a cura di Giovanni Palladino/
In gran parte gli italiani si stanno rivelando come un popolo razionale, che al momento del voto segue la retta ragione. Il fenomeno dell’astensionismo viene criticato da tutti i partiti e movimenti che si presentano alle elezioni, ma è una critica sbagliata, perché lo sciopero del voto è un atto del tutto razionale, logico, naturale, in presenza dell’attuale disastrosa situazione politica ben peggiore di quella del passato, che pur non brillava in materia di buon governo. I partiti del centro-sinistra litigano e si dividono, a danno della loro credibilità, mai dimostrata nei fatti sia nella prima che nella seconda Repubblica. I partiti del centro-destra sembrano uniti, ma in realtà non lo sono, divisione che manifesteranno un giorno dopo la loro eventuale vittoria elettorale. Il M5S ha del tutto fallito nell’obiettivo di conquistare il consenso degli astensionisti, che continuano a dimostrare la loro razionalità nel non dare fiducia a giovani inadatti al governo del Paese. Quanto è avvenuto di recente in Sicilia è sintomatico della grande irrazionalità (ovvero della immoralità) che domina da tempo nelle nostre campagne elettorali, con la ricerca di candidati abili nel “nutrire” vaste e affamate clientele. Quasi tutti i candidati con il più alto numero di voti sono stati definiti come “impresentabili”, sia perché figli ventenni di padri resi potenti dall’incestuoso connubio tra politica e affari (“così va il mondo” si dice, ma è pur sempre un brutto mondo), sia perché grandi produttori di costose promesse post elettorali.
È a questo modo di concepire la politica che da tempo volta sempre più le spalle la maggioranza degli elettori. Una maggioranza razionale. È a questa razionalità che deve convertirsi la politica per guadagnarsi il consenso degli elettori; è una razionalità che esige serietà, competenza e spirito di servizio in chi si candida a governare sia a livello nazionale che a livello locale. È la ragione che ci ha indotto a chiamare la nostra Associazione di cultura politica SERVIRE L’ITALIA, declinabile a livello regionale e comunale con i nomi delle singole regioni e delle singole città: SERVIRE IL VENETO, SERVIRE TREVISO, SERVIRE L’ABRUZZO, SERVIRE PESCARA, e così via, in modo da coprire il Paese con una rete di donne e di uomini seri e competenti al servizio del bene comune. Come lo fu don Luigi Sturzo, un sacerdote che ha testimoniato nel pensiero e nell’azione la grande validità dei suoi due “pilastri”: il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa. La ragione di tanta immoralità e inefficienza nel governo del nostro (e non solo del nostro) Paese? Molto semplice: la ragion di Stato e l’irrazionalità della politica hanno sempre calpestato la ragione morale. Finché non sarà questa a prevalere e ad essere rispettata, invano edificheranno i cosiddetti “costruttori”. Capire questa verità è un fatto molto razionale.