cura di Angelo Falcone, Delegato alla Salute/
Cinque codici numerici (ai quali si possono accostare cinque colori, uno in più di oggi) per identificare la gravità del paziente, tempi certi di attesa, gestione del cronico sovraffollamento. Nell’accordo Stato-Regioni raggiunto il 1 agosto, è contenuta una nuova riforma del Pronto soccorso.
Gli obiettivi, scrive il Ministero della Salute nel documento, sono quelli di realizzare l’effettiva presa in carico della persona e degli accompagnatori dal momento in cui si rivolgono al Pronto soccorso; assicurare la valutazione professionale da parte di un infermiere specificatamente formato; garantire l’assegnazione del codice di priorità attraverso la considerazione dei bisogni di salute dell’assistito, delle sue necessità di cura e del possibile rischio evolutivo. Utilizzare un sistema codificato di livelli di priorità d’accesso alle cure; disporre di un sistema documentale adeguato e informatizzato.
Detto così è tutto bellissimo, ma vogliamo parlare della realtà, e particolarmente della realtà che viviamo ogni giorno nei nostri nosocomi? Vogliamo parlare di Cosenza, Castrovillari, Corigliano – Rossano?
La realtà è che in Italia mancano oltre 2.000 medici di medicina e chirurgia d’urgenza, che il 70% di questi mancano al sud e che di questo 70% la maggior parte manca negli ospedali con il più grande numero di richieste d’intervento. Ed è il medico che deve visitare i pazienti. Con un numero così esiguo di medici è impossibile rispettare i tempi massimi di attesa previsti.
Quindi poniamoci una domanda: “I nuovi codici sono un’ulteriore presa in giro per i pazienti, o è finalmente un primo passo per la riorganizzazione di ospedali oramai al limite del tracollo, inadeguati e con un personale, che pur in gran parte professionalmente valido, è risicato nei numeri e costretto a lavorare in strutture da terzo mondo?”.