In un momento così drammatico, quello emerso a causa del Covid19, la più grande forma di Carità è quella sociale, culturale e politica. Nel grande silenzio che ha portato via tante vite umane, ricordi, amori, speranze, la paura si è fatta grande e l’incertezza del futuro si misura con un metro che non mente mai: l’economia delle Aziende che ricade sulla Famiglia e sui singoli lavoratori, prima isolati e poi abbandonati alla graticola della burocrazia, delle Banche e della poca chiarezza delle regole da seguire.
DON LUIGI STURZO E SAN FRANCESCO DI PAOLA
Più grande della morte, quella di non riuscire a vedere e toccare con mano il domani. In questo grande silenzio sono tornate dal passato le parole forti di don Luigi Sturzo che ci dimostra che non è facile morire se si ha qualcosa da dire per il bene comune, così come quelle di San Francesco di Paola, colosso di umiltà e incarnazione della Carità, che ci insegna ad aprire gli occhi del cuore e rinnegare proventi dalle ruberie ai deboli, agli ultimi, per indossare le ali dorate della giustizia sociale, culturale e politica volta sinceramente al bene comune. E NOI, sull’esempio di Don Luigi Sturzo abbiamo qualcosa da dire e da attuare ispirandoci all’approccio che anche San Francesco di Paola ci insegna ad avere con il danaro, quando esso non è frutto del lavoro e giustamente meritato.
E così, l’alito di sorella morte, trasportato dal più piccolo degli esseri che a lei ci consegna quando non ci trova pronti a fronteggiare le crisi, ci insegna a vivere bene e ci ricorda il senso della parole di Paolo di Tarso, san Paolo, quando ci dice che “passa la scena di questa vita”.
IL GRANDE SILENZIO
Il Grande Silenzio ci ha offerto l’occasione di vedere il Dio Padre di tutti entrare e abitare le nostre case, sedersi con noi a tavola, vivere insieme a noi nelle nostre piccole cose, rispolverare con noi i ricordi, e addormentarci sussurandoci nella notte parole di amore e speranza nella nuova alba: l’alba del nuovo domani. Un giorno nuovo per una vita nuova, più responsabile e cosciente del fatto che a noi tutti è concessa la possibilità di morire e rinascere ogni volta che abbiamo bisogno di cambiare. E noi sappiamo di avere bisogno di cambiare. Abbiamo bisogno di una vita nuova ma anche di una nuova presenza nella vita sociale, culturale e politica che ci renda partecipi.
IL TEMPO DELLA RINASCITA
Qui, ci troviamo al bivio nel quale il destino per il cinico o la provvidenza per chi ha fede, ci ha condotti il Covid19 e tutto quanto esso ha rappresentato: rinascere o no. E NOI abbiamo deciso di rinascere a vita nuova e se anche dovessimo correre come bambini verso le braccia della mamma e qualcuno dovesse cospargere la nostra corsa di spine, sappiamo che non ci fermeremo fino a quando l’abbracceremo.
IL TEMPO DI UNA “NUOVA PRESENZA” IN POLITICA
A NOI tocca dare vita a questa Nuova Presenza in politica che si ponga obiettivi in grado di assicurare lavoro, remunerazione, sviluppo, libertà e indipendenza. E ciò sarà possibile solo se alle parole si è in grado di sostituire una visione del domani da raggiungere attraverso una vita progettuale istituita su competenze e capacità di orientare una comunità, un territorio, verso il perfetto utilizzo delle sue risorse.
FARE BENE IL BENE
Insieme, seminando giustizia sociale, raccoglieremo quella politica con la “P” maiuscola auspicata per la rinascita del nostro Paese, ma prima ancora, della nostra coscienza che è la radice salda della democrazia di cui tutti abbiamo bisogno e che trova la sua più alta forma di rappresentazione, nella nostra Costituzione. Mettiamoci al lavoro. Fare il bene è difficile. Ancor di più raggiungere il nostro obiettivo: fare bene il bene.
Ma con fede, rispettando la dignità di tutti, trovando il coraggio di dire le cose, accogliendo chi ci chiede una mano, rialzando il nostro fratello caduto, consapevoli di essere strumento del domani nostro e di chi verrà, rispettando la natura che ci accoglie, noi, ci riusciremo.