a cura della Redazione/
Il delegato del Movimento NOI ai Rapporti con il Clero e la Famiglia, Vincenzo Capocasale, scrive al neo Assessore del Comune di Cosenza Alessandra De Rosa, un’accorata lettera che evidenzia i danni collaterali del Coronavirus su tutta quella parte debole della nostra società. Vincenzo Capocasale, è parte integrante e considerato una colonna solida del volontariato nella Città di Cosenza. Punto di riferimento anche per molti giovani migranti che da lui apprendono la lingua italiana, si occupa insieme a tanti generosi volontari anche della mensa della struttura dell’Arcidiocesi di Cosenza Bisignano nota come “Casa Nostra” e realizzata con i fondi dell’otto per mille. Qui a seguire la lettera.
“Cara Alessandra, in virtù della nostra antica amicizia che ci ha fatti condividere tanti bei momenti di volontariato, scrivo per ricordare a Te – di cui ho piena fiducia – il “disagio” di coloro per i quali insieme abbiamo preparato il pranzo. Io di loro – standoci a stretto contatto – conosco storie di vita, di sofferenze e di abbandoni, perché non è solo la fame di cibo che dobbiamo saziare. Grazie all’insegnamento della nostra lingua ai non italiani, di loro ho condiviso storie e nostalgie per affetti abbandonati, cercando di asciugare, per quanto io potessi le loro lacrime di solitudine. Noi, nel pieno delle restrizioni alle nostre personali libertà quotidiane di potere uscire dalle nostre abitazioni come forma di contenimento del contagio, abbiamo la possibilità di rifugiarci nelle nostre case, senza renderci conto che per “loro” il problema è diverso e più grave. Perché “loro” un casa non ce l’hanno, se non le panchine dell’autostazione o quelle dei giardinetti cittadini, o l’atrio del Cinema Italia, o la desolata sporcizia della stazione ferroviaria! Conosciamo entrambi quelle associazioni benemerite che assicuravano a questa “umanità” un servizio di docce o di medicina preventiva, che oggi non è più assicurato. Mi chiedo allora se si riuscirà ancora ad assicurare loro almeno un pasto caldo, atteso che la grande distribuzione ha praticamente azzerate le consegne e le scorte, oltre che di cibi, anche di guanti e mascherine che si fanno sempre più esigue? Proprio oggi uno dei giovani – al quale ho insegnato la nostra bella lingua – in risposta a un mio post ironico su una piattaforma social dove invitavo a non uscire di casa per comprare le zeppole di San Giuseppe, mi ha scritto: “ma io che sono senza casa, dove posso stare io? Io che sono un senzatetto e quindi senza la possibilità di potermi lavare io mi ammalerò prima di ogni altro di corona virus!” Mi sono sentito spaccare il cuore leggendo queste parole e allora ho deciso di scriverti. È per questo che, concludendo, ti chiedo, ci vogliamo pensare, se non a risolvere, almeno ad affrontare questo problema? Aspetto un tuo intervento e ti ringrazio per quanto vorrai e potrai fare”.
Vincenzo Capocasale