di Fabio Gallo – Portavoce nazionale/
Quando nella vita hai lavorato in Teatro di livello internazionale, collaborato con Maestri come Franco Zeffirelli e hai diretto Artisti del livello di Lindsay Kemp, Narcel Marceaux, Silvie Gulliem, Lynne Charls, Nacho Duato, Milva, Peppe e Concetta Barra, Jiri Kilian, Ute Lemper, e sei tra i pochi in Italia ad avere ricevuto la Medaglia d’Oro del Premio Foyer Des Artistes, e ti viene tolta la delega al rilancio del Teatro della tua cittadina, ti devi chiedere se hai a che fare con persone normali, o pericolose per la collettività. Regaliamoci una riflessione e quattro risate.
Il settore cultura e teatro del Comune di Cosenza non ha chiesto i fondi del “Teatro di tradizione”. Un errore macroscopico che per ben tre anni negherà agli appassionati le Grandi Stagioni Liriche che un tempo Cosenza vide, e che donarono alla Città quelle emozioni che furono richiamo di ospiti che giungevano da tutte le regioni del Sud Italia. Grandi scenografie, luci mozzafiato, costumi, trucco e parrucco e nomi internazionali, come si conviene ai Grandi Teatri di tradizione italiani, rimarranno un sogno per quello di Cosenza se non si prendono immediati provvedimenti. Eppure, per il triennio 2022 – 2024 sono stati finanziati con fondi importanti ben 26 Teatri di tradizione. Tranne il Rendano. Andiamo avanti.
Le Grandi Stagioni Liriche – è noto – muovono il turismo culturale che genera vitalità nel settore, nuove economie e fermenti culturali che alimentano anche il teatro dal basso, quello sociale, dei quartieri, delle periferie, cui si deve l’interesse generale per le grandi Opere che fanno scuola. Oggi, la mancata richiesta dei cospicui fondi del “Teatro di tradizione” ha certificato un vuoto strategico di competenze e acclarata e cronicizzata la crisi del Teatro di tradizione Alfonso Rendano ormai decennale, nonostante i marchiani tentativi del settore Teatro del Comune di Cosenza, di far passare le manifestazioni culturali private per “Stagione Lirica del Teatro di Tradizione Alfonso Rendano”.
Quando le cose vanno male, anzi, in questo caso malissimo, la responsabilità è di chi ha il potere di provvedere e non provvede continuando ad affidare il Teatro a chi, impossibile dire il contrario a giudicare dai fatti, lo ha ridotto a chiedere solo i fondi per le ” Attività lirica ordinaria”, rinunciando ai fondi milionari previsti per i Comuni che sono possessori di un Teatro di tradizione.
Normalmente, è opportuno conoscere, che a chiedere i fondi per le attività di “lirica ordinaria” (Art.20) sono le Associazioni del territorio per le programmazioni culturali private. Se ancora il settore cultura e teatro in generale a Cosenza non è completamente morto, lo si deve proprio alle Associazioni private che sono la resistenza all’oblio, fanno un ottimo lavoro e spesso vengono allontanate – questo il paradosso – dall’utilizzo del Teatro, pur avendone diritto perché percettori dei fondi FUS. Tra le Associazione che sono state premiate dal Ministero della Cultura, desidero complimentarmi con l’Associazione “M. Quintieri” di Rende e con l’Associazione Cultura in Voce APS di Catrolibero, uniche nell’intero territorio, ad essere state ammesse ai fondi FUS relativi alle Attività concertistiche e corali (Art. 23, C.1) – Prime Istanze triennali.
Le cose si giudicano dai fatti e dalla realtà e la realtà è che la gestione del Teatro comunale di Cosenza, è affidata ad incompetenti che appaiono giganti accanto al nanismo politico dell’amministrazione Caruso che non è riuscita a distinguere l’oro dal piombo inabissandosi in una totale mancanza di risposte alle istanze sulla trasparenza inoltrate dallo scrivente a settore Teatro, Sindaco e Consiglieri, per fare luce sull’assai nebulosa gestione del teatro.
Tenetevi forte! Per concludere questo primo contributo dedicato al fare luce sui motivi delle mancate risposte alle domande sulla trasparenza dei conti e delle attività del Teatro di tradizione Alfonso Rendano, leggiamo direttamente dalla Piattaforma del Ministero, quanto oggi conferma alla Città di Cosenza che Fabio Gallo ha ragione a dubitare delle competenze e della qualità del lavoro del settore teatro del Comune di Cosenza. Come su detto, tale ufficio non solo ci ha fatto perdere milioni di euro perché non ha richiesto i fondi destinati alla programmazione del Teatro di Tradizione (Art.18), ma nel richiedere quelli per le “Attività di lirica ordinaria”, ha fatto una pessima figura e dirlo è la valutazione della Commissione ministeriale. Leggiamola insieme.
Sulla “qualità della direzione artistica e professionale del personale artistico e/o degli artisti ospitati” ha ricevuto il punteggio minimo pari a “1”. Stesso minimo punteggio sulla “innovatività”. Stesso minimo punteggio sulla “continuità pluriennale del soggetto e affidabilità gestionale, strategie di gestione in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030”. Stesso punteggio minimo per la “strategia di comunicazione (sito internet, campagna di comunicazione, nuovi media e social network, dirette streaming degli spettacoli, etc.). Zero punti, inoltre, sullo “sviluppo della creazione partecipazione a reti internazionali ed internazionali”. Due punti sulla voce “integrazione con strutture e attività del sistema culturale” (denota la sconfitta del settore teatro del Comune di Cosenza incapace di creare reti e coinvolgere). Per quanto inerisce la “qualità artistica del progetto” del Comune di Cosenza, il punteggio è mortificante ed è pari a 3 su 8.
La mia attenzione, come quella dell’intero Movimento civico NOI, sarà massima sul settore fino al raggiungimento del nostro obiettivo che consiste nel dare al Teatro di tradizione Alfonso Rendano di Cosenza l’antica credibilità e centralità. Cambieremo molte cose.