributo legislativo, di attività, di trionfi e di sconfitte; e tutto contribuirà a renderci sempre più vicini alla realtà della vita, non attraverso puri schemi mentali o ordini del giorno, che assolvano allo sforzo verbale di un adattamento alla medie delle nostre assemblee, ma attraverso opere ricostruttive e sforzi pratici per l’attuazione concreta della realtà». Le soluzioni pratiche arrivano dal confronto e, in molti casi, sono dettate dalla situazione ma non improvvisate perché si fondano su radici valoriali solide. «Il nostro programma è concepito così come ragione dinamica di un intero organismo. (…) La forza dinamica di un partito è fatta di fiducia, non di preconcetti, di assimilazioni non di repulsione, di simpatia non di esclusivismi. (…) E il nostro partito deve anch’esso subire la prova della realtà e della lotta». Nel 1922 ribadisce a chi si rivolge il partito interclassista. «Il partito popolare italiano è un partito politico, ha la sua base prevalente nelle classi medie e di cultura e nelle classi lavoratrici, ha carattere interclassista e sintetico, ha un programma, non solo sociale basato sulla democrazia cristiana, ma un programma amministrativo, tributario e istituzionale; ha quindi una ragion d’essere e una sua vitalità; oggi è centro, domani sarà minoranza, potrà anche avere la direttiva della maggioranza». La realizzazione del programma rappresenta la meta da raggiungere. «Noi siamo e restiamo popolari e il nostro motto libertas resta come nostra insegna, e il nostro programma, culturale, sociale, economico, amministrativo politico, è la nostra meta. Errore è il credere che un partito esaurisca le sue forze nell’attività parlamentare o governativa».

Molti dei temi anticipati da Sturzo sono ancora al centro del dibattito politico. Nell’Italia della Seconda e della Terza Repubblica si discute in maniera spropositata sull’importanza della legge elettorale. Lo stesso può valere per i vari tentativi raffazzonati di riforma della Costituzione. Nell’intervento «Rivoluzione e ricostruzione» del dicembre del 1922, Sturzo spiega che i problemi istituzionali non dipendono né dal frazionamento dei partiti né dai sistemi elettorali ma piuttosto sono dettati dalla «inconsistenza» parlamentare. «Oggi è comune credenza che sia da attribuirsi al frazionamento dei partiti e alla mancanza di un partito forte di maggioranza, le difficoltà di vita e di azione della camera dei deputati; né è facile dimostrare che le 66 crisi di gabinetto in 74 anni di costituzione si devono alla inconsistenza e al tormento parlamentare in genere, quali siano i sistemi elettorali in vigore».

Il vero nodo è rappresentato dal ruolo dello Stato accentratore. «Il problema istituzionale è legato al problema del decentramento organico e amministrativo. A parte la smobilitazione dell’economia privata, di cui lo stato è oggi partecipe e tutore, lo stato accentra nel campo dei lavori pubblici, dell’agricoltura, del commercio, della scuola, del lavoro e nell’attività delle province e dei comuni molti compiti che spettano o possono essere utilmente disimpegnati dagli enti locali; occorre perciò dare una maggiore perequazione alle pubbliche spese tra le varie regioni d’Italia, una più sentita responsabilità amministrativa, una più elevata partecipazione di potere alle forze locali. Per questo è invocato il decentramento amministrativo». È opportuno rivedere l’organizzazione dello Stato, ma non basta distruggere. «Smobilizzo di enti, consorzi, unioni e simili, creati attorno allo stato, parassiti di esso, senza responsabilità e con confusione di funzioni e con turbamento dell’economia statale. Però non basta distruggere, se non si hanno i criteri della distinzione tra funzioni statali e funzioni locali, tra ragione politica e amministrazione, tra economia pubblica ed economia privata. (…) Sopprimere una spesa è facile, ma se questa spesa servirà a completare un’opera redditizia, quale la bonifica, che sarà all’agricoltura fonte di produzione e al fisco aumento di imposta, la spesa risparmiata è un danno».

Prospettive per la rappresentanza cattolica

Nel 2002 la Congregazione per la dottrina della fede pubblicò la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Di fronte al relativismo culturale, l’allora prefetto card. Ratzinger sintetizzò i principi della dottrina cattolica su laicità e pluralismo: «La laicità, intesa come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, ma non da quella morale, è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa». Il cattolico, però, spesso corre il rischio di rimanere isolato nelle scelte sociali o in difficoltà nel garantire i valori quando per ottenere il medesimo risultato si possono mettere in atto strategie differenti. Ci sono una pluralità di partiti nei quali militare senza perdere di vista le proprie radici religiose. «La legittima pluralità di opzioni temporali mantiene integra la matrice da cui proviene l’impegno dei cattolici nella politica e questa si richiama direttamente alla dottrina morale e sociale cristiana. È su questo insegnamento che i laici cattolici sono tenuti a confrontarsi sempre per poter avere certezza che la propria partecipazione alla vita politica sia segnata da una coerente responsabilità per le realtà temporali».

Al centro dell’azione sempre e comunque la promozione della persona. «Come insegna il Concilio Vaticano II, la tutela “dei diritti della persona umana è condizione perché i cittadini, individualmente o in gruppo, possano partecipare attivamente alla vita e al governo della cosa pubblica”». Non basta aggregare le persone attorno a un’idea o a un principio. Sturzo non temeva la frammentazione dell’unità politica dei cattolici. Se a livello pratico molto dipende dalle contingenze storiche, a livello teorico non si può pensare all’unitarietà: il laico vive nel mondo. E il programma è la manifestazione più laica di un partito politico. Non si può fare un partito solo sui temi etici, ma si può però ragionare su una proposta che possa aggregare cattolici e non cattolici. Quando parliamo di prospettive per la rappresentanza cattolica dobbiamo fare attenzione a non mettere in atto operazioni nostalgiche con il rischio di bruciare nel battito di ciglia di una tornata elettorale progetti e idee interessanti. È, forse, più opportuno ragionare sul programma piuttosto che cercare semplicemente di occupare spazi. Papa Francesco nell’«Evangelii Gaudium» sottolinea l’importanza di «attivare processi». Questi piccoli gruppi hanno faticato e faticano, soprattutto, a essere significativi perché sono schiacciati mediaticamente dai partiti più strutturati. E così anche su taluni temi sui quali potrebbero fare massa critica si perdono nelle divisioni dei rispettivi schieramenti. Eppure ci sono molti terreni comuni sui quali la tradizione moderata cattolica di questo Paese potrebbe dire la sua. Guardiamo, ad esempio, al tema della famiglia sbandierato durante le campagne elettorali e poi lasciato sistematicamente in un cassetto. In Italia, purtroppo, tutto ciò che ruota attorno alla famiglia, nonostante la Costituzione ne riconosca l’importanza, viene considerato un argomento confessionale. Ci sono, invece, nazioni europee notoriamente laiciste come la Francia che hanno cercato di investire risorse nelle politiche familiari. Non è un caso che l’Italia sia stabilmente sotto la media degli Stati dell’Oecd (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per il Pil investito in sostegno alla maternità e per la durata dei congedi parentali. Il discorso si potrebbe allargare al campo fiscale con l’ormai famoso quoziente familiare. Oggi la famiglia vive gravi emergenze: la mancanza del lavoro, i costi per la cura degli anziani destinati a salire, l’impossibilità in alcuni casi di conciliare i tempi del lavoro con quelli della casa… E tutto questo crea una spirale di sfiducia ben evidenziata dal tasso di natalità in una nazione sempre più vecchia che fatica a investire sul suo futuro (i figli). In Francia, ad esempio, investono per la maternità qualcosa come il 5% del Pil. Quando capiremo che la famiglia è davvero un investimento sul futuro, non un costo per lo Stato, sarà troppo tardi. Servono interventi organici e strutturali.

«Nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita»

Se è vero che, come recita il numero 192 di «Evangelii Gaudium», «Nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita», la vera sfida oggi della politica è il lavoro. Anche per questo motivo la 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani (26-29 ottobre 2017, Cagliari) ha focalizzato l’attenzione proprio sul tema «Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo, solidale». Giovani che non lavorano, lavoro «troppo precario», caporalato, lavoro femminile poco e malpagato, sistema educativo inadeguato a preparare al lavoro, lavoro «pericoloso e malsano». Sono queste alcune delle «criticità» del nostro Paese. Chi si ispira alla tradizione cattolica deve riprendere in mano la formazione professionale che nell’Ottocento ha visto in prima linea i cosiddetti Santi sociali (pensiamo a San Giovanni Bosco). Non si possono altresì tralasciare le nuove condizioni dettate dal lavoro 4.0. Il mondo del lavoro sta cambiando così in fretta da rivoluzionare stili di vita e modelli etici. Cosa significa oggi lavoro (umano)?

Nella Seconda Repubblica individuiamo una pericolosa «polarizzazione dei valori» come asserisce Maurizio Serio in «Abbandonare il corporativismo per una nuova rappresentanza»: libertà contro uguaglianza, sussidiarietà contro solidarietà, diritti contro giustizia, individualità contro comunità, autonomia contro responsabilità. «Ciò ha portato all’erosione delle basi sociali della nazione, consegnandoci a un conflitto permanente e difficile da disinnescare, praticamente su ogni questione opinabile». Abbiamo bisogno di un «popolarismo 2.0 imperniato su due grandi figure come Sturzo e De Gasperi». Da dove partire? «Dal lungimirante “concetto strategico” elaborato da questi Grandi in periodo non meno difficili come furono i due dopoguerra e imperniato: sulla collaborazione internazionale come metodo di apertura della ragion politica domestica; sulla libertà economica come esercizio virtuoso del risparmio più che del consumo; sulla partecipazione politica che, molto più della coesione sociale agognata oggi come remedium concupiscentiae della modernizzazione avanzata, ci restituisce l’immagine della Nazione rappresentata appunto “per opzioni” e non per valori o interessi». Non è il tempo di pensare alla strategie, ma piuttosto è arrivata l’ora di discutere di opzioni percorribili.«Non lambicchiamoci sull’opportunità o sulla necessità di una nuova formazione politica che realizzi i sogni di una nuova generazione di outsider o riattizzi i nostalgici del bel-tempo-che-fu, ma iniziamo a discutere di opzioni percorribili». La strada da imboccare è quella delle riforme. Fra gli interventi da mettere in campo, il decentramento sturziano, oggi un «federalismo sano» per utilizzare le parole di Serio. «Un federalismo sano, ossia depotenziato dalla carica eversiva degli orientamenti “di principio”, non può che far leva su concrete attuazioni della sussidiarietà, verticale e orizzontale, chiamando alla gestione e alla implementazione delle politiche necessarie i gruppi coinvolti, che siano organizzati formalmente o meno. Alle istituzioni spetta un ruolo di raccolta e coordinamento che, se ben svolto, non può che sottolineare il carattere di necessità di una cabina di regia pubblica, con positivi riflessi in termini di consenso politico».

Popolarismo antidoto al populismo

«Evitare gli inconvenienti che derivano dall’ora che urge e dalla folla che incalza». Così Sturzo scriveva a Jervolino il 27 luglio del 1944. Può essere davvero il popolarismo l’antidoto al populismo? Sì, se facciamo riferimento al popolarismo di marca sturziana. «Il popolarismo sorse e si affermò in partito di massa saldo e vigoroso; negò la rivoluzione, ammise la costituzionalità dello stato, ma ne volle la riforma organica dal centro alla periferia, dal sindacato al senato» come sottolineò lo stesso Sturzo nel discorso nella sala della Pergola a Firenze, il 18 gennaio 1922, per il triennale della fondazione del Partito Popolare Italiano. Il populismo non nasce dal nulla e si alimenta di alcune storture del sistema democratico. Ecco, allora, che diventa fondamentale sanare la politica. Oggi come ieri possiamo riprendere alcune osservazioni di Sturzo che vanno sì contestualizzate storicamente ma che allo stesso tempo si presentano come straordinariamente attuali. Il 17 novembre del 1918 a Milano tratteggiava in questo modo «I problemi del dopoguerra», in particolare si scagliava contro la «Tirannia burocratica». «Questo fenomeno di centralizzazione statale e di burocratizzazione della vita nazionale si ripercuote in tutti i campi della attività sociale, è divenuto l’assurdo sperimentale opprimente della vita politica moderna. (…) Il centralismo di stato si traduce in forme di tirannia di partiti e di organismi extra-statali, operanti all’ombra propizia della burocrazia, che pervade le fibre del corpo sociale come un bacillo, che attenua le forze e toglie le energie libere e operanti».

Dopo la tragedia della Prima guerra mondiale (per i contemporanei potremmo dire dopo la crisi economica), è necessario «ricominciare ‒ dichiarava il 30 marzo del 1925 a Parigi ‒ nella coscienza collettiva a cercare l’ubi consistam, la forza intima propultrice sociale, in nuove forme organiche e in nuove forze vitali». Il rischio del populismo era dietro l’angolo. «Ogni movimento di masse, in un primo tempo, tende ad abbattere più che a costruire, sperpera il residuo di beni che crede maltenuto dai profittatori di ogni guerra, scuote i cardini secolari, sui quali si credono ben piantate le società. Se poi si aggiunge il grido di rivolta, se si alimenta l’odio di classe, se si combatte ogni autorità, in quanto rappresenta anche un eccesso di dominio; ecco che a resistere e a riprendere il dominio risorgono le forze dette conservatrici, che allo spirito democratico e al principio di libertà attribuiscono le cause del malcontento, delle turbolenze e dei sommovimenti». Le responsabilità erano e sono da individuare nell’organizzazione dello Stato burocratico e accentratore. «Impedisce ogni libero svolgimento delle forze ingenite delle popolazioni e degli organismi, limita le iniziative personali, tende a fare uniforme la vita e a soffocarla con regolamenti pedanti e vessatori, invade industrie, commerci, scuole, chiese, beneficenza, lavoro, comuni e province». Va fatta un’operazione culturale per recuperare il concetto di Stato e di bene comune, perché «lo stato sono i cittadini; lo stato non è altro che la stessa società in quanto politicamente organizzata, e non è un ente esterno e per sé stante fuori dei cittadini». Lo Stato, quindi, ha il compito di mantenere il controllo ma non deve sopprimere la libertà dei cittadini. Il populismo si affronta percorrendo il territorio, incontrando le persone e ascoltando i loro problemi. Un partito, indipendentemente dai sondaggi e dai calcoli elettorali, deve avere una sua identità. Il Partito Popolare Italiano ha saputo essere significativo, assumendo «nette posizioni non solo nelle discussioni di politica generale, ma sul terreno dei contrasti pratici, quali lo sciopero dei ferrovieri e dei postelegrafonici, le lotte fra sindacati bianchi e rossi per la libertà di lavoro e organizzazione, le agitazioni agrarie e i movimenti per lo spezzamento del latifondo, per il riconoscimento delle classi, per l’istituzione delle camere di agricoltura». Idee e programmi al centro prima ancora dei candidati. Bisogna riscoprire e valorizzare i principi fondativi della Dottrina sociale della Chiesa: dignità umana, solidarietà, sussidiarietà e bene comune. Per la concezione cristiana la sussidiarietà deve essere il motore della solidarietà. Tenendo ben presenti le due prospettive: sussidiarietà verticale e sussidiarietà orizzontale. La solidarietà senza sussidiarietà diventa, però, assistenzialismo come abbiamo potuto constatare soprattutto nel Mezzoggiorno. Lo Stato deve fornire semplicemente la cornice giuridica dentro la quale si muovono le persone. Una forza popolare, oggi, dovrebbe creare le condizioni per una ripresa del mercato del lavoro, dovrebbe ridare voce alla classe media del Paese sempre più bistrattata dal mare magnum della burocrazia e sempre più impoverita, dovrebbe garantire maggiori tutele per i lavori flessibili (assistenza, servizi…), dovrebbe fare attenzione all’etica ambientale, alle nuove forme energetiche e alla cura della casa comune, dovrebbe facilitare la scelta educativa delle famiglie soprattutto in campo scolastico, dovrebbe smascherare quelle forme di lavoro subordinato ma non retribuito, dovrebbe ridare dignità al mondo degli insegnanti, dovrebbe riqualificare dal punto di vista architettonico e sociale le periferie, dovrebbe pensare forme abitative nuove per una popolazione sempre più anziana e autonoma, dovrebbe stimolare l’imprenditoria giovanile, dovrebbe prestare attenzione agli ultimi, dovrebbe mettere alle strette il gioco d’azzardo, dovrebbe rivedere il servizio civile, dovrebbe parlare di accoglienza senza paura, dovrebbe affrontare gli squilibri tra Nord e Sud, dovrebbe garantire il rispetto delle regole (tasse comprese), dovrebbe favorire una mobilità sostenibile, dovrebbe agevolare la conciliazione del tempo tra lavoro e famiglia, dovrebbe essere una forza europeista senza se e senza ma. Non è poi così vero che nel ventunesimo secolo non ci sono le condizioni per prospettare un progetto politico alternativo. Forse manca lo spirito di iniziativa che ha animato Sturzo in un contesto altrettanto difficile. La via da intraprendere, come sottolineò il sacerdote di Caltagirone il 18 gennaio del 1922 a Firenze per il triennale della fondazione del Partito Popolare Italiano, è quella percorsa dal Partito Popolare, che «ha polarizzato forze nuove, ha riorganizzato antichi elementi, ha conquistato spiriti liberi nel campo della cultura, larghe masse nel movimento economico, posizioni politiche anche di primo ordine, in mezzo a diffidenze o disprezzi o tolleranze, quasi verso un estraneo o più ancora un intruso nel corpo sociale».

Fabio Gallo, COSENZA CRISTIANA per la “rigenerazione territoriale”

di Fabio Gallo/

Quando insieme al nostro Delegato ai Rapporti con il Clero e la Famiglia Vincenzo Capocasale, ho incontrato l’Arcivescovo Metropolita di Cosenza – Bisignano S. E. Mons. Francesco Nolè, avevamo le idee chiare: desideravamo consegnare alle nuove generazioni, ai Giovani, attraverso un progetto pilota unico e innovativo, il grande Patrimonio Culturale afferente la Bellezza del Sacro, che sarà loro dovere custodire per farne tesoro. Siamo stati accolti paternamente, forse perché l’Arcivescovo, figlio e fratello di Francesco di Assisi, aveva percepito in noi la smania di chi segue, come fece l’Uomo di Assisi, in un tempo difficile da interpretare, il desiderio irresistibile di cambiare le cose, di rimboccarsi le maniche per “ricostruire”.

Cosenza Cristiana
Cosenza Cristiana

Un gesto di amore, il nostro, verso la nostra Città Storica, la nostra Città, abbandonata alle sue piaghe secolari, a quelle di oggi, ma traboccante di bellezza, umanità e sofferenze che non possono e non devono essere trascurate. Ma come possibile immaginare, ciò che non si conosce, non può essere né custodito, né tutelato. Quindi la prima cosa da fare è quella di “portare a conoscenza” perché nessuno possa dire domani “non sapevo”. Bisogna coltivare la consapevolezza, e quale mezzo migliore della Rete? Quale strumento più idoneo di uno smatphone, di un tablet o di un pc che tutti possediamo?

Cosenza Cristiana
Cosenza Cristiana

Oggi presentiamo al mondo un Capolavoro e devo ringraziare, insieme al Padre Arcivescovo Mons. Francesco Nolè e agli Uffici diocesani che ci hanno assistito, i miei amici del Movimento Cattolico “NOI”, di Cosenza. Senza di loro non sarei riuscito ad attuare questo meraviglioso progetto che, in verità confesso, ho sempre sognato di realizzare. Grazie alla loro presenza costante, al loro senso di responsabilità e alla semplicità del rapporto instauratosi come di vera “comunità”, ho potuto concentrare le mie energie professionali e la mia esperienza nel settore del mondo connettivo e della gestione della conoscenza, per aprire una varco verso la riappropriazione responsabile di quel grande bagaglio di Memoria rappresentata dalla Bellezza del Sacro, dal bimillenario cammino dell’Uomo alla ricerca di Dio, manifesta nell’Arte.

Cosenza Cristiana
Cosenza Cristiana

Abbiamo dimostrato che oltre le parole ci sono i fatti e ciò che contraddistingue un cristiano dal tanto dire, è il tanto fare. Nasce COSENZA CRISTIANA, il progetto di bonifica dal rischio dell’oblio, di civilizzazione e rigenerazione territoriale. Giorno 6 Novembre 2017 alle ore 17,00 entrerà in rete con il primo click dell’Arcivescovo Nolè. Da quel momento con un semplice click, chiunque nel mondo, potrà apprezzare e conoscere il Grande Patrimonio Culturale delle Chiesa della Città Storica di Cosenza. Il suo approccio e moderno e innovativo ma il suo cuore è antico.

Luana Gallo, Ambiente, Ginevra: entusiasmante nomina di Ferdinando Laghi a Presidente internazionale ISDE

Ambiente - Immagine: Rete
Ambiente - Immagine: Rete

NOI Magazine Redazione/

IL Dott. Ferdinando Laghi - Presidente ISDE Internazionale
IL Dott. Ferdinando Laghi – Presidente ISDE Internazionale

Il 23 settembre 2017 si è tenuta a Ginevra l’assemblea di ISDE Internazionale (International Society of Doctors for the Environment) e, alla presenza di rappresentanti di ISDE provenienti da diversi paesi europei ed extra europei, sono stati eletti coloro i quali saranno alla guida di tale Associazione per i prossimi anni. Tra questi grandi personalità che dedicano la loro vita alla salute dell’Umanità e dell’Ambiente, Ferdinando Laghi Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’Ospedale di Castrovillari (CS). A complimentarsi con il nuovo Presidente è l’Ecologa Luana Gallo, Ricercatrice e Responsabile del Dipartimento Ambiente del Movimento NOI – Rete Umana che proprio recentemente ha organizzato un incontro davvero illuminante, tra universitari e il neo Presidente Ferdinando Laghi.

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Luana Gallo e Ferdinando Laghi

L’ECOLOGA LUANA GALLO: CON FERDINANDO LAGHI AMBIENTE SICURO
Con immensa gioia apprendo che il delegato italiano Ferdinando Laghi, è stato eletto all’unanimità “Presidente ISDE Internazionale dal 2019 al 2021. Ferdinando Laghi fa parte dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, che nasce nel 1989 ad Arezzo da un gruppo di medici italiani consapevoli del fatto che per garantire la salute dell’uomo è necessario occuparsi anche della salute dell’ambiente in cui egli vive: se l’ambiente si ammala è inevitabile che si ammali anche l’uomo – afferma Luana Gallo. Negli stessi anni altri colleghi in altre parti del mondo giungevano alla stessa conclusione. Nasce così, il 25 novembre 1990, l’International Society of Doctors for the Environ­ment (ISDE) a cui l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente è affiliata. L’ISDE, unica al mondo nel suo genere, è riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’OMS, ed ha come scopo principale quello di curare l’ambiente nella sua globalità, per poter garantire un futuro all’umanità.

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Luana Gallo – Ecologa – Ricercatrice universitaria – Responsabile Dipartimento Ambiente del Movimento NOI – Rete Umana

Conosco Ferdinando Laghi – conclude l’Ecologa Luana Gallo – e lo stimo molto perché persona profondamente per bene e onesta e, da ecologa e da persona  che studia la qualità dell’ambiente in cui viviamo, ne condivido le battaglie che porta avanti. Non posso che dire, con tutto il cuore, “Bravo Ferdinando, complimenti” sei il nostro orgoglio non solo in campo locale ma nazionale ed internazionale.  

Vedi:
www.isde.it
www.isde.org

 

Nunzia De Rose del Movimento NOI: “I Giovani di Cristallo”

nunzia de rose, diritto e giustizia, politica
Nunzia de Rose - Avvocato - Delegata al Dipartimento Diritto e Giustizia del Movimento NOI - Rete Umana

a cura di Nunzia De Rose/

Il bene vita non deve aver paura della fragilità!

E’ così che mi piace aprire questa mia riflessione sull’incontro/scontro che i giovani hanno con la realtà. Tutti conformi al modello della perfezione apparente, che punta al fisico palestrato, al cellulare di ultima generazione, al modello di auto più recente, al guadagno facile, a qualcosa da sorseggiare in bella mostra nei locali di turno per far colpo sulla tipa o sul tipo che puntualmente ha già qualcuno nella testa, alla laurea conseguita per la soddisfazione dei genitori (la sola). Atteggiamenti da bulli e pupe, perché così facendo pare si ottenga di più, magari anche una considerazione maggiore… fino a quando non si torna a casa, nel luogo dove cadono giù tutte le maschere. In quel momento, salta fuori la parte più vera di noi. La drammatica frequenza con cui tanti giovani decidono di abbandonare la “corsa”, evidenzia qualcosa di sconfortante: la paura della fragilità, ancor meglio, la paura di essere UMANI!!!

Giovani e alcol
Giovani e alcol

Tendenzialmente abituati ad uno stile di vita che ci chiede di essere sempre ai massimi livelli, riponiamo, in ogni giorno, l’ansia e la conseguente frustrazione di non arrivare agli obiettivi prefissati, dimenticando che ciò che conta non è sempre raggiungerli, ma principalmente averci provato. Chiusi nei silenzi che spesso avvolgono anche le pareti domestiche, ci convinciamo di aver fallito e che nulla, assolutamente nulla, valga per poter recuperare lo stimolo a viverla. Parliamo di tempi moderni e ritmi frenetici, valori perduti e famiglia sgretolata… in buona sostanza, “basi” incapaci di reggere qualsivoglia tipologia di “altezza”. Adolescenti e non in piena crisi, disorientati come mai, prigionieri di assordanti vuoti interiori che urlano la profonda solitudine e che sfociano nei più svariati atti di ribellione fino al gesto estremo del suicidio, espressione massima della fragilità emotiva.

Giovani e dipendenze
Giovani e dipendenze

NUNZIA DE ROSE: RIELABORARE IL CONCETTO DI FAMIGLIA
Da qui la necessità ed il dovere di intervenire per una rielaborazione del concetto di FAMIGLIA nel senso suo proprio, potenziando gli strumenti di tutela volti a prevenire tali inaccettabili conseguenze. Predisporre appositi programmi educativi improntati al dialogo scuola-famiglia, all’apertura di sportelli finalizzati al supporto psicologico e piani di recupero della “socialità”… quella autentica che riscopre il valore delle conversazioni, dei giochi, degli abbracci, dell’insieme, ripristinando un nuovo modo di essere che sposi l’etica, la cultura e la legalità. Superare le logiche di una società che tenta in maniera ossessiva di renderci perfettamente uguali, vittime di relazioni inesistenti nate su piazze virtuali, che garantiscono tutto e nulla, se non un mondo parallelo dove si privilegia l’apparire a scapito dell’essere. Sconfinare in ciò che reale non è, di certo lascia margini di sviluppo poco positivi, attesa la dematerializzazione di quanto si pone a fondamento della vita stessa.

Movimento NOI
Movimento NOI

Coinvolgere genitori, educatori e professionisti dei vari settori per renderli operanti a tutto tondo, affinché si attivino concretamente per la ri-nascita del nucleo ove prende forma la personalità e dunque la persona, per come garantita dalla nostra carta costituzionale. Preoccuparsi di regalare un domani sano a quella fetta di società riservata ai giovani, significa costruire un ponte di comunicazione che abbia l’ambizione e la speranza di generare un futuro con più aspettative di crescita, a favore di una nuova classe formata per fronteggiare la vita con più coscienza e responsabilità, accantonando quella smodata voglia di essere simili e tutelando quel patrimonio di diritti e doveri, pregi e difetti che appartiene a ciascuno di noi e ci rende unici.

Il Movimento NOI Rete-Umana non dimentica nessuno. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per disegnare il nostro avvenire.

La politica con la P maiuscola. Tema della prima conferenza di Cosenza

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Movimento NOI - Cattolici in Politica

Successo per la prima conferenza del Movimento NOI – Rete Umana, nato dall’invito rivolto ai cattolici da Papa Francesco ad entrare in politica “ma in quella con la P maiuscola”.

Movimento NOI - Rete Umana
Movimento NOI – Rete Umana

Nonostante siano trascorse solo poche settimane dalla sua istituzione, il Movimento NOI, che assume la forma di una intelligente “Comunità” politica, ha idee chiare e a ciò, si aggiunge il merito di suscitare l’interesse di giovani professionisti, famiglie e imprese. Poche regole ma largamente condivise. La prima: privi di un percorso di alta formazione, futuri Politici e Amministratori della cosa Pubblica, non potranno contribuire a risolvere i problemi del Paese.

Movimento NOI – Rete Umana – Conferenza in Cosenza – Chiesa San Francesco di Assisi

Ed è così, che in concomitanza con i preparativi romani dedicati al primo raduno di cattolici impegnati in politica, il Movimento NOI si attiva anche in Calabria, a Cosenza ove conta già su centinaia di iscritti, fornendo loro alta Formazione affidata ad Esperti di indubbia esperienza. La scelta della Calabria è mirata: è la logistica del Mediterraneo.

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Il Presidente del Movimento sturziano “Servire l’Italia” Arch. Gen. Giampiero Cardillo

Tra essi, insieme al relatore Arch. Gen. Giampiero Cardillo cui è dedicata questa prima giornata di lavori, altre grandi coscienze impegnate in ambito nazionale e internazionale per vari incarichi di responsabilità. Tra queste, alcune attive sul territorio come Paola Helzel (Docente universitario, Professore Associato di Filosofia del Diritto), Luana Gallo (Docente Universitario, Ricercatrice e Professore Associato di Ecologia), Gian Pietro Calabrò (già Professore Ordinario di Filosofia del Diritto e di Teoria Generale del Diritto e dello Stato), Nadia Rita Vetere (Avvocato), i cui interventi hanno arricchito la conferenza.

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Gli Ospiti della Conferenza del Movimento NOI – Rete Umana

TEMA DELLA CONFERENZA: QUALE, LA POLITICA CON LA “P” MAIUSCOLA
La prima conferenza dedicata alla formazione, si è tenuta a Cosenza, nella Chiesa di San Francesco di Assisi, nel cuore della Città storica e ha visto relatore e formatore l’Architetto Giampiero Cardillo, Presidente del Movimento sturziano “Servire l’Italia”, membro dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, già Generale dei Carabinieri in forze alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. I Lavori sono stati aperti dagli auguri di buon lavoro a cura di Padre Franco Caloiero dell’Ordine dei Minori e Parroco della Chiesa di San Francesco di Assisi, nella quale è custodita la celebre Cappella di Santa Caterina Martire di Alessandria che ha ospitato la Conferenza.

Luana Gallo, Anna Rita Vetere, Paola Helzel, Gian Pietro Calabrò
DaSx: Luana Gallo, Anna Rita Vetere, Paola Helzel, Gian Pietro Calabrò

La conferenza, incentrata sul tema “quale, la politica con la P maiuscola?”, ha analizzato la realtà politica italiana e i molteplici problemi che affliggono la Nazione, dal Lavoro, alla Ricerca, ai Giovani, all’Economia, all’Ambiente, evidenziando che la via d’uscita dalle crisi e la risposta alla stessa domanda “quale politica..”, è individuata nella capacità della politica con la “P” maiuscola di produrre e attuare progetti con la “P” maiuscola, e di portarli a termine.  Individuare subito grandi progetti olistici in grado di fornire concreti orizzonti di sviluppo sostenibile. 

Giampiero Cardillo, Demetrio Crucitti, movimento noi
Da Sx: Giampiero Cardillo, Demetrio Crucitti

Nel coniare l’algoritmo delle due “P” (grandi Progetti per una grande Politica), il Presidente Giampiero Cardillo ha ricordato ai presenti che, per la costruzione di un modello politico che sappia guardare al ritorno della centralità dell’Uomo, ad nuovo umanesimo, possiamo contare su grandi politici come Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, su grandi servitori dello Stato come Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giorgio Ambrosoli ed ispirarci in campo imprenditoriale e comunitario a grandi professionisti come Adriano Olivetti.

MOVIMENTO NOI: CHIARI, DIRETTI E OPERATIVI
Lungi dalle politiche personalizzanti, autocelebrative e di vetrina, già dalla prima conferenza è emerso il carattere operativo del Movimento NOI che, come dimostra la scelta dei relatori, pone molta attenzione alla profonda conoscenza dei fatti che movimentano l’autentico sapere, senza mediazioni. Tre i punti individuati nel corso della relazione del Presidente Cardillo e già inseriti nel programma del Movimento NOI-Rete Umana.

Movimento NOI – Cattolici in Politica – Fabio Gallo

INCIVILIMENTO E RIGENERAZIONE TERRITORIALE, IL PRIMO GRANDE PROGETTO.
Nulla, nell’organizzazione del Movimento NOI, è a caso. Come la scelta della sede delle sue Conferenze che, a Cosenza, si terranno nel cuore della Città Storica e nella Chiesa degli ultimi.
“E’ questo il manifestarsi della nostra ragione – ha affermato Fabio Gallo che ha moderato la Conferenza. E’ il nostro primo progetto con la ‘P’ maiuscola che prevede la riappropriazione responsabile delle nostre radici giudaico-cristiane e greco-romane, millenarie civiltà che costituiscono ricchezza e Memoria del Territorio, che oggi rischiano di essere estirpate da politiche evanescenti con un passato distruttivo per l’Italia, che contribuiscono al loro oblio e alla conseguente reclusione di una parte di umanità che vive nelle mura storiche, degradate dai secoli e in parte completamente abbandonate. Quello del Movimento NOI – ha concluso Fabio Gallo – è un vero progetto di bonifica, incivilimento e rigenerazione territoriale già in atto, teso a migliorare consapevolezza, visione e capacità di discernimento dei Cittadini, prima di tutto. E’ ormai provato che la politica da sola non basta a risolvere i problemi che molte volte dipendono dalla coscienza dei Cittadini”.

Gianluca Nava, Nunzia De Rose
Da Sx: Gianluca Nava, Nunzia De Rose

GRANDI PROGETTI CON LA “P” MAIUSCOLA
Il primo grande progetto che sarà presentato a breve e avrà la capacità di relazionare il grande patrimonio culturale di Cosenza sia con i propri Cittadini che con il mondo, vede attivi numerosi professionisti che aderiscono al Movimento NOI.

Anna Corapi, Martina Senatore, Silvia Lanzafame, movimento NOI
Dasx: Anna Corapi, Martina Senatore, Silvia Lanzafame

Sarà unico in Italia e dedicato alla valorizzazione del grande Patrimonio Culturale del territorio, perché Città e Cittadini possano contare su oggettivi e concreti supporti finalizzati alla produzione di nuove economie sostenibili e coerenti con la storia di questa straordinaria parte di Calabria. Presenti alla conferenza i delegati del Movimento NOI già nominati in queste prime settimane di attività e che hanno dato vita a “Reti Umane”, aggregando intelligenze per settori.

movimento noi,vincenzo capocasale,silvana gallucci
Conferenza Movimento NOI – Da Sx: Vincenzo Capocasale – Silvana Gallucci

Sono intervenuti Vincenzo Capocasale (Rapporti con il Clero e la Famiglia), Nunzia De Rose (Dipartimento Diritto e Giustizia), Gianluca Nava (Restauro e Beni Culturali).

Movimento NOI - Rete Umana - Cattolici in Politica
Da Sx: Augusto Amoroso, Teresa Castiglione, Filomena Caruso, Ester Falsetti

Tra i presenti Augusto Amoroso ed Eleonora Cafiero, rispettivamente Esperto di Connettività e della rete informatica e del Coordinamento generale del Movimento NOI. Partecipi attivamente Giovani professionisti impegnati nei settori dell’economia, della giurisprudenza, della scuola, dei diritti umani e dell’ambiente. Tra essi Silvia Lanzafame, Ester Falsetti, Filomena Caruso, Anna Corapi che, interessate ai contenuti della conferenza e alla loro concreta applicazione, al termine della conferenza si sono soffermate in un lungo e produttivo dialogo con gli ospiti.

Il Movimento NOI - Rete Umana
Il Movimento NOI – Rete Umana

Presenti rappresentanti del mondo dell’Imprenditoria, Ricerca, Arte, Cultura, Ospitalità, Sanità, Comunicazione, Volontariato. Numerosi i contributi.

Nella foto Roberto Mendicino
Nella foto Roberto Mendicino

Il Movimento NOI ha fondato il concetto di “Reti Umane” per valorizzare la propria idea di “Comunità Politica” che agisce e cresce tra persone fisiche grazie al contatto tra di esse, ma è dotato di un potente e innovativo supporto connettivo che semplifica e facilita la sua crescita, la condivisione quotidiana di dati e progetti.

Da Sx: Carla Scarpino Arcuri,Giampiero Cardillo, Nunzia De Rose, Eleonora Cafiero, Fabio Gallo, Vincenzo Capocasale
Da Sx: Carla Scarpino Arcuri,Giampiero Cardillo, Nunzia De Rose, Eleonora Cafiero, Fabio Gallo, Vincenzo Capocasale

Tre, i supporti digitali già operativi on line: il sito istituzionale www.movimentonoi.it; l’applicativo www.retenoi.it che gestisce la rete politica; il Magazine con il quale interagisce con altri Movimenti www.noimagazine.it.

Don Luigi Sturzo un maestro per l’Italia di oggi e di domani

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Don Luigi Sturzo. A dx. il Logo del Movimento sturziano Servire l'Italia

a cura di Marco Vitale/

Nel processo della propria autoformazione, ciascuno finisce per scoprire da sé i suoi maestri. Io ho finito per sceglierne soprattutto tre: Luigi Sturzo, Adriano Olivetti, Carlo Cattaneo. Tre personalità molto diverse tra loro: un grande pensatore e politico; un grande imprenditore; un grande economista-sociologo. Tutti e tre nei decenni scorsi sembravano sempre più accantonati. Ma negli anni più recenti tutti e tre, e soprattutto i primi due, sono stati oggetto di una intensa riscoperta.

Penso che la rinnovata attenzione verso questi grandi spiriti non sia casuale ma esprima il crescente bisogno di riferimenti forti, di maestri, proprio di un’epoca di grande smarrimento, di grandi “rumori”, di grandi e giustificate paure, di assenza di pensiero.

Se, in questa sede, ci concentriamo sulla persona di Luigi Sturzo, certo scopriremo in lui un vero maestro, non solo del passato, ma per il presente e per il futuro.

Ma per capirne l’importanza bisogna seguirlo lungo tutta la sua lunga, complessa, tormentata e fertile vita, e non prendere solo alcune fasi della stessa, come molti hanno fatto.
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Fonte: Movimento Sturziano Servire L’Italia – www.servirelitalia.it

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