Il programma Next Generation Europe mette a disposizione un ammontare di risorse imponente (750 miliardi di euro) per rilanciare la crescita, gli investimenti e le riforme. Per salvaguardare le future generazioni in Europa. Il Pnrr presenta un quadro molto chiaro e preciso della difficile situazione in cui verte l’istruzione in Italia: dalle carenze nell’offerta di servizi per l’infanzia, alla fatiscente edilizia scolastica, alla povertà educativa in alcune zone del paese, al difficile legame tra scuola e mercato del lavoro, con la non corrispondenza tra le competenze richieste dalle imprese e quelle imparate a scuola. Sono problemi noti e spesso dibattuti.
Nel Piano Nazionale, approvato dal Consiglio dei ministri il 24 aprile, i progetti di intervento legati all’Istruzione e alla ricerca sono trattati nella MISSIONE 4: sono 8 i punti critici sui quali si intende intervenire e altrettanti gli obiettivi che si vogliono raggiungere. La Componente riguardante il “Potenziamento dell’Offerta dei servizi di Istruzione” del PNRR, è finanziata con 20,9 miliardi – di cui 19,44 dal PNRR e 1,45 miliardi dal React EU. Sono previsti 4 ambiti di intervento: l’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione (10,6 miliardi), il miglioramento dei processi di reclutamento degli insegnanti (0,8 miliardi), il potenziamento delle infrastrutture scolastiche (7,6 miliardi) e la riforma dei dottorati (0,4 miliardi).
Meno ben definite sono le politiche per il lavoro – inserite nella missione “inclusione e coesione”. Gli obiettivi generali prevedono il potenziamento delle politiche attive del mercato del lavoro e della formazione professionale, il rafforzamento dei centri per l’impiego e l’acquisizione di nuove competenze da parte delle nuove generazioni. Le risorse previste sono ingenti, quasi 7 miliardi di euro. Ai giovani sono dedicati due programmi di investimento, per quasi 1,3 miliardi di euro. Sistema duale (nel Piano nazionale nuove competenze) e apprendistato sono potenziati per promuovere l’acquisizione di nuove competenze tecniche, che favoriscano l’incontro tra istruzione e mercato del lavoro. Anche il servizio civile universale è incrementato, per consentire a un maggior numero di giovani di accedere a un percorso di apprendimento non formale in aree specifiche, tra le quali protezione civile, patrimonio ambientale, storico, artistico e culturale, agricoltura sociale, tutela dei diritti umani.
Sorgono spontanee alcune domande e dubbi:
Nel segmento della scuola dell’obbligo e del ciclo superiore c’è proprio poco, in tale segmento non c’è bisogno di interventi? Questo segmento non meriterebbe un punto di vista privilegiato, con risorse adeguate e interventi di medio e lungo termine?
Sorgono dubbi anche sulle politiche per il lavoro, in particolare sulla effettiva realizzazione dei programmi. Il Sistema duale prevede che le risorse siano erogate dalle Regioni per i percorsi di formazione professionale. Le esperienze del passato in merito non sono eccellenti.
Sono domande che meritano una risposta perché la formazione dei giovani è il cuore del nostro sistema economico e produttivo.
Dai tempi del Piano Marshall nessun governo ha avuto tante risorse da utilizzare. Speriamo che basti.