a cura di Cristian Tarsia/
Il bello è buono… eppure i cosentini non riescono a percepirne i vantaggi, o almeno, non oltre i tagli di nastri e i giochi di luce. In tempi di garantismo e depressioni “certificate” la prudenza è d’obbligo, anche laddove i fatti, documentati, siano incontrovertibili.
Stiamo scherzando? “Essere o non essere”, città dei bruzi o città dei topi (?) … questo è il problema, serio però!
Nessuna attenzione da parte dell’Asp, per i roditori che assediano Cosenza, e nessuna dichiarazione, formalmente accettabile, da parte dell’amministrazione comunale, la più comunicativa degli ultimi 50 anni – nell’era digitale ci mancherebbe. L’auto conferimento della nomenclatura “Buone Pratiche“, rapportata allo stato dei fatti è un abominevole contraddizione, andrebbe bandita.
E’ veramente questa la politica del fare che taluni vorrebbero esportare fuori dal capoluogo, o è tutta una messa in scena, magari in vista della parata del 2 giugno? Sfilerà il pifferaio magico, con al seguito i topi?
Troppa verità in questa metafora, meglio ridimensionarsi, perché l’argomento è della massima serietà: siamo in piena emergenza sanitaria! I bambini che abitano nei quartieri occupati dal fenomeno in questione, non sono figli di un dio minore, così come tutti gli altri residenti, tuttavia, la mediocrità nell’affrontare il problema non può che essere tradotta in vera e propria assenza istituzionale. Non occorre aggiungere altro se non “dimettetevi tutti“!
La città di Cosenza ha tollerato abbastanza, intervenga il Ministro dell’Interno.