a cura di Adolfo Antonio Rogano/
Da troppi anni si registrano violenze contro i medici ed il personale sanitario tutto, poco o niente è stato fatto in questi anni, la politica per lungo tempo è stata latitante e temo che lo sia ancora anche dopo l’approvazione della legge degli ultimi giorni.
Solo qualche anno fa, Giletti nella nota trasmissione domenicale: “Non è l’arena”denunciò pubblicamente, questa realtà, in seguito a ripetuti episodi di violenza perpetuati ai danni di alcuni medici di Guardia Medica in Sicilia ed in Sardegna.
Da allora si è incominciato a parlare e a prendere coscienza che questo è un problema serio che va affrontato nelle aule parlamentari senza se e senza ma.
E’ vero che molte competenze in materia sanitaria sono passate alle regioni, dopo il flamigerato referendum costituzionale del 2001, ma per un tema così delicato è stato d’obbligo un intervento parlamentare.
Il 55% dei medici ospedalieri subisce violenze fisiche e psichiche, ma l’80% degli episodi non viene denunciato. I più colpiti sono gli psichiatri e i medici di Pronto soccorso. L’indagine di qualche tempo fa promossa da ASSOMED, ha visto la partecipazione di 19 regioni con percentuali di risposte variabili, e picchi in Lombardia, Campania, Veneto; evidenziando un chiaro mutamento rispetto all’ultimo sondaggio del 2018. Solo il 21% delle risposte di oggi proviene dalle regioni del sud e delle isole, rispetto al 70% del 2018, mentre il 57% arriva dalle regioni del nord ed il 22% da quelle del centro. Questo dimostra che la violenza sugli operatori sanitari, per lungo tempo attribuita prevalentemente a regioni del sud Italia ed alle isole dove le situazioni socio-economiche e sanitarie sono più complesse, è ormai diventato fenomeno largamente diffuso su scala nazionale.
Vi è poi il tema del sovraffollamento del Pronto Soccorso, che risulta dall’indagine la struttura organizzativa con il più alto tasso di aggressioni verbali e fisiche, con percentuali insostenibili per chi vi lavora ,alla radice del burnout di medici e infermieri. Ma è tutto il sistema ospedale e la sua complessa organizzazione che deve farsi carico del pesante fardello del problema overcrowdin. Occorre mutare velocemente sia l’attuale organizzazione delle cure, soprattutto in emergenza urgenza, sia il paradigma dell’accettazione del paziente, umanizzando l’accesso alle cure prima e più che le cure stesse. Umanizzare vuol dire valorizzare figure professionali che fino ad oggi sono state poco e male coinvolte nei percorsi di cure, quali assistente sociale e psicologo, che possono diventare strumento di rassicurazione durante l’attesa.
E’ di qualche settimana fa,in epoca covid 19 la legge approvata in parlamento che prevede pene più severe per chi aggredisce gli operatori sanitari. La novità principale della legge in questione è l’inasprimento delle sanzioni penali e civili nei confronti di chi adotta comportamenti violenti o intimidatori ai danni del personale sanitario.Una legge grazie alla quale medici, infermieri ed Oss, spesso vittime di minacce e aggressioni, saranno tutelati dagli episodi violenti in corsia. Al centro del provvedimento c’è la modifica del Codice penale e di altre disposizioni per il contrasto delle aggressioni nei confronti del personale medico e di quello impegnato nei servizi sociali, in particolare l’inasprimento delle sanzioni: nelle ipotesi più gravi fino a 16 anni di carcere. “Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque tenga condotte violente, ingiuriose, offensive o moleste nei confronti di personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o di incaricati di pubblico servizio presso strutture sanitarie socio-sanitarie pubbliche o private è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 5.000.”.
Inoltre si vuole istituire presso il Ministero della Salute un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori sanitari adibito al monitoraggio degli episodi violenti e all’attuazione delle misure preventive e repressive dei comportamenti illegittimi.
Aggiungo inoltre che vi dovrebbe essere l’obbligo dei direttori sanitari di vigilare e tutelare la sicurezza dei dipendenti attraverso l’ausilio di un sindacato serio e indipendente.Opportuno sarebbe istituire dei posti di polizia nei PS che monitorino la situazione ed intervengano prima che qualche mal intenzionato vada in escandescenza perchè esasperato da un sistema sanitario al tracollo