a cura di Cristian Tarsia/
“Se l’espressione del voto fosse una scatola di spilli, i giornalisti, in particolar modo quelli televisivi, avrebbero gli strumenti giusti per punzecchiare gli attori di questa tornata elettorale, tuttavia, l’insistenza nel voler mettere i due alleati di Governo, ai ferri corti, non farà altro che agitare i mercati. Un luogo comune, questo, che potrebbe trovare non pochi apprezzamenti tra le fila dei poteri forti.
E’ veramente una questione di migrazione elettorale? La chiave di lettura è un’altra, talmente palese quanto impronunciabile, figlia del professionismo politico e non di statisti degni di tale titolo. Mentre a sinistra qualcuno ha bruciato tutti sul tempo, esordendo col gettonato «dobbiamo ripartire dai territori», a destra – perché il centrodestra è oggettivamente superato – le apparenti discrasie di un anno fa, hanno ceduto il posto a una fattiva condivisione di intenti, questo Salvini e Meloni lo hanno capito bene.
Senza troppi giri di parole: la Lega ha raccolto i frutti di un’attenzione costante su temi particolarmente cari agli italiani, su tutti, quello della sicurezza; il Partito Democratico ha solo formalizzato il rientro dei grillini delusi dall’alleanza col carroccio, un fatto che non è recentissimo e che risale alla scorsa estate (non dimentichiamoci delle tensioni tra il Ministro dell’Interno e il Presidente della Camera); il Movimento 5 Stelle, alla sua prima esperienza di governo, in un contesto di convivenza obbligata, ha semplicemente subito la pressione psicologica di chi, dopo estenuanti sforzi, avrebbe voluto dimostrare immediatezza, in un esecutivo che è nato sotto la cattiva stella delle lungaggini; Forza Italia ha pagato lo stato di smarrimento in cui riversa da mesi, penalizzata da quel fortino che era la Calabria fino a qualche mese fa e che oggi, purtroppo, colleziona brutte figure; Fratelli d’Italia non poteva che aspettarsi un risultato positivo. All’opposizione autonoma e responsabile, ha aggiunto una serie di iniziative ed eventi strettamente legati all’identità nazionale. Famiglia, difesa dei confini, cristianità, tutela dei prodotti italiani, tutti temi verso
i quali l’Europa dell’ultimo decennio si è mostrata distante.
Certo, quella dell’astensionismo è stata una risposta severa, ma la gente non crede più all’elettorato virtuale, esige attenzione verso i problemi del Paese e non del gradimento. Quest’ultimo dev’essere un premio, non una dote per spostare gli equilibri. Ditelo agli esperti che campano dei dissapori tra partiti: gli italiani hanno altre priorità.”