a cura di Roberto Perri Delegato Scuola Movimento Noi/
Il Governo il 6 aprile approva all’unanimità il nuovo DEF (il Documento di Economia e Finanza che definisce le linee principali di politica economica del Paese) 2022-24. Frena la crescita stimata del Pil programmatico, che dal precedente 4,7% viene fissata al 3,1%. Deficit confermato al 5,6%, pressione fiscale in contrazione di qualche decimale, inflazione in forte aumento.
Cosa è previsto per la scuola e l’università?
Secondo quanto si legge nel documento, diminuisce la spesa per la scuola. Nel 2020 la spesa pubblica è stata pari al 4% del totale, ma scenderà al 3,5% nel 2025 per mantenersi intorno a quella cifra negli anni successivi. Partendo da un livello pari al 3,4 per cento del PIL nel 2026, l’indice di spesa presenta un andamento stabile nei primi anni e lievemente decrescente fra il 2030 e il 2040. Tale riduzione è dovuta al calo degli studenti indotto dalle dinamiche demografiche previste. Tuttavia, tra il 2040 e il 2055, la dinamica di spesa evidenzia un leggero aumento di circa 0,2 punti percentuali di PIL, che si riassorbe successivamente. Al 2070 la spesa in rapporto al PIL converge verso un valore pari al 3,4 per cento. Viene istituito, inoltre, un apposito fondo per le assunzioni di personale a tempo indeterminato da parte delle amministrazioni dello Stato, degli enti pubblici non economici nazionali e delle agenzie. Altre risorse sono dirette alla valorizzazione della professionalità dei docenti e dei dirigenti scolastici.
In ambito scolastico, si legge nel documento, sono prorogati fino al termine delle lezioni dell’anno 2021/2022 gli incarichi temporanei di personale docente e tecnico amministrativo con contratto a tempo determinato. Inoltre, sono incrementate le risorse, nell’ambito del Fondo di solidarietà comunale, per il potenziamento dell’offerta degli asili nido e dei servizi educativi per l’infanzia.
A favore dell’università e della ricerca sono previsti: l’incremento del fondo di finanziamento ordinario delle Università, di quello per il finanziamento ordinario degli enti di ricerca, il rifinanziamento del fondo italiano per la scienza e l’istituzione del fondo per le scienze applicate, destinato a promuovere la competitività del sistema produttivo nazionale, attraverso la valorizzazione della ricerca industriale e dello sviluppo