a cura della Professoressa Eva Zangari
insegnante di Italiano, Latino e Storia al Liceo delle Scienze Umane
opzione socioeconomico all’Istituto Magistrale Statale Camillo Finocchiaro Aprile di Palermo.
Se qualcuno doveva cogliere il diem con le sue tante sfaccettature e possibilità, a docenti, alunni e famiglie non è rimasto altro, a partire da marzo dell’anno 2020, periodo in cui è iniziato il “confino” nelle proprie dimore a causa della pandemia di SARS-COVID 19, se non cambiare radicalmente il modo di concepire la scuola; non soltanto dal punto di vista meramente didattico, ma anche e, soprattutto, da quello affettivo-relazionale.
Di là dalla spiegazione dei due acronimi, intendendosi per DAD la “ distanza a distanza” senza alcuna attività in presenza e per DDI la “didattica digitale integrata”, id est l’alternanza di lezioni in presenza e a distanza, con percentuali di alunni in classe, le quali percentuali, a seconda della curva dei contagi e di talune situazioni legate al contesto epidemiologico (sicurezza delle scuole e, principalmente, alta probabilità di contrarre il virus sui mezzi pubblici), possono oscillare tra il 50% e il 75 %, occorre meditare sugli aspetti “positivi” della scuola a distanza. Quelli negativi, infatti, sono noti a tutti!
Superando le polemiche sui banchi a rotelle, a tratti anche “utili” e, quanto meno, nuovi, andando oltre la questione della sicurezza degli edifici scolastici in termini di aule spaziose e idonee ad accogliere un intero gruppo classe (perché certo sul protocollo Covid meticolosamente attuato, grazie a tutto il personale scolastico in blocco, nulla da eccepire), si rifletta, altresì, sul sacrificio enorme che la didattica a distanza ha comportato per tutte le parti coinvolte.
Se nella primavera dello scorso anno, dopo le prime “improvvisazioni”, si è riusciti a concludere dignitosamente un anno scolastico che nei mesi precedenti alla catastrofe si era svolto in modo “normale”, l’anno scolastico 2020-2021 è stato un susseguirsi di alternanze e cambiamenti didattici “colorati” di giallo, di arancio e, purtroppo, anche di “profondo rosso”. Eppure… Non potevamo sprofondare nell’abisso…
Già bastavano la paura dei contagi da parte dei più, il negazionismo di altri, la crisi economica incombente e conseguenza ineludibile dell’emergenza sanitaria, i lutti in tante famiglie, l’isolamento (soprattutto dei giovani)! Non potevano i Dirigenti, i docenti e, in molti casi, i genitori e i nonni, consentire anche la voragine culturale, il vuoto totale dei contenuti (oggi, è vero, sempre più bistrattati rispetto a “competenze” e “abilità”). Perché la DAD o DDI, in buona parte, ha colmato “l’assenza della presenza”, con attività “sincrone” e “asincrone”, con tutte le difficoltà di connessione, con i “furbetti” che sono tali anche con le lezioni tradizionali in classe, con la “barzelletta” di parenti nascosti dietro la pianta per suggerire durante le videolezioni, ma, soprattutto, con la volontà e la determinazione dei non “furbetti” che sono seri sia tra i banchi di scuola sia dentro la propria stanza, con la caparbietà della classe docente, degli insegnanti più anziani che si sono riscoperti “digitali”, di quelli più giovani che con energia sono stati “in trincea”. In particolare, con il cuore e l’anima che ci abbiamo messo, anche nei momenti in cui l’alienazione ci prendeva (in quanto non è salutare per la psiche, oltre che per il corpo, stare mattina e pomeriggio connessi, gli alunni per un conto e i docenti per un altro), spesso con tristezza e talvolta, invece, con il piacere di “incontrarci”, noi con il look da mezzo busto e loro con gli occhi stropicciati, la mattina presto, e lo sfondo delle camerette colorate.
In un abbraccio solidale da “social catena” leopardiana, eravamo “insieme” malgrado gli schermi dei PC personali per i più fortunati, dei tablet forniti dalle scuole per alcuni, dei telefonini per altri, non solo a ripetere la “Ginestra” o l’inglese e la matematica con l’ausilio delle TIC o in modo più “rudimentale”, ma anche per meditare sul nostro tragico momento storico, per piangere a distanza, per sorridere, per sentirci meno soli.