di Fabio Gallo/

Non fosse stato per la grande opera di volontariato delle Associazioni che hanno supportato la Protezione Civile ed il corpo sanitario, con le vaccinazioni saremmo stati non l’ultima regione d’Italia, bensì del terzo mondo. Come sempre i cittadini calabresi dimostrano di essere in grado di reagire alle grandi crisi umanitarie. Cosa che non si può certo dire della classe politica regionale sul podio delle Olimpiadi del far nulla di buono.

Ne abbiamo viste e ascoltate di tutti i colori e abbiamo anche preso atto che può capitare a chiunque nella vita, di ritrovarsi a rivestire il ruolo di Presidente F.F. della Regione Calabria, senza avere la benché minima capacità di governo, ampiamente dimostrata in questo tempo nel quale il Covid19 ha svelato e messo con le spalle al muro la grande colpevolezza della classe politica calabrese capace di spendere ma non di amministrare.

La Cittadella regionale della Calabria

I calabresi, sono ormai assuefatti alla presenza di una classe politica priva di visione volta ad un reale sviluppo sostenibile, campionessa olimpionica anche nella disciplina dello spendere il danaro pubblico ma non in quella dell’amministrarlo. Differenza sostanziale.

Nel tempo più drammatico per la vita dei calabresi, abbiamo visto una classe politica regionale scomparire del tutto dietro il paravento di un Comitato Tecnico Scientifico che, nel tempo, si è dileguato dalle cronache e che la politica non ascoltava. Ricorderete tutti che in Calabria l’unico pericolo in tempo di Covid19 sarebbe stato “quello di ingrassare”, se non fosse stato per la strage di cittadini calabresi morti e per le migliaia di famiglie rovinate e aziende chiuse e fallite per l’inesistenza di politiche regionali adeguate.

Una delle rare regioni d’Europa, la Calabria, la cui classe politica non è in grado di programmare la spesa dei Fondi Europei che pretende sempre più cospicui, senza avere le competenze per finalizzare una dignitosa progettualità in un contesto di sviluppo e legalità. Basta dare uno sguardo a cosa hanno prodotto centinaia di miliardi tra cattedrali nel deserto, ospedali costruiti, attrezzati di ogni cosa e poi chiusi, strutture di ogni sorta completamente abbandonate al nulla che costituiscono il paesaggio post industriale calabrese.

Ma siamo anche la Regione Calabria che dopo avere salutato una lunga serie di Commissari incapaci di risolvere i problemi, pur avendone il mandato ed i pieni poteri, oggi continua sulla linea della tradizione con il Commissario alla Santità Guido Longo le cui competenze in materia di Sanità sono praticamente zero e che una volta convocato nella Commissione Antimafia ha affermato che “nella Sanità ci sono infiltrazioni mafiose”, scoprendo l’acqua calda.

La Regione Calabria non è mai stata un modello di eccellenza ma l’imitazione del “modello Cosenza”, abile come pochi a palleggiare i cittadini molto meglio di Pelé, l’ha resa quella surreale inconsistenza ectoplastica che spende senza successo i fondi pubblici, accresce le lobby politiche sempre più sotto la lente d’ingrandimento della Magistratura Antimafia e che ha in cassa 100 milioni di Euro da destinare alla Sanità che neanche il Commissario riesce a spendere a testimonianza del fatto che chiunque entri nella Cittadella regionale diventa campione olimpionico nella disciplina del fare poco e niente.