a cura dei Delegati del Movimento NOI/
Oramai è una consuetudine, alle parole ci siamo abituati. Tante parole, tante dichiarazioni ma nessuna di queste che si è poi trasformata in fatti tangibili. I politici locali e i profeti della sanità assunti con lauti stipendi e pagati con denaro pubblico, il nostro, quotidianamente sfornano dichiarazioni su programmi e progetti, nessuno dei quali finora ha portato alla risoluzione di un solo problema.
Bisogna comprendere se, come ha giustamente dichiarato Fabio Gallo Portavoce nazionale del Movimento NOI, al Presidente del Consiglio Mario Draghi interessi o no la Calabria e, soprattutto, se veramente vuole cambiare le cose.
Quando nel cuore della Pandemia, a Cosenza, si vede un codazzo di centinaia di persone che protestano contro il Presidente Eugenio Guarascio per la retrocessione della squadra di calcio in serie C e, al contrario, 4 gatti in alcuni appuntamenti importanti come quello della diretta da Cosenza su La7 sulla questione Sanità calabrese, qualche dubbio se fossimo il Presidente Draghi anche a noi verrebbe. Evidentemente siamo oramai cosi abituati ad essere comandati, che l’alternanza politica commissariale ai cittadini non interessa proprio più.
Questo però è un problema serio, perché chi prima, chi dopo, tutti potremmo trovarci difronte al grave problema della mala sanità a meno che non si ha l’amico di turno o non si decida di prendere il famoso aereo/treno della speranza. Ovviamente, gli apicali assunti da fuori come salvatori della patria, sono mossi soltanto dall’idea di far quadrare i conti, e quindi compiere il loro compitino. Ma, ripristinare dalle fondamenta la sanità calabrese, non è solo questo. Qui bisogna riorganizzare tutto partendo dalla preistorica macchina assistenziale per garantire non diciamo una ottimale ma quantomeno decente sanità ai cittadini calabresi. Le parole e i comunicati stampa dei vari soggetti politici con le false promesse non servono più, adesso servono solo i fatti. Che purtroppo non arrivano. Per risolvere i problemi è importante unire competenza innanzitutto, abnegazione verso quello che si sta facendo e, soprattutto, senso di appartenenza. Fino ad oggi, però, soltanto passerelle. Si ha chiara l’impressione che al Governo centrale nulla importi delle sorti della Calabria e qui torna ad essere centrale e davvero opportuno l’urlo di Fabio Gallo su La7.
Sono trascorsi mesi oramai ed il pronto soccorso di Cosenza è decimato, è acefalo per la mancanza di un primario e, inoltre, di personale paramedico ed OSS, per poter fornire agli ammalati il minimo dell’assistenza. Di quei famosi primi 3 medici promessi che poi sono diventati sei, neanche l’ombra. Sono stati assunti per l’emergenza Covid 4 giovani medici che ironia della sorte non appena finirà lo stato di emergenza automaticamente concluderanno il loro contratto. Sono rimasti 7 medici (tutte donne) ai quali si aggiungono 4 medici che lavorano ai codici bianchi che affetti da talune inabilità sono esonerati dall’assistere l’emergenza. Il resto dei turni, è coperto da medici che lavorano a prestazioni aggiuntive provenienti da altri reparti e fanno lo straordinario. E i poveri unici sette medici rimasti, talvolta, devono sobbarcarsi turni anche di 18 ore, per senso di responsabilità ma soprattutto come si diceva prima, senso di appartenenza. Perché è vero che se le competenze vacillano ma si è dotati di abnegazione e spirito di appartenenza i risultati si ottengono.
Diciamo a gran voce alla dott.ssa Mastrobuono e al dott. Barbato che non è corretto nei confronti di un popolo stare qui solo per onere del contratto o per svolgere il compitino, se veramente non si ha interesse a risolvere i tanti e difficili problemi bisogna dimettersi. Inoltre, chiediamo al commissario Longo di voler procedere con nomine di persone che nello stesso campo hanno ottenuto risultati eccellenti come ad esempio il Colonnello Maurizio Bortoletti, ricordandogli che, seppur per una poltrona così pesante e prestigiosa come lo è appunto quella dell’AO di Cosenza, ha individuato Isabella Mastrobuono, manager con un trascorso professionale alle spalle, alla stessa, pare non manchino alcuni scheletri nell’armadio.
Uno di questi, nel Lazio, ha fatto molto rumore. Ricordiamo infatti che, nell’autunno del 2015, la Mastrobuono è direttore generale dell’Asl di Frosinone ed è in corsa per andare a dirigere un altro ospedale molto prestigioso della città’, ma, il presidente della Regione Nicola Zingaretti letteralmente la “silura”. Per una ragione secca e semplice, dunque, non ha raggiunto gli obiettivi aziendali all’interno dell’Asl e l’organismo indipendente di valutazione l’ha sonoramente bocciata. Ma gli obiettivi da raggiungere, secondo Mastrobuono, sarebbero stati inseriti in corso d’opera dalla Regione e dall’Asl e non sarebbero stati presenti al momento della sottoscrizione del contratto. Alla Mastrobuono, stando al dossier redatto all’epoca dall’Organismo indipendente di valutazione della Regione Lazio, venne contestato il mancato abbattimento delle liste di attesa, il ritardo nell’adozione del bilancio, il ricorso ad assunzioni non autorizzate dalla Regione. Un altro degli aspetti più criticati è risultato essere quello del sovraffollamento dei Pronto Soccorso nel Dea di Frosinone e nella struttura di Sora. La media del punteggio ottenuto dalla ex manager risultò pari a 6,4 mentre il minino richiesto era pari a 7. Ciononostante, quattro anni dopo, l’ex direttore della Asl di Frosinone evidentemente meritò un premio, e fu nominata nuova Manager dell’AO di Cosenza.
A questo punto, sarebbe forse opportuna una maggiore osservanza da parte della Commissione Sanità del comune di Cosenza e, in tal caso, ci rivolgiamo alla dottoressa De Marco consigliandole una maggiore vigilanza dell’operato dei vertici dell’AO e dei risultati ottenuti finora che appaiono, presumibilmente, vicini allo zero. Perché, se è pur vero che le elezioni sono vicine, e bisogna prepararsi, la salute dei cittadini in questo momento è certamente la maggiore priorità.