ANSA 28 marzo 2023/
Incentivi a medici e infermieri dei Pronto soccorso già a partire da giugno, stretta sul ricorso ai camici bianchi ‘gettonisti’ e aumento delle tariffe da 60 a 100 euro per le prestazioni mediche aggiuntive, ovvero gli straordinari dei medici finalizzati a snellire le attese.
Contro le carenze di personale nella Sanità pubblica arrivano delle misure ad hoc, sulla base del decreto bollette approvato oggi in Consiglio dei ministri. “Con questo primo decreto si vanno a limare alcune criticità presenti all’interno del nostro Sistema sanitario nazionale, penso al superamento del vincolo di esclusività per gli infermieri”, ha spiegato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
In particolare, gli infermieri “potranno esercitare la professione anche oltre l’orario lavorativo dando la possibilità di perequare quella differenza che c’è tra i fabbisogni e la disponibilità dei professionisti”.
L’obiettivo è anche quello di limitare il ricorso ai medici a chiamata: potranno essere impiegati dalle aziende sanitarie solo in caso di necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza possibilità di proroga, a seguito della verificata impossibilità di utilizzare personale già in servizio o di assumere gli idonei.
Inoltre, i medici e infermieri a gettone potranno essere assunti esclusivamente nei reparti di emergenza-urgenza ospedalieri, per un periodo non superiore a dodici mesi, e dovranno essere in possesso dei requisiti di professionalità previsti. Verrà stabilito un tetto massimo per la loro retribuzione. Si punta parallelamente a bloccare le fuoriuscite di professionisti dal Ssn, anche prevedendo incentivi per le categorie più esposte come i medici dei Pronto soccorso: sono previsti fondi pari a 200 milioni di euro, la cui disponibilità è stata anticipata da gennaio 2024 a giugno 2023.
Al contempo, però, si stabilisce che il personale sanitario che interrompe volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura sanitaria pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce servizi in regime di esternalizzazione, non può chiedere successivamente la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Ssn. E contro le carenze scendono in campo pure gli specializzandi. Fino al 31 dicembre 2025, in via sperimentale, i medici in formazione specialistica possono infatti assumere, su base volontaria e al di fuori dall’orario dedicato alla formazione, incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri, per un massimo di 8 ore settimanali.
Per tali attività è corrisposto un compenso orario, che integra la remunerazione prevista per la formazione specialistica, pari a 40 euro lordi. Sempre al fine di fronteggiare la grave carenza di personale, fino al 31 dicembre 2025 è poi consentito l’esercizio temporaneo delle professioni sanitarie in base ad una qualifica professionale conseguita all’estero. Sul fronte della spinosa questione del payback, è stato invece istituito un contributo statale, che dovrebbe ammontare a 1,1 mld per il 2023, per il ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici. Una stretta si prevede anche per il contrasto alla violenza contro i camici bianchi. Ogni atto di violenza contro i professionisti sanitari viene infatti qualificato da oggi come ‘lesione grave’ ed è punibile con la reclusione da 4 a 10 anni, come già stabilito dalla legge 113/2020 sulla sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie.
Intanto, è ripresa all’Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni) la trattativa per il rinnovo del Contratto di lavoro 2019-2021 della dirigenza area medica e sanitaria. Il confronto “sta procedendo ma le distanze restano ancora profonde e non è stata ancora trovata una sintesi, soprattutto rispetto ai nodi riguardanti le relazioni sindacali ed i percorsi di carriera”, afferma Andrea Filippi, segretario nazionale della Cgil Funzione pubblica. Il prossimo incontro è in programma per il 3 aprile.