a cura di Adolfo Antonio Rogano/

Che strano paese l’Italia. Che brutta fine che hai fatto italietta mia. Sei come una bella donna, saggia, intelligente ed irraggiungibile. Anche fanatica direi, ma che dalle bellezze plasticose ti distingue l’intelligenza, perché sei tu a scegliere e non gli altri. Fai paura a tanti, che si tirano indietro, ma fai gola a molti che spesso, però, vorrebbero portarti a letto solo per mostrarti come un vessillo. Hai delle regioni, che sono le tue figlie, espressione della tua bellezza, ognuna diversa, ognuna con delle qualità. La più piccola e la più birichina è la Calabria, una che per ingordigia si fa tentare potenti, dai soldi, e che spesso si butta a capofitto in relazioni sbagliate, che purtroppo però le lasciano sempre l’amaro in bocca, e quando si ritrova sola, cade sempre più nello sconforto e nell’isolamento.

Adolfo Antonio Rogano

Siamo vittime dei poteri, e delle lusinghe dei suoi potenti. Siamo affascinati dalle loro luci, paillettes, ma non ci accorgiamo dalle loro ombre. Le loro ombre però sono quelle che vediamo per primi e che ci avvolgono facendoci assaporare, purtroppo, sempre e solo il sapore amaro della sofferenza.

Sono mesi che stiamo combattendo contro questo nemico invisibile, sconosciuto. Un esercito disarmato lotta con le unghia e con i denti. Li abbiamo acclamati, chiamati eroi, invogliati, ma li abbiamo dimenticati. Li, soli, al buio, lasciandoci di nuovo ammaliare da questi venditori di fumo che ci hanno nuovamente accecato con le loro paillettes. Li abbiamo denigrati alla prima occasione e, dopo averli feriti, li abbiamo accartocciati e buttati nella spazzatura come una lattina di una bibita consumata.

I recenti episodi di Napoli e Roma lo dimostrano. Le aggressioni nei confronti delle forze dell’ordine, fomentate da facinorosi strumentalizzate a scopo politico, da questa casta che crea il bisogno, che è la loro linfa vitale, perché se così non fosse, se non creassero il bisogno, loro non avrebbero più la possibilità di occupare quel posto lì. L’ingordigia dell’essere umano. Eppure ad ogni minimo problema, le forze dell’ordine sono lì pronte ad aiutarti, tanto acclamate durante le difficoltà, e poi basta che ti giri sono le prime ad essere colpite.

E poi ci sono loro, con i loro camici sgualciti il volto tumefatto gli zoccoli usurati. Il personale sanitario, medici di tutte le specialità, infermieri, OSS. Ma ci sono anche i tecnici di laboratorio che li immagino con quegli occhialoni con quelle lenti spesse 1 cm, rinchiusi nei laboratori come topini a sviluppare, senza neanche il tempo di sorseggiare un thè, tamponi su tamponi. E poi ci sono quei tecnici radiologi, nascosti dietro quelle consolle un po’ grassocci e con la barba lunga che come direttori d’orchestra dettano i tempi tra un esame radiologi ed un altro per cercare il segno, la ferita di guerra che ti ha inferto questo nemico invisibile.

Nessuno di loro molla un attimo, nessuno di loro indietreggia di un cm, anche quando sono vittime di false promesse di assunzione per rimpinguare gli organici, e vengono lasciati soli senza un generale, allo stremo delle forze, in prima linea in trincea. Eppure a marzo erano eroi, ma adesso sono agnelli sacrificali, usati dalle istituzioni come parafulmine, lasciati soli alla mercé di una società insoddisfatta.

Nel corso della prima ondata della pandemia, la classe medica e quella sanitaria tutta, è stata lasciata in trincea da sola a combattere contro questo nemico subdolo. Molti guerrieri hanno perso la vita. Ma al termine di questo brutto incubo si è fatto presto a tornare alla dura realtà, perché la cronaca degli ultimi giorni ci ha ricordato che questi eroi sono stati già bersaglio da parte di una utenza esasperata da un sistema sanitario che non è più capace di dare delle risposte.

adolfo antonio rogano

Ci accusano di esse ladroni di stipendi, untori, seminatori di terrore. Si perché in faccia ai negazionisti, noi staremmo cercando di spargere terrore, e siamo conniventi di un sistema, di un potere sovra politico che governa il mondo, per abbattere il sistema, e ricrearne uno nuovo per poi dunque dividerci il bottino dopo questo conflitto. Ma lasciatemi concludere citando dopo tanti sfottò, visti e rivisti sui social, con una frase di CRISANTI, che dedico ai negazionisti, complottisti, a chi ci accusa di malasanità, di essere incompetenti e, soprattutto, che siamo statali, quasi come se fosse una colpa o un peccato originale che ci portiamo dietro, che a noi lo stipendio non ce lo leva nessuno, mentre i privati muoiono di fame

Mi permetta di dire una cosa: io penso che il terrorismo l’ha fatto chi ha detto che il virus era morto. E poi per quanto riguarda la signora Rosita beata lei che c’ha avuto l’ansia guardando l’epidemia in televisione. Pensi alle centinaia di migliaia di persone nella sanità che hanno lavorato giorno e notte durante l’epidemia. Non penso che nessuno abbia protestato per l’ansia. Sicuramente se la televisione può creare ansia, non la guardi. Pensi però a tutte le persone che l’ansia ce l’hanno e hanno affrontato la paura di venire contagiati” (Crisanti). 

Noi, siamo qui per curare chiunque: complottisti, negazionisti o moralizzatori, il cui obiettivo è quello di combattere si, ma solo sui social, ben protetti dalla loro stanzetta semi buia, da una tastiera di plastica, i presunti torti di noi medici, infermieri e OSS, che continuiamo a rischiare la vita. Noi, in fondo, siamo qui per te.