In questi giorni si sta tanto parlando e pubblicizzando l’Avviso “Idee culturali e turistiche per il centro storico di Cosenza” per l’avvio di start-up nel centro storico pubblicato dall’UNICAL, beneficiaria dell’intervento “Cosenza Open Incubator” (COI) del Progetto Integrato di riqualificazione e rigenerazione “Cosenza – Centro storico” confluito nel Piano Sviluppo e Coesione del Ministero della Cultura per la realizzazione di un incubatore per imprese culturali e turistiche innovative grazie al finanziamento del CIS Centro Storico Cosenza. Conoscendo l’ammontare del finanziamento totale assegnato all’UNICAL pari ad un milione di euro, ci chiediamo innanzitutto come si fa a pubblicare un avviso che seleziona 10 idee imprenditoriali (start-up), proposte da team di due o più persone, quindi virtualmente anche 10 o più a progetto, o da imprese già costituite, per la creazione e lo sviluppo di imprese nel territorio cosentino, con particolare attenzione alle proposte ad alto contenuto innovativo, tecnologico, organizzativo e sociale per un importo pari a 20mila euro per 3 anni che dovrebbero essere sufficienti per creare concreti progetti di rilancio di una Città Storica? Quando si parla di start-up e nuove idee imprenditoriali si è per davvero sicuri di conoscerne i costi? Soprattutto nelle fasi iniziali, i costi di avvio richiedono un’attenta pianificazione e una contabilità meticolosa. Sono infatti troppe le start up che falliscono per mancanza di fondi, nonostante la buona idea iniziale.
Ovviamente, i costi di una start up variano a seconda delle caratteristiche dell’azienda stessa, ma ci sono delle spese comuni nell’avvio dell’attività, che valgono indipendentemente dalla tipologia della start up stessa. Spesso si considerano come costi soltanto quelli legati alla burocrazia invece vanno considerati anche quelli legati alla ricerca per garantire la riuscita del progetto, di esperti per la redazione di un business plan, spese per le tecnologie (software, macchinari, eventuale sito web), spese per attrezzature e forniture di base che serviranno per l’attività dell’azienda e spese per la pubblicità del prodotto e/o servizio offerto dalla start up. Infine, e non per ultimo, le spese per il personale altamente qualificato e, facendo due calcoli, 20mila euro per 3 anni sono 6.666,00 euro all’anno che diviso 12 mensilità sono 555,50 euro mese per tutte le spese sopra citate. E qui c’è da preoccuparsi. Forse sarebbe stato più onesto fermarsi all’opportunità di incubazione gratuita per chi non può permettersi una sede in questo particolare momento storico. Sarebbe stato forse più giusto e onesto, parlare di contributo economico di 20mila euro annui, ed è già poco. Ma questo progetto “Cosenza Open Incubator”, ci chiediamo, oltre la sede e la finalità, quali servizi ed attività ha previsto per avere avuto assegnato un milione di euro? Una domanda è opportuna: a fronte di 10 progetti selezionati per un ammontare totale di 200mila euro (20 mila ciascuno per 3 anni) ne restano altri 800mila, a cosa sono destinati? E se non sono destinati ad attività e servizi specifici già programmati e presenti nelle schede del CIS, perché allora il contributo economico previsto per le nuove idee non è stato pensato per un importo un po’ più adeguato a quanto richiesto nell’avviso? Cercheremo di capire meglio tutto seguendo l’evolversi della questione “Cosenza Open Incubator”.
Firmato dai Delegati del Movimento civico NOI tra i quali quelli al Welfare e Politiche Sociali, alla Famiglia, al Lavoro, all’Innovazione Tecnologica, ai Rapporti tra Cittadini e Fisco, alla Scuola.
Maria Luisa Celani, Vincenzo Capocasale, Domenico Esaltato, Luigi Vizza, Roberto Perri, Mario Timpano, Franco Garofalo, Vincenzo Zicaro, Concetta Barillaro, Maria Ciliberto, Giuseppe Capalbo, Maria Francesca Abate, Patrizia Gardi, Patrizia Pace.