a cura di Cristian Tarsia/
“Dammi i tuoi voti e continua pure a fare il fantasma”.
Cosenza assediata dai rifiuti, la “grande monnezza” ruba la scena al fascino farlocco del cemento, della ruggine, dei plasticoni. Un comune non in grado di riscuotere i tributi, difficilmente riesce a mantenere gli impegni. Non poter garantire un servizio, importantissimo, come quello di raccolta dei rifiuti è una sconfitta non solo politica, ma civica. Tutti perdiamo quando la nostra salute è insidiata da spazzatura, disseminata in ogni dove. Sacchetti lacerati e maleodoranti colorano le nostre strade, i marciapiedi, le periferie, con tonalità cromatiche lontanissime da quelle di luminarie, palchi e passerelle.
Quali “percorsi di rigenerazione urbana” meriterebbero di essere esportati oltre i sette colli del capoluogo? Non esiste alcun percorso di rigenerazione, figuriamoci urbana. Non si tratta di un problema di prestanza politica. Quello di noi cittadini è un concorso di colpa, nell’aver sempre fatto finta di non vedere, di non sapere, COME e con CHI venivano affollati gli uffici più importanti dei nostri enti locali. Il tempo ci ha presentato il conto: immondizia dappertutto, reti idriche ridotte a un colabrodo, sprofondamenti urbani, trasporti pubblici tra i peggiori del Sud Italia. Il tutto al massimo delle aliquote. E per fortuna a quelle c’è un limite!
E’ mai possibile che una amministrazione, per così dire “virtuosa”, conceda margini di evasione ai furbi, ai fantasmi dall’abbandono facile, a quei signorini (per usare un eufemismo) che si nascondono nella massa, consapevoli di farla franca poiché forti di un compromesso morale?
Visto che il coraggio di combattere i nostri demoni scarseggia, è normale che poi qualcuno chieda spiegazioni a Matteo Salvini: non si può venire a Cosenza ad esternare il desiderio di una “nuova classe politica”, se poi quella vecchia continua a fare il bello e cattivo tempo, a suon di presunte dichiarazioni di coalizione. Duole essere così franchi, ma i cosentini hanno dimostrato, in più occasioni, di non avere spalle abbastanza forti per permettersi un “NO” a chi li ha resi servi. Un fantasma dei tributi è garantito dal suo padrino politico. Risparmierà 50, 80, 100 euro di TARI l’anno. In cambio, lo stesso fantasma, è libero di vivere tra i topi, nella sporcizia… “tanto la colpa è di tutti”. E’ vendersi per poche decine di euro a fissare il prezzo degli individui, a creare i requisiti per trattarli da schiavi elettorali, immeritevoli di acqua corrente per l’intera giornata, di ospedali dignitosi, di meritocrazia.
Questo sacco di verità, dove lo buttiamo ?