a cura di Cristian Tarsia/
Se è una guerra che si combatte a colpi di inciviltà, come gente di Calabria, rischiamo di vincerla. Non può essere altrimenti, non dopo le lettere strappalacrime di genitori e figli, nè dopo le accuse di razzismo nei confronti del direttore del quotidiano “Libero”, Vittorio Feltri. Quale modo peggiore di dare ragione a quest’ultimo…! Siamo all’altezza delle altre regioni, province e città italiane nella condotta istituzionale? NO. Sappiamo adattarci alla carenza di dispositivi di protezione individuale, quando in ballo c’è la vita nostra e quella dei nostri congiunti? ASSOLUTAMENTE NO!!
E’ una riflessione amara, che va ben oltre la mancata distribuzione delle mascherine. Sarebbe stato più giusto, per una mera questione di coerenza, oltre che di orgoglio regionale, se ognuno avesse fatto la sua parte. L’ennesima beffa, dunque, giunge dalla “autodiagnosi”, dalla supponenza, in barba a quanti avrebbero voluto sottoporsi al tampone senza riuscirvi. E’ di queste perle che si riempie l’almanacco delle brutte figure, gesti di arbitrario menefreghismo dispensati nelle occasioni più improbabili. Abbiamo un serio conflitto con la logica, bisogna prenderne atto, poiché in alternativa al rischio di essere additati come “untori”, alcuni cittadini prediligono la strada dell’incertezza, della penombra. Guardatevi allo specchio, brava gente, e chiedetevi se siete disposti a difendere individui capaci di preferire l’ambiguità alla sicurezza.
Può considerarsi un gravissimo episodio di inferiorità culturale? CERTO CHE SI. È tristissimo scriverlo, ma ancor di più accettarlo e fare finta di niente. Il rapporto con la verità è sempre più logoro, girarsi dall’altra parte significa supportare i mali di ieri e di oggi. L’ignoranza non ha epoca, poiché ringiovanisce ogniqualvolta uno sciocco si inginocchia a venerarla.