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Luana Gallo, Ambiente, Ginevra: entusiasmante nomina di Ferdinando Laghi a Presidente internazionale ISDE

Ambiente - Immagine: Rete
Ambiente - Immagine: Rete

NOI Magazine Redazione/

IL Dott. Ferdinando Laghi - Presidente ISDE Internazionale
IL Dott. Ferdinando Laghi – Presidente ISDE Internazionale

Il 23 settembre 2017 si è tenuta a Ginevra l’assemblea di ISDE Internazionale (International Society of Doctors for the Environment) e, alla presenza di rappresentanti di ISDE provenienti da diversi paesi europei ed extra europei, sono stati eletti coloro i quali saranno alla guida di tale Associazione per i prossimi anni. Tra questi grandi personalità che dedicano la loro vita alla salute dell’Umanità e dell’Ambiente, Ferdinando Laghi Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’Ospedale di Castrovillari (CS). A complimentarsi con il nuovo Presidente è l’Ecologa Luana Gallo, Ricercatrice e Responsabile del Dipartimento Ambiente del Movimento NOI – Rete Umana che proprio recentemente ha organizzato un incontro davvero illuminante, tra universitari e il neo Presidente Ferdinando Laghi.

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Luana Gallo e Ferdinando Laghi

L’ECOLOGA LUANA GALLO: CON FERDINANDO LAGHI AMBIENTE SICURO
Con immensa gioia apprendo che il delegato italiano Ferdinando Laghi, è stato eletto all’unanimità “Presidente ISDE Internazionale dal 2019 al 2021. Ferdinando Laghi fa parte dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, che nasce nel 1989 ad Arezzo da un gruppo di medici italiani consapevoli del fatto che per garantire la salute dell’uomo è necessario occuparsi anche della salute dell’ambiente in cui egli vive: se l’ambiente si ammala è inevitabile che si ammali anche l’uomo – afferma Luana Gallo. Negli stessi anni altri colleghi in altre parti del mondo giungevano alla stessa conclusione. Nasce così, il 25 novembre 1990, l’International Society of Doctors for the Environ­ment (ISDE) a cui l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente è affiliata. L’ISDE, unica al mondo nel suo genere, è riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’OMS, ed ha come scopo principale quello di curare l’ambiente nella sua globalità, per poter garantire un futuro all’umanità.

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Luana Gallo – Ecologa – Ricercatrice universitaria – Responsabile Dipartimento Ambiente del Movimento NOI – Rete Umana

Conosco Ferdinando Laghi – conclude l’Ecologa Luana Gallo – e lo stimo molto perché persona profondamente per bene e onesta e, da ecologa e da persona  che studia la qualità dell’ambiente in cui viviamo, ne condivido le battaglie che porta avanti. Non posso che dire, con tutto il cuore, “Bravo Ferdinando, complimenti” sei il nostro orgoglio non solo in campo locale ma nazionale ed internazionale.  

Vedi:
www.isde.it
www.isde.org

 

Nunzia De Rose del Movimento NOI: “I Giovani di Cristallo”

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Nunzia de Rose - Avvocato - Delegata al Dipartimento Diritto e Giustizia del Movimento NOI - Rete Umana

a cura di Nunzia De Rose/

Il bene vita non deve aver paura della fragilità!

E’ così che mi piace aprire questa mia riflessione sull’incontro/scontro che i giovani hanno con la realtà. Tutti conformi al modello della perfezione apparente, che punta al fisico palestrato, al cellulare di ultima generazione, al modello di auto più recente, al guadagno facile, a qualcosa da sorseggiare in bella mostra nei locali di turno per far colpo sulla tipa o sul tipo che puntualmente ha già qualcuno nella testa, alla laurea conseguita per la soddisfazione dei genitori (la sola). Atteggiamenti da bulli e pupe, perché così facendo pare si ottenga di più, magari anche una considerazione maggiore… fino a quando non si torna a casa, nel luogo dove cadono giù tutte le maschere. In quel momento, salta fuori la parte più vera di noi. La drammatica frequenza con cui tanti giovani decidono di abbandonare la “corsa”, evidenzia qualcosa di sconfortante: la paura della fragilità, ancor meglio, la paura di essere UMANI!!!

Giovani e alcol
Giovani e alcol

Tendenzialmente abituati ad uno stile di vita che ci chiede di essere sempre ai massimi livelli, riponiamo, in ogni giorno, l’ansia e la conseguente frustrazione di non arrivare agli obiettivi prefissati, dimenticando che ciò che conta non è sempre raggiungerli, ma principalmente averci provato. Chiusi nei silenzi che spesso avvolgono anche le pareti domestiche, ci convinciamo di aver fallito e che nulla, assolutamente nulla, valga per poter recuperare lo stimolo a viverla. Parliamo di tempi moderni e ritmi frenetici, valori perduti e famiglia sgretolata… in buona sostanza, “basi” incapaci di reggere qualsivoglia tipologia di “altezza”. Adolescenti e non in piena crisi, disorientati come mai, prigionieri di assordanti vuoti interiori che urlano la profonda solitudine e che sfociano nei più svariati atti di ribellione fino al gesto estremo del suicidio, espressione massima della fragilità emotiva.

Giovani e dipendenze
Giovani e dipendenze

NUNZIA DE ROSE: RIELABORARE IL CONCETTO DI FAMIGLIA
Da qui la necessità ed il dovere di intervenire per una rielaborazione del concetto di FAMIGLIA nel senso suo proprio, potenziando gli strumenti di tutela volti a prevenire tali inaccettabili conseguenze. Predisporre appositi programmi educativi improntati al dialogo scuola-famiglia, all’apertura di sportelli finalizzati al supporto psicologico e piani di recupero della “socialità”… quella autentica che riscopre il valore delle conversazioni, dei giochi, degli abbracci, dell’insieme, ripristinando un nuovo modo di essere che sposi l’etica, la cultura e la legalità. Superare le logiche di una società che tenta in maniera ossessiva di renderci perfettamente uguali, vittime di relazioni inesistenti nate su piazze virtuali, che garantiscono tutto e nulla, se non un mondo parallelo dove si privilegia l’apparire a scapito dell’essere. Sconfinare in ciò che reale non è, di certo lascia margini di sviluppo poco positivi, attesa la dematerializzazione di quanto si pone a fondamento della vita stessa.

Movimento NOI
Movimento NOI

Coinvolgere genitori, educatori e professionisti dei vari settori per renderli operanti a tutto tondo, affinché si attivino concretamente per la ri-nascita del nucleo ove prende forma la personalità e dunque la persona, per come garantita dalla nostra carta costituzionale. Preoccuparsi di regalare un domani sano a quella fetta di società riservata ai giovani, significa costruire un ponte di comunicazione che abbia l’ambizione e la speranza di generare un futuro con più aspettative di crescita, a favore di una nuova classe formata per fronteggiare la vita con più coscienza e responsabilità, accantonando quella smodata voglia di essere simili e tutelando quel patrimonio di diritti e doveri, pregi e difetti che appartiene a ciascuno di noi e ci rende unici.

Il Movimento NOI Rete-Umana non dimentica nessuno. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per disegnare il nostro avvenire.

La politica con la P maiuscola. Tema della prima conferenza di Cosenza

movimento-noi-cattolici in politica
Movimento NOI - Cattolici in Politica

Successo per la prima conferenza del Movimento NOI – Rete Umana, nato dall’invito rivolto ai cattolici da Papa Francesco ad entrare in politica “ma in quella con la P maiuscola”.

Movimento NOI - Rete Umana
Movimento NOI – Rete Umana

Nonostante siano trascorse solo poche settimane dalla sua istituzione, il Movimento NOI, che assume la forma di una intelligente “Comunità” politica, ha idee chiare e a ciò, si aggiunge il merito di suscitare l’interesse di giovani professionisti, famiglie e imprese. Poche regole ma largamente condivise. La prima: privi di un percorso di alta formazione, futuri Politici e Amministratori della cosa Pubblica, non potranno contribuire a risolvere i problemi del Paese.

Movimento NOI – Rete Umana – Conferenza in Cosenza – Chiesa San Francesco di Assisi

Ed è così, che in concomitanza con i preparativi romani dedicati al primo raduno di cattolici impegnati in politica, il Movimento NOI si attiva anche in Calabria, a Cosenza ove conta già su centinaia di iscritti, fornendo loro alta Formazione affidata ad Esperti di indubbia esperienza. La scelta della Calabria è mirata: è la logistica del Mediterraneo.

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Il Presidente del Movimento sturziano “Servire l’Italia” Arch. Gen. Giampiero Cardillo

Tra essi, insieme al relatore Arch. Gen. Giampiero Cardillo cui è dedicata questa prima giornata di lavori, altre grandi coscienze impegnate in ambito nazionale e internazionale per vari incarichi di responsabilità. Tra queste, alcune attive sul territorio come Paola Helzel (Docente universitario, Professore Associato di Filosofia del Diritto), Luana Gallo (Docente Universitario, Ricercatrice e Professore Associato di Ecologia), Gian Pietro Calabrò (già Professore Ordinario di Filosofia del Diritto e di Teoria Generale del Diritto e dello Stato), Nadia Rita Vetere (Avvocato), i cui interventi hanno arricchito la conferenza.

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Gli Ospiti della Conferenza del Movimento NOI – Rete Umana

TEMA DELLA CONFERENZA: QUALE, LA POLITICA CON LA “P” MAIUSCOLA
La prima conferenza dedicata alla formazione, si è tenuta a Cosenza, nella Chiesa di San Francesco di Assisi, nel cuore della Città storica e ha visto relatore e formatore l’Architetto Giampiero Cardillo, Presidente del Movimento sturziano “Servire l’Italia”, membro dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, già Generale dei Carabinieri in forze alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. I Lavori sono stati aperti dagli auguri di buon lavoro a cura di Padre Franco Caloiero dell’Ordine dei Minori e Parroco della Chiesa di San Francesco di Assisi, nella quale è custodita la celebre Cappella di Santa Caterina Martire di Alessandria che ha ospitato la Conferenza.

Luana Gallo, Anna Rita Vetere, Paola Helzel, Gian Pietro Calabrò
DaSx: Luana Gallo, Anna Rita Vetere, Paola Helzel, Gian Pietro Calabrò

La conferenza, incentrata sul tema “quale, la politica con la P maiuscola?”, ha analizzato la realtà politica italiana e i molteplici problemi che affliggono la Nazione, dal Lavoro, alla Ricerca, ai Giovani, all’Economia, all’Ambiente, evidenziando che la via d’uscita dalle crisi e la risposta alla stessa domanda “quale politica..”, è individuata nella capacità della politica con la “P” maiuscola di produrre e attuare progetti con la “P” maiuscola, e di portarli a termine.  Individuare subito grandi progetti olistici in grado di fornire concreti orizzonti di sviluppo sostenibile. 

Giampiero Cardillo, Demetrio Crucitti, movimento noi
Da Sx: Giampiero Cardillo, Demetrio Crucitti

Nel coniare l’algoritmo delle due “P” (grandi Progetti per una grande Politica), il Presidente Giampiero Cardillo ha ricordato ai presenti che, per la costruzione di un modello politico che sappia guardare al ritorno della centralità dell’Uomo, ad nuovo umanesimo, possiamo contare su grandi politici come Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, su grandi servitori dello Stato come Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giorgio Ambrosoli ed ispirarci in campo imprenditoriale e comunitario a grandi professionisti come Adriano Olivetti.

MOVIMENTO NOI: CHIARI, DIRETTI E OPERATIVI
Lungi dalle politiche personalizzanti, autocelebrative e di vetrina, già dalla prima conferenza è emerso il carattere operativo del Movimento NOI che, come dimostra la scelta dei relatori, pone molta attenzione alla profonda conoscenza dei fatti che movimentano l’autentico sapere, senza mediazioni. Tre i punti individuati nel corso della relazione del Presidente Cardillo e già inseriti nel programma del Movimento NOI-Rete Umana.

Movimento NOI – Cattolici in Politica – Fabio Gallo

INCIVILIMENTO E RIGENERAZIONE TERRITORIALE, IL PRIMO GRANDE PROGETTO.
Nulla, nell’organizzazione del Movimento NOI, è a caso. Come la scelta della sede delle sue Conferenze che, a Cosenza, si terranno nel cuore della Città Storica e nella Chiesa degli ultimi.
“E’ questo il manifestarsi della nostra ragione – ha affermato Fabio Gallo che ha moderato la Conferenza. E’ il nostro primo progetto con la ‘P’ maiuscola che prevede la riappropriazione responsabile delle nostre radici giudaico-cristiane e greco-romane, millenarie civiltà che costituiscono ricchezza e Memoria del Territorio, che oggi rischiano di essere estirpate da politiche evanescenti con un passato distruttivo per l’Italia, che contribuiscono al loro oblio e alla conseguente reclusione di una parte di umanità che vive nelle mura storiche, degradate dai secoli e in parte completamente abbandonate. Quello del Movimento NOI – ha concluso Fabio Gallo – è un vero progetto di bonifica, incivilimento e rigenerazione territoriale già in atto, teso a migliorare consapevolezza, visione e capacità di discernimento dei Cittadini, prima di tutto. E’ ormai provato che la politica da sola non basta a risolvere i problemi che molte volte dipendono dalla coscienza dei Cittadini”.

Gianluca Nava, Nunzia De Rose
Da Sx: Gianluca Nava, Nunzia De Rose

GRANDI PROGETTI CON LA “P” MAIUSCOLA
Il primo grande progetto che sarà presentato a breve e avrà la capacità di relazionare il grande patrimonio culturale di Cosenza sia con i propri Cittadini che con il mondo, vede attivi numerosi professionisti che aderiscono al Movimento NOI.

Anna Corapi, Martina Senatore, Silvia Lanzafame, movimento NOI
Dasx: Anna Corapi, Martina Senatore, Silvia Lanzafame

Sarà unico in Italia e dedicato alla valorizzazione del grande Patrimonio Culturale del territorio, perché Città e Cittadini possano contare su oggettivi e concreti supporti finalizzati alla produzione di nuove economie sostenibili e coerenti con la storia di questa straordinaria parte di Calabria. Presenti alla conferenza i delegati del Movimento NOI già nominati in queste prime settimane di attività e che hanno dato vita a “Reti Umane”, aggregando intelligenze per settori.

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Conferenza Movimento NOI – Da Sx: Vincenzo Capocasale – Silvana Gallucci

Sono intervenuti Vincenzo Capocasale (Rapporti con il Clero e la Famiglia), Nunzia De Rose (Dipartimento Diritto e Giustizia), Gianluca Nava (Restauro e Beni Culturali).

Movimento NOI - Rete Umana - Cattolici in Politica
Da Sx: Augusto Amoroso, Teresa Castiglione, Filomena Caruso, Ester Falsetti

Tra i presenti Augusto Amoroso ed Eleonora Cafiero, rispettivamente Esperto di Connettività e della rete informatica e del Coordinamento generale del Movimento NOI. Partecipi attivamente Giovani professionisti impegnati nei settori dell’economia, della giurisprudenza, della scuola, dei diritti umani e dell’ambiente. Tra essi Silvia Lanzafame, Ester Falsetti, Filomena Caruso, Anna Corapi che, interessate ai contenuti della conferenza e alla loro concreta applicazione, al termine della conferenza si sono soffermate in un lungo e produttivo dialogo con gli ospiti.

Il Movimento NOI - Rete Umana
Il Movimento NOI – Rete Umana

Presenti rappresentanti del mondo dell’Imprenditoria, Ricerca, Arte, Cultura, Ospitalità, Sanità, Comunicazione, Volontariato. Numerosi i contributi.

Nella foto Roberto Mendicino
Nella foto Roberto Mendicino

Il Movimento NOI ha fondato il concetto di “Reti Umane” per valorizzare la propria idea di “Comunità Politica” che agisce e cresce tra persone fisiche grazie al contatto tra di esse, ma è dotato di un potente e innovativo supporto connettivo che semplifica e facilita la sua crescita, la condivisione quotidiana di dati e progetti.

Da Sx: Carla Scarpino Arcuri,Giampiero Cardillo, Nunzia De Rose, Eleonora Cafiero, Fabio Gallo, Vincenzo Capocasale
Da Sx: Carla Scarpino Arcuri,Giampiero Cardillo, Nunzia De Rose, Eleonora Cafiero, Fabio Gallo, Vincenzo Capocasale

Tre, i supporti digitali già operativi on line: il sito istituzionale www.movimentonoi.it; l’applicativo www.retenoi.it che gestisce la rete politica; il Magazine con il quale interagisce con altri Movimenti www.noimagazine.it.

Don Luigi Sturzo un maestro per l’Italia di oggi e di domani

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Don Luigi Sturzo. A dx. il Logo del Movimento sturziano Servire l'Italia

a cura di Marco Vitale/

Nel processo della propria autoformazione, ciascuno finisce per scoprire da sé i suoi maestri. Io ho finito per sceglierne soprattutto tre: Luigi Sturzo, Adriano Olivetti, Carlo Cattaneo. Tre personalità molto diverse tra loro: un grande pensatore e politico; un grande imprenditore; un grande economista-sociologo. Tutti e tre nei decenni scorsi sembravano sempre più accantonati. Ma negli anni più recenti tutti e tre, e soprattutto i primi due, sono stati oggetto di una intensa riscoperta.

Penso che la rinnovata attenzione verso questi grandi spiriti non sia casuale ma esprima il crescente bisogno di riferimenti forti, di maestri, proprio di un’epoca di grande smarrimento, di grandi “rumori”, di grandi e giustificate paure, di assenza di pensiero.

Se, in questa sede, ci concentriamo sulla persona di Luigi Sturzo, certo scopriremo in lui un vero maestro, non solo del passato, ma per il presente e per il futuro.

Ma per capirne l’importanza bisogna seguirlo lungo tutta la sua lunga, complessa, tormentata e fertile vita, e non prendere solo alcune fasi della stessa, come molti hanno fatto.
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Fonte: Movimento Sturziano Servire L’Italia – www.servirelitalia.it

Marco Vitale: riflessioni sugli articoli 1 e 47 della Costituzione

L'economista Marco Vitale
L’economista Marco Vitale

Condividiamo ai fini della formazione di tutti coloro i quali compongono le Reti Umane del Movimento NOI, la riflessione pubblicata dal blog del Movimento Sturziano “Servire l’Italia”, a cura di Marco Vitale, economista d’impresa, bresciano di nascita e milanese di residenza, uomo internazionale per cultura e attività, Presidente Onorario dell’Associazione Amici del Monumentale di Milano. 
Ciò perchè, come afferma il Presidente di Servire l’Italia, Architetto Giampiero Cardillo, “per prepararsi a governare, bisogna entrare con forza e coraggio nella stanza delle cose cosiddette difficili, che tali non appaiono più dopo una “lezione” chiara di un uomo che ha fatto della formazione una professione di grandissimo successo“.

Il Movimento NOI è consapevole che fare politica è sempre più una vocazione destinata a chi ha la capacità di dedicarsi alla formazione continua per fare bene il bene di tutti.

INTERPRETAZIONE EVOLUTIVA E/O ABROGAZIONE DELLE NORME COSTITUZIONALI

Gli studiosi costituzionalisti conoscono bene il tema dell’interpretazione evolutiva delle norme costituzionali. Il mutamento della struttura socio-economica e del contesto culturale porta a letture evolutive per adattare i principi costituzionali al nuovo contesto. È un approccio prezioso che rende le Costituzioni più flessibili e capaci, quindi, di salvaguardare i loro principi e la loro applicabilità nel tempo.

Ma non è sempre semplice distinguere fra possibile interpretazione evolutiva e sospetto di abrogazione tacita. Mi concentrerò su due norme che sono cardine del pensiero socio-economico sottostante alla nostra Costituzione: l’art.1 e l’art.47.

L’art.1, che tutti conosciamo, dice:

   “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

ed è frutto di un complesso travaglio e confronto in sede di commissione, è stato molto criticato sotto il profilo di una vaghezza applicativa. Sosterrò più avanti che mai questo articolo ha avuto una maggiore importanza di oggi, perché siamo di fronte a un enorme conflitto di principi. Ma non vi è dubbio che la situazione della legislazione ordinaria e soprattutto la gestione della politica economica e bancaria, legittima la domanda: non è che siamo di fronte ad una tacita abrogazione dell’art.1?

Analoga domanda si pone di fronte al più complesso e meno conosciuto art. 47. L’art. 47, nella sua parte principale stabilisce:

 “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.

Anche dietro a questo articolo vi è un grande lavoro della commissione caratterizzato da un vivace confronto tra Luigi Einaudi e Tommaso Zerbi che alla fine prevalse ed è il vero estensore dell’articolo. L’art.1 tutela il lavoro, l’art.47 tutela il risparmio, due pilastri del buon governo. Ma dopo lo tsunami che si è abbattuto sul risparmio e sul credito, dopo la catastrofe della politica bancaria, dopo il prevalere in sede di Banca d’Italia di concetti che lasciano perplessi (“il capitale è la stella polare della banca” ha detto il direttore generale della Banca d’Italia) dopo il servilismo assoluto di fronte alle imposizioni, spesso profondamente errate, che vengono da BCE e da altri sedi europee, anche qui è legittima la domanda: è stato anche questo articolo tacitamente abrogato?

NON È UNA QUESTIONE NAZIONALE
Diciamo che, nell’ipotesi migliore, questi due pilastri della nostra Costituzione economica, soffrono di un incredibile indebolimento, sia sul piano del pensiero che sul piano operativo. Ma sarebbe un grave errore leggere questo indebolimento come un fatto nazionale e come spunto per alimentare le solite inconcludenti baruffe chiozzotte. Si tratta di effetti locali di una gigantesca partita che si è giocata e si gioca a livello globale, un conflitto di pensiero, istituzioni, interessi, in gran parte di una vera e propria lotta di classe, con epicentro negli USA. È il conflitto da un lato tra il pensiero e la politica del liberalismo classico, dell’economia di mercato e imprenditoriale, dell’economia sociale di mercato, di tutti i movimenti e le tradizioni cioè che hanno cercato di conciliare la durezza del confronto economico con le esigenze sociali e umane di una pacifica e costituzionale convivenza, e, dall’altro, dall’insieme di pensiero e politiche, che chiamiamo con l’espressione sintetica e forse impropria di neoliberismo, che dominando da circa trent’anni, hanno portato a un incredibile concentrazione delle ricchezze, a una totale umiliazione del ruolo del lavoro, ad una finanziarizzazione esasperata di ogni aspetto della società, all’esplosione del debito pubblico e privato, alla crisi bancaria. Ne abbiamo parlato a lungo e per tempo(1).

IL FATTO SORPRENDENTE
Ma vi è un punto centrale che voglio sottolineare. E lo posso fare sulla base anche del bellissimo libro di uno studioso inglese, Colin Crouch, dal titolo: “The Strange Non Death of Neo-Liberalism”. Dice Crouch: il neoliberalismo ci ha portato alla gravissima crisi scoppiata nel 2007. Secondo i ritmi della storia, la gravità e la generalità di questa crisi avrebbe dovuto fare giustizia del paradigma neoliberista e dalle sue rovine avrebbe dovuto emergere un nuovo paradigma. Ciò non è successo. Tutto quello che emerge dalla crisi è un neoliberismo rafforzato. Non è mai stato così forte, anzi negli USA è anche apertamente, brutalmente e ostentatamente al governo, senza bisogno di coperture e mascherature alla Clinton. E questo dimostra la forza, la ramificazione, la potenza di questo movimento, che sembra invincibile. È questo il vero fatto sorprendente.

LA SOLITUDINE DEL RIFORMISTA
Traggo il titolo di questo paragrafo da un famoso articolo di Caffè, che quando uscì mi colpì molto: “La solitudine del riformista”. E come altrimenti titolare? di fronte:

• allo squagliamento, come neve al sole, di tutta la sinistra (vent’anni fa scrissi che il Luigi Einaudi delle Lezioni Sociali era a sinistra di tutta la sinistra nostrana);
• all’arroccamento del sindacato;
• alla Chiesa di Ruini;
• al servilismo intellettuale della grande maggioranza del mondo accademico;
• alla resa intellettuale incondizionata al neoliberismo dei vertici della Banca d’Italia;
• alla mancanza di dignità della classe di governo (sia quella prerottamazione che quella deludentissima dei quarantenni renziani) sia di fronte alle istituzioni europee che ai loro diktat;
• allo scollamento dell’Europa di fronte ai colpi della crisi e dell’avversario UK;
• alla delusione drammatica di Obama che, nei bellissimi discorsi del 2008, aveva alimentato la speranza che, da una sede autorevole, si alzasse un pensiero capace di contrastare l’ideologia del neoliberismo (“Main Street versus Wall Street”);
• all’amara osservazione del continuo sgretolamento dell’economia italiana e del continuo peggioramento dell’occupazione e della dignità del lavoro, senza una reazione adeguata né sul fronte del pensiero né sul fronte della capacità propositiva.

In questo viaggio nella solitudine ognuno ha avuto i suoi riferimenti, i suoi conforti, i suoi compagni. Personalmente chi mi ha fatto compagnia e conforto sono stati:

• la Costituzione stessa;
• alcuni maestri italiani, come Caffè, Sylos Labini, Giorgio Fuà, Paolo Baffi;
• la Dottrina Sociale della Chiesa (la Dottrina, non la Chiesa di Ruini) che proprio nei momenti più difficili emerge, con la sua forza e attualità di pensiero, e con il suo rispetto per la persona e per il lavoro dell’uomo.

Questi restano anche oggi i compagni che mi confortano in questa minacciosa fase, caratterizzata, da noi, da un incombente governo Renzusconi e, sul piano generale, dai segnali inequivocabili di una nuova crisi finanziaria globale e da una situazione geopolitica sempre più prebellica.

Ma oggi siamo meno soli. La grande novità è rappresentata dalla presenza e scesa in campo di Papa Francesco, speranza per tutti e non solo per i cattolici. Finalmente da un’alta cattedra morale si dicono cose giuste e vere. Un’altra novità, ma che deve essere confermata, è che l’effetto congiunto di Brexit e di Trump può avere il benefico effetto di rinserrare le fila dell’Europa e di chiamarla ad una nuova autonomia. La recente presa di posizione della Merkel in questo senso, se sarà suffragata, come penso, da una grande vittoria elettorale, è un altro tassello di speranza.

LA COSTITUZIONE RESISTE
Ho detto che buona parte della Costituzione, ed in particolare gli articoli 1 e 47 che sono al centro del mio discorso, sembrano tacitamente abrogati. Ma non lo sono. Per abrogarli sarebbe necessario cancellare il pensiero sul quale gli stessi poggiano. E invece questo pensiero soffre ma resiste e si pone come argine, pur debole, allo tsunami del neoliberismo. L’articolo 1, che sancisce la dignità del lavoro, di tutto il lavoro, da quello dipendente a quello professionale a quello imprenditoriale, non è mai stato così importante come oggi. Il conflitto, infatti, è tra la dignità dell’uomo e del lavoro e l’asservimento alla finanza. Per questo dico che l’art. 1 non è mai stato così importante, come oggi, e mai, come oggi, il suo significato è chiaro e limpido. In questo conflitto dobbiamo schierarci e la Costituzione ci aiuta a schierarci dalla parte giusta. È confortante ma non sorprendente che tra la Costituzione italiana e quella tedesca ci siano potenti vicinanze e che entrambe abbiano profonde coincidenze con la Dottrina Sociale della Chiesa. Entrambe infatti nascono dalla tragedia imposta, ad entrambi i paesi ed all’Europa tutta, dal fascismo e dal nazismo.

Ma soffermiamoci un po’ proprio sulla Costituzione tedesca, sorella della nostra Costituzione.

Il primo articolo della Legge Fondamentale della Repubblica Federale di Germania (Grundgesetze) è rubricatoDifesa della dignità della persona, ed il primo paragrafo recita:

La dignità della persona umana è inviolabile. Rispettarla e proteggerla è dovere di ogni potere statuale(2).

Trovo bellissimo che la Costituzione di un Paese civile esordisca enunciando questo fondamentale principio(3). Dietro questo articolo c’è la rottura con le tradizioni di pensiero illiberale e statalista che tanto a lungo hanno pesato sulla cultura tedesca; c’è la ribellione ed insieme il confiteor contro gli orrori del nazionalsocialismo; ci sono le strazianti immagini dei sopravvissuti dei campi di concentramento, che il generale Eisenhower fece largamente distribuire affinché non se ne perdesse la memoria. Ma c’è sicuramente anche il pensiero dell’Ordoliberalismo, e c’è la DSC che della dignità della persona umana, fatta a immagine di Dio, ha fatto uno dei suoi pilastri, senza mai nutrire la minima incertezza in materia(4).

Come dice il Concilio Vaticano II, è essenziale che la persona conservi sempre «un irrinunciabile desiderio di dignità»(5) perché:

l’uomo è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale(6).

È questo un tema dove gli incroci fertilizzanti sono stati tanti(7). Ma certamente siamo qui in presenza di uno dei collegamenti più forti e rilevanti tra Economia Sociale di Mercato e DSC, che possono, forse, proprio unendo le forze, arginare e contrastare quell’ideologia ancora dominante, anche se non più vincente, dell’individualismo radicale e delle democrazie predatorie.

DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI E DIFFUSIONE DELLA PROPRIETÀ
   Un secondo cardine della DSC è il principio della destinazione universale dei beni. Ed anche qui ci troviamo ad un crocevia dove la Costituzione tedesca, ispirata dall’Ordoliberalismo, si incrocia con un altro principio fondamentale della DSC.

La DSC è sempre stata a favore della proprietà privata, come garanzia della libertà, dignità e responsabilità della persona umana. Ma, al contempo, ha sempre levato il suo monito contro la eccessiva concentrazione della proprietà privata e a favore di una proprietà diffusa; e ha sempre richiesto che la proprietà venga utilizzata non solo con il rispetto degli altri – neminem ledere – ma nella consapevolezza che i beni in proprietà hanno una sorta di ipoteca a favore della loro destinazione universale. Contro la concentrazione della ricchezza si muove anche l’art. 47 della nostra Costituzione, non a caso formulato da gruppi cattolici.

Questa posizione coincide con quella dell’Ordoliberalismo. La differenza è, forse, nel fatto che la Chiesa non ha ben compreso, per lungo tempo, che un’economia basata sulla proprietà privata è anche, necessariamente, un’economia basata sul mercato. Posizione, questa, che sfocia nella Costituzione tedesca, dove nei primi due paragrafi dell’art. 14 si legge:

1) La proprietà e il diritto di successione sono garantiti. Il loro contenuto ed i loro limiti sono fissati dalla legge.
2) La proprietà crea degli obblighi. Il suo uso deve essere utile anche all’insieme della collettività(8).

Qui cogliamo analogie con l’art.41 della nostra Costituzione, soprattutto secondo comma, che qualche tempo fa volevano abolire.

Questa concezione della proprietà, presidio della libertà e dell’iniziativa individuale, ma inserita in una precisa filosofia pubblica della responsabilità e caratterizzata da un’ampia diffusione, è, in realtà, un’idea molto antica, la cui essenza va alle radici del pensiero democratico occidentale. Già Aristotele insegnava:

Ordunque è meglio, come ben si vede, che la proprietà sia privata ma si faccia comune nell’uso: abituare i cittadini a tal modo di pensare è compito particolare del legislatore.

Sul piano della teoria dell’impresa, i migliori studiosi della materia non hanno mai dubitato che la gestione di un’impresa non sia un fatto esclusivo e privato degli azionisti, perché assolve, invece, a una funzione generale di sviluppo. Così P. F. Drucker:

Le imprese […] sono organi della società. Non sono fine a se stesse, ma esistono per svolgere una determinata funzione sociale […] esse sono strumenti per assolvere fini che le trascendono(9).

E il presidente degli USA, Woodrow Wilson, affermava:

Non può dirsi correttamente che una moderna società per azioni basi i suoi diritti ed i suoi poteri sui principi della proprietà privata. I suoi poteri derivano totalmente dall’ordinamento. Le grandi società possono correttamente dirsi un bene comune(10).

E, nello stesso senso, molti altri.

Ma le appassionate parole dei Röpke e degli Einaudi contro la concentrazione della proprietà e della ricchezza, le raccomandazioni della DSC per un uso responsabile della proprietà, le sane teorie sull’impresa come soggetto di sviluppo collettivo, le norme delle nostre due Costituzioni, sono state, specie negli ultimi trent’anni, più che ignorate, irrise e totalmente rovesciate. La concentrazione della ricchezza e del potere economico non solo ha raggiunto livelli mai visti prima, ma è diventata un mito e un obiettivo dichiarato; ed il profitto, anzi, il “capital gain”, è diventato misura di ogni cosa – altro che l’antico detto omnium rerum mensura homo! – Le imprese sono state poste al servizio esclusivo degli interessi degli azionisti, secondo la teoria della maximization of shareholder value, una delle teorie più devastanti degli ultimi 60 anni. La speculazione finanziaria, liberata da tutte le leggi e le regole che la inquadravano e, in parte, giustamente, la imbavagliavano, è diventata selvaggia, ed è diventata ormai, oggi, il vero, anche se negativo, dominus del mondo, facendo fare a tutto il sistema un salto indietro di cento anni, sul piano culturale e ideologico oltre che operativo, dando così nuova legittimazione al giudizio che il presidente USA Woodrow Wilson, nei primi anni del Novecento, aveva pronunciato: «Il grande monopolio di questo Paese è quello del denaro». Fino al punto che i governi occidentali, tanto individualmente – a partire da quello degli USA – che come G20 – embrione di una comunità internazionale –, sono stati spinti in una posizione subalterna rispetto al potere finanziario, e balbettano, impauriti, senza più dignità.

Questo potere finanziario, irresponsabile e diabolico, queste autentiche strutture di peccato, ci porteranno, di crisi in crisi, alla rovina totale. Per questo bisogna unire le forze della ragione, della civiltà, della fede, della democrazia e della cultura contro questo mondo guidato da un oligopolio che impropriamente chiamiamo mercato. Ma ciò che è necessario, prima di tutto, è un mutamento profondo dei paradigmi economici dominanti. Altro che legittimarli e proteggerli, come fa la grande maggioranza degli economisti(11)! E questo passaggio non può realizzarsi se rimaniamo rinchiusi nell’armamentario concettuale economico tradizionale. È necessario uno sguardo e un’ispirazione molto più ampia.

È necessario un salto di civiltà. Dobbiamo mobilitare insieme filosofia e religione, diritto, economia e sociologia, fede e ragione(12), pensiero democratico e pensiero sociale, nella prospettiva di un neoumanesimo globale.

STATO SOCIALE E PRINCIPIO DI SOLIDARIETÀ
Nella Costituzione tedesca troviamo un altro incrocio cruciale tra Economia Sociale di Mercato e DSC. Lo troviamo nell’art. 20, comma 1, che recita:

   La repubblica federale tedesca è uno stato democratico e sociale(13).

È questo un altro articolo fondamentale, insieme al già citato art. 1 sulla dignità dell’uomo come valore inalienabile, tanto che entrambi godono, grazie all’art. 79, comma 3, della Costituzione, della c.d. garanzia dell’eternità, «Ewigkeitendgarantie», in quanto i loro principi non possono essere mutati da alcuna maggioranza parlamentare. L’articolo 20, comma 1, contiene i cinque pilastri dell’ordinamento costituzionale della Germania, che è: una repubblica, una democrazia, uno Stato di diritto, uno Stato federale, uno Stato sociale. Ai fini della nostra riflessione mi concentrerò sull’ultimo pilastro: la Germania è costituzionalmente, e senza possibilità di modifiche, uno Stato sociale.

Le radici dello Stato sociale sono molto antiche, in Germania, e non sono state certo inventate dalla dottrina dell’Ordoliberalismo, né dalla Costituzione del 1949. Anche il nazismo pretendeva di essere uno Stato sociale ed, in un certo senso, limitatamente ai suoi membri, lo era. Ma la caratteristica di Stato sociale non va vista isolatamente, bensì insieme agli altri pilastri della Costituzione tedesca: Stato repubblicano, democratico, di diritto, federale. Infatti si sarebbe quasi portati a precisare: e quindi Stato sociale. Molti ordinamenti, possiamo dire la maggioranza in Europa, pur senza definirsi esplicitamente tali, sono concretamente organizzati con una forte impronta di Stato sociale. Naturalmente, le caratteristiche concrete con le quali un ordinamento realizza questa qualità possono essere varie e possono variare nel tempo. Ma che una Costituzione, come quella tedesca, riconosca come caratteristica generale di uno Stato l’essere sociale, non è né comune né senza conseguenze. È una scelta di campo, definitiva, pur nel mutevole atteggiarsi delle soluzioni concrete. Ciò vuol dire che il principio della solidarietà sociale, principio fondamentale della DSC Sollicitudo rei socialis, 38-40 – insieme al connesso principio di sussidiarietà, diventa una direttiva non discutibile per il legislatore ordinario e per i reggitori. Si tratta, in questo caso, di un obiettivo costituzionale rivolto ai reggitori che non fa nascere precisi diritti del singolo. Ma è un obiettivo di grande rilievo che va, come già detto, visto in stretto collegamento con l’art. 1, comma 1, sulla dignità della persona.

Su questa radice costituzionale della solidarietà sono innestate istituzioni tipicamente tedesche, come laMitbestimmung – partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori ai consigli di sorveglianza delle imprese di maggiori dimensioni –, che sono presidio importante della tenuta democratica del Paese. Anche in Germania, negli anni recenti, si è verificato un forte processo di concentrazione della ricchezza, ma in misura più moderata che in altri Stati, come USA, Inghilterra e Italia. Anche in Germania, negli anni recenti della globalizzazione, si sono scatenati forsennati attacchi, soprattutto di matrice internazionale, per distruggere ed eliminare lo Stato sociale. Ma il presidio costituzionale e la tradizione culturale del Paese hanno fatto argine in misura molto più forte e soprattutto in modo molto più fondato ed ordinato, che in altri Paesi pasticcioni come l’Italia, a questo attacco forsennato che, in fondo, null’altro è che un attacco alla democrazia e alla dignità della persona. Come scrive un brillante commentatore tedesco(14), con parole che valgono anche in relazione alla nostra Costituzione:

Secondo la Costituzione, l’economia è al servizio dell’uomo e non il contrario. Concretamente: le banche non devono, in prima linea, spingere sempre più in alto il loro profitto, costi quello che costi, ma piuttosto devono, ad esempio, offrire finanziamenti il più possibile favorevoli, affinché imprese intraprendenti realizzino nuove iniziative. Questo intendiamo con l’espressione economia sociale di mercato nel senso della Costituzione. Anche se questo concetto non è esplicitamente incardinato nella Costituzione, questa economia sociale di mercato corrisponde al disegno della nostra Costituzione. Ciò è stato formulato, in termini generali, dall’arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx (che non è un discendente di Carlo Marx): «l’economia sociale di mercato è espressione di una civiltà. Molti l’hanno scordato» […]. L’uomo di chiesa, Marx, rappresentante della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, ci ricorda correttamente i fondamenti etici di una buona economia, cioè di un’economia al servizio dell’uomo. Egli induce a riflettere dicendo: «Un capitalismo senza etica e senza un solido ordinamento giuridico è ostile all’uomo». É un‘affermazione che coincide perfettamente con i principi della nostra Costituzione. Purtroppo non si può negare l’impressione che, nei piani alti di banche e grandi imprese, anche tedesche, si è, nel tempo, diffuso un pensiero che chiaramente ignora del tutto questa configurazione della Costituzione. Naturalmente l’economia non può e non deve farsi carico dei compiti propri della politica. Ma le imprese non esistono solo per assolvere scopi propri e per servire gli interessi di manager ed azionisti. «La proprietà crea degli obblighi. Il suo uso deve anche essere utile all’insieme della collettività». Questi due paragrafi dell’articolo 14 della Costituzione è tutto ciò che sta scritto nel testo costituzionale per illustrare che non è vero che, oltre al profitto, l’economia non deve pensare ad altro. Certamente il profitto è importante, ma come mezzo non come scopo, affinché le imprese siano utili alla collettività […]. Questo è il cuore ragionevole di una economia umana, qui si radica la responsabilità delle imprese in una economia sociale di mercato […]. La Costituzione è un testo giuridico nazionale, ma, se si vuole, con una prospettiva mondiale. La sua validità si limita al territorio della repubblica federale, ma essa contiene indirizzi che possiedono una valenza per costruire un ordine economico internazionale, un capitalismo con regole e con rischi governabili […]. Ogni mercato in ogni città è ancora oggi circondato da altre istituzioni: il comune, l’asilo, la scuola, l’ospedale. E spesso nel mezzo della piazza del mercato, c’è la Chiesa. Questi sono solo alcuni esempi che servono ad illuminare di cosa una comunità ha bisogno, oltre al mercato, per poter durare nel tempo(15). La giustizia sociale non è un lusso che ci possiamo concedere solo nei tempi facili, ma un diretto imperativo costituzionale che resta in vigore anche nei tempi difficili.

La Costituzione è cosciente che non si può, da soli, percorrere questa ardua via, e lo testimonia l’art. 23, comma 1, che recita:

La repubblica federale tedesca è impegnata a collaborare alla realizzazione di un’Europa unita, attraverso l’Unione Europea, che sia fondata sui principi di uno Stato democratico, di diritto, sociale e federale secondo il principio di sussidiarietà e che garantisca, in essenza, diritti simili a quelli garantiti da questa Costituzione. Di conseguenza la repubblica federale con legge approvata dal parlamento federale può trasferire poteri sovrani(16).

Ma si veda anche il preambolo(17).

Certamente sono tante le difficoltà concrete per la realizzazione, corretta ed efficiente, di uno Stato sociale. Ed in primo luogo si pone la necessità di distinguere tra Stato sociale e Stato assistenziale, quale è, in parte, quello italiano. Lo Stato sociale, correttamente inteso, non perde efficienza, come temono sempre molti economisti, perché la socialità e la solidarietà sono componenti necessarie dell’efficienza duratura. Senza solidarietà, l’unica efficienza possibile è a breve termine, ed è quella dei campi di concentramento. Lo Stato assistenziale è altra cosa rispetto allo Stato sociale, ed è comunque estraneo sia all’Economia Sociale di Mercato, che alla DSC, che ad entrambe le Costituzioni, sia quella italiana che quella tedesca. Poiché le fonti della DSC a sostegno di questa affermazione sono talmente tante che diventa perfino difficile citarle, mi rifarò ad una fonte meno nota: i magnifici discorsi che Giovanni Paolo II pronunciò a Napoli nel corso della sua visita pastorale nel novembre 1990. Egli parlò alla cittadinanza, e singolarmente a tutte le principali componenti della stessa. Il centro del suo messaggio, ai fini del tema che ci interessa, è riassunto nei seguenti passaggi(18).

Occorre che la società civile napoletana nel suo insieme, sia protagonista del suo stesso sviluppo; che il popolo di Napoli coltivi una forte coscienza sociale, e quale custode dei ricchi valori della sua tradizione, si faccia promotore di un fecondo rapporto con le istituzioni. Ad ogni diritto corrisponde un dovere. In questo caso ogni istanza sociale è chiamata ad offrire il suo supporto; le strutture politiche ed amministrative, il mondo del commercio e dell’industria, i lavoratori e le associazioni che li rappresentano. In tali impegni consiste la solidarietà che necessariamente deve presiedere la vita sociale.

Lo sviluppo del Mezzogiorno vi sarà, quando si sprigioneranno le energie locali. Voi imprenditori dovete essere in prima fila in questo sforzo.

Ma mi piace anche ricordare la Mater et Magistra di Giovanni XXIII, del 1961, che è tutta un inno all’«attitudine di responsabilità», che si auspica diffusa a tutti i livelli. Lo Stato ha il dovere di favorire lo sviluppo di un sistema solidale, ma secondo un rigoroso principio di sussidiarietà. Riproduco qui una pagina del mio citato scritto, dedicato alle encicliche sociali:

«Anzitutto va affermato che il mondo economico è creazione dell’iniziativa personale dei singoli cittadini». È la frase con cui inizia la parte II. Il mondo economico non è frutto né del capitale, né del proletariato. È frutto dell’iniziativa personale. Dovere dello Stato, dell’ordinamento, della morale, è che il mondo si sviluppi tenendo conto del bene comune. Ma il bene comune è il frutto dell’iniziativa personale, o non è. Mai in un’enciclica, né prima né poi, si esprimerà, con tanta chiarezza, il valore positivo dell’iniziativa personale in campo economico, cioè di quella che io chiamo economia imprenditoriale.

Questo valore non viene radicato su premesse mediocri, ma, a sua volta, su un più elevato valore, quello della libertà, e su quello, connesso, dello sviluppo: «L’esperienza infatti attesta che dove manca l’iniziativa personale dei singoli vi è tirannide politica; ma vi è pure ristagno dei settori economici diretti a produrre soprattutto la gammaindefinita dei beni di consumo e dei servizi che hanno attinenza oltre che ai bisogni materiali, alle esigenze dello spirito: beni e servizi che impegnano, in modo speciale, la creatrice genialità dei singoli».

Non è casuale che Wilhelm Röpke, economista luterano, fosse un grande estimatore della Mater et Magistra.

Altri incroci tra le dottrine dell’Ordoliberalismo, la sua realizzazione nella forma di Economia Sociale di Mercato, e la DSC sono, certamente, identificabili, come scrive Wilhelm Röpke(19). Ma forse è più utile fermarsi ai tre pilastri che abbiamo discusso: dignità della persona, destinazione universale dei beni e diffusione della proprietà, Stato sociale e principio di solidarietà.

In relazione a questi tre pilastri abbiamo identificato importanti coincidenze, sovrapposizioni, unità di ispirazione e di obiettivi, tra le nostre Costituzioni e la DSC.

Ma quale è l’utilità di rilevare tali coincidenze? Alcuni elementi sono già emersi nel corso della nostra analisi. Ma vorrei ora tentare di dare una risposta più organica e più approfondita a questa domanda fondamentale.

Abbiamo vissuto a lungo le profonde incomprensioni che ci sono state tra la Chiesa e il moderno pensiero liberale, sui temi dell’economia. Inutile negarlo. Da parte della Chiesa – nei fatti, negli atteggiamenti informali, ma mai nelle encicliche! – si è a lungo coltivata una forte preferenza per le soluzioni di impronta collettivista e socialista, ed una profonda diffidenza verso il mercato, verso l’impresa e i suoi meccanismi. Da parte dell’economia liberale si è, invece, alimentata una grossolana ignoranza della DSC ed una sorta di disprezzo intellettuale della parola della Chiesa. Solo pochi spiriti veramente laici e liberi, come l’economista luterano Wilhelm Röpke, hanno avuto la forza morale e intellettuale di scrivere parole come queste:

 Non sarebbe una cattiva idea quella di scrivere la storia economica della nostra epoca cercandone i riflessi nei messaggi che la Santa Sede ha promulgato al mondo dall’inizio dell’era industriale, per applicare la dottrina sociale della Chiesa cristiana ai problemi posti dalla moderna società industriale. Fondamentalmente questa dottrina sociale è rappresentata da una filosofia dell’uomo e della società immutabile come lo stesso insegnamento cristiano-umano, nato dal singolare connubio della filosofia antica con il cristianesimo. È stata questa dottrina a creare le basi sulle quali si è formata la cultura occidentale e a darci quei principi che non possiamo abbandonare senza rinunciare a questa cultura: cattolici o protestanti, fedeli o agnostici, se non vogliamo macchiarci di tradimento verso il patrimonio spirituale e morale dell’Occidente, dobbiamo considerare quei principi tanto incrollabili da non poterli nemmeno discutere”(20).

Allora perché continuare a insistere su antichi terni, totalmente superati dalla storia? Ma perché non leggete laGaudium et Spes? Ma perché non leggere la Centesimus Annus, e soprattutto il fondamentale paragrafo 42?

Ritornando ora alla domanda iniziale, si può forse dire che, dopo il fallimento del comunismo, il sistema sociale vincente sia il capitalismo, e che verso di esso vadano indirizzati gli sforzi dei Paesi che cercano di ricostruire la loro autonomia e la loro società? È forse questo il modello che bisogna proporre ai Paesi del Terzo Mondo, che cercano la via del vero progresso economico e civile? La risposta è ovviamente complessa. Se con “capitalismo” si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell’economia, la risposta è certamente positiva, anche se forse sarebbe più appropriato parlare di “economia d’impresa”, di “economia libera”. Ma se con “capitalismo” si intende un sistema in cui la libertà nel settore dell’economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso, allora la risposta è decisamente negativa(21).

Perché non ripartiamo da qui e non cerchiamo, partendo da qui, di affrontare insieme i problemi cruciali del nostro tempo, guardando a ciò che unisce e non a ciò che divide? Non vorrei essere frainteso. Il lavoro storico di recupero dei vecchi testi e il lavoro culturale per interconnetterli tra di loro, e con il nostro tempo, è prezioso. Ma accanto ad esso bisogna guardare al presente e al futuro, perché la casa brucia e i pericoli che incombono su di noi, sui nostri figli e sui nostri nipoti sono gravissimi.

Se il paragrafo 42 rappresenta la definitiva accettazione da parte della DSC dell’economia di impresa “e dell’economia libera” – dopo che grande strada era già stata percorsa, soprattutto dalla Rerum Novarum, dallaMater et Magistra, dalla Gaudium et Spes e, per fortuna, questa acquisizione non è stata messa in dubbio dallaCentesimus Annus – l’ultima parte di questo paragrafo è profetica. In mancanza di un «solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale» e di «un centro etico e religioso», allora si fuoriesce dall’economia d’impresa o dall’economa libera e si entra in una giungla “capitalista” – per quel che vuol dire questo termine ambiguo – che impropriamente chiamiamo mercato. Qui DSC ed Economia Sociale di Mercato coincidono. E qui entrambe condannano ciò che è avvenuto negli ultimi venti anni, perché ciò che il papa condanna è esattamente una lettura profetica di ciò che è avvenuto dopo il 1991.

Sarebbe interessante, con questa chiave di lettura, approfondire alcuni interventi legislativi e di governo, per illustrare in concreto come la nostra Costituzione, come del resto quella tedesca, esprimono una barriera contro il dilagare del neoliberismo e dei servi che allo stesso si sono venduti. Ma mi limiterò a leggere le conclusioni che stesi dopo avere ottenuto, con un ricorso di cui sono stato primo firmatario, che la sciagurata legge contro le Banche Popolari, venisse sottoposta all’esame della Corte Costituzionale, per sospetta anticostituzionalità:

“La nostra Costituzione è un grande baluardo per resistere a ulteriori concentrazioni di potere finanziario, per una economia ed una finanza partecipativa dove c’è posto per i grandi e per i piccoli, per un’economia del libero intraprendere ma nel rispetto di diritti sovraordinati, in rapporto a quelli, pur legittimi, della buona finanza; per un’economia, una società, una cultura equilibrate che si oppongono all’uniformità ed omogeneizzazione tecnocratica per le quali solo le grandi dimensioni meritano rispetto. Ecco perché non perdono occasione per tentare di scardinarla. Questa, e semplicemente questa, è la partita in gioco nel tentativo in atto di omogeneizzare e banalizzare tutte le nostre strutture bancarie, per sottoporle al pensiero unico di chi pensa che le banche popolari, e tutto il credito cooperativo, siano un’anomalia del sistema. Ed in effetti si tratta di un’anomalia rispetto al loro sistema. Ma il loro sistema è esattamente quello che i padri costituenti non volevano.

 

 

NOTE
(1) Per quanto mi riguarda il rinvio è ai miei libri: America Punto e a capo, Libri Scheiwiller 2002 e Passaggio al Futuro, Oltre la crisi attraverso la crisi, Egea, 2010.
(2) Il testo completo in tedesco è il seguente: «Die Wiirde des Menschen ist unantastbar. Sie zu achten und zu schiitzen ist Verpflichtung aller staatlichen Gewalt».
(3) Per un confronto con l’Art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana si veda A. QUADRIO CURZIO: «Già nell’art. 1 della Costituzione, affermando che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” si lasciavano aperte possibili estensioni anche verso concezioni di supremazia della “persona umana” (di cui si parla in successivi articoli) che esprime valori ben superiori e più ampi da comprendere, tra gli altri, anche quello del lavoro». A. QUADRIO CURZIO, Il peccato originale della Costituzione in La Costituzione criticata, ESI, Napoli 1999.
(4) «L’idea di persona: questa è un’idea cristiana, nel complesso estranea alla tradizione islamica e a quella asiatica e africana. L’ideale politico che risulta più congruo al cristianesimo è una democrazia delle persone, non degli individui». Vittorio Possenti, Oltre l’illuminismo pag. 166.
(5) Citato da Karol Wojtyla, nell’intervista di V. POSSENTI, Sulla dottrina sociale della Chiesa (1978), pubblicata in appendice al citato libro di V. POSSENTI, Oltre l’Illuminismo, cit., 258.
(6) Gaudium et Spes, n. 63.
(7) Pensiamo a Kant: «riconosci che gli individui umani sono fini e non usarli come puro mezzo per i tuoi fini». Pensiamo alla Dichiarazione d’Indipendenza delle colonie americane del 1726: «We told these thrust to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by the Creator with unalienable rights». Pensiamo all’Umanesimo integrale di Maritain. Pensiamo a san Tommaso d’Aquino, secondo cui la persona è dal Creatore «propter se quaesita in universo». Tutti citati in V. POSSENTI, Oltre illuminismo, cit.
(8) Artikel 14 (Eigentum, Erbrecht und Enteignung).
1. Das Eigentum und das Erbrecht werden gewärleistet. Inhalt und Schranken werden durch die Gesetze bestimmt.
2. Eigentum verpflichtet. Sein Gebrauch soll zugleich dem Wohle der Allgemeinheit dienen.
(9) P. F. DRUCKER, Manuale di Management, Etas Libri, Milano 1978.
(10) W. WILSON, The New Freedom, 1913: «A modern joint stock organization cannot in a proper sense be said to base its rights and powers upon the principles of private property. Its powers are wholly derived from legislation. The large corporation is in a very proper sense everybody’s business».
(11) D. TETTAMANZI, Etica e CapitaleUn’altra economia è davvero possibile? Rizzoli, Milano 2009.
(12) Fides et ratio, Enciclica di Paolo Giovanni II: «Non ha dunque motivo di esistere competitività alcuna tra la ragione e la fede: l’una è nell’altra e ciascuna ha un suo spazio di realizzazione. È sempre il libro dei Proverbi che orienta in questa direzione quando esclama: “È gloria di Dio nascondere le cose, è gloria dei re investigarle” (Pr 25, 2)».
(13) Art. 20, (1): «Die Bundesrepublik Deutschland ist ein demokratiseher und sozialer Bundesstaat».
(14) P. ZOLLNG, Das Grundgesetz. Unsere Verfassung, wie sie entstand und was sie ist, Cari Hanser Verlag, Miinchen 2009. La traduzione è personale.
(15) Si veda la straordinaria analogia con la famosa descrizione della fiera mercato di Luigi Einaudi. Peter Zolling intitola questo paragrafo con l’efficace espressione: “Kein Market ohne Rathaus” (nessun mercato senza il Comune).
(16) Zur Verwirklichung eines vereinten Europas wirkt die Bundesrepublik Deutschland bei der Entwickltmg der Eurogschen Union mit, die demokratischen, rechtsstaatlichen, sozialen und fliderativen GrundsMzen und dem Grundsatz der Subsidiarità verpflichtet ist und einen diesem Grundgesetz im wesentlichen vergleichbaren Grundrechtsschutz gewährleistet. Der Bund kann hierzu durch Gesetz mit Zustimmung des Bundesrates Hoheitsrechte iibertragen».
(17) Preambolo alla Legge Fondamentale per la Repubblica Federale Tedesca: «Nella coscienza della sua responsabilità di fronte a Dio ed agli uomini, con la volontà, come partner paritetico in una Europa unita, di servire la causa della pace nel mondo, il popolo tedesco, per forza dei suoi poteri costituenti, si è dato la presente Costituzione», «Präambel. Im BewuBtsein seiner Verantwortung vor Gott und den Menschen, von dem Willen beseelt, als gleichberechtigtes Glied in einem vereinten Europa dem Frieden der Welt zu dienen, hat sich das Deutsche Volk kraft seiner verfassungsgeben den Gewalt dieses Grundgesetz gegeben”.
(18) Questi discorsi sono riuniti nel fascicolo Giovanni Paolo II a Napoli, EPI (Istituto per ricerche e attività educative), Napoli, dicembre 1990, edizione fuori commercio.
(19) Ne ho già parlato tre anni fa, sostenendo che “l’economia di mercato non è sufficiente”. Dicendo “l’economia di mercato non è sufficiente”, è stato già espresso il concetto della lotta su due fronti; vale a dire l’economia di mercato è una condizione necessaria, ma non sufficiente per un ordinamento economico produttivo, redditizio e degno dell’uomo […] È della massima importanza quanto segue: come base morale dell’economia di mercato è indispensabile quel patrimonio etico che abbiamo raggiunto per effetto dello sviluppo mille-natio dall’Antichità, attraverso il cristianesimo, fino al giorno d’oggi. Questo significa, per dirlo concisamente, che la base etica dell’economia di mercato è costituita dai Dieci Comandamenti. Essi sono indispensabili e allo stesso tempo sufficienti. Sarebbe solo auspicabile che fossero rispettati. È significativo che per il collettivismo i Dieci Comandamenti non bastino più, ma che le più svariate azioni – che secondo il decalogo sono eticamente neutrali o forse anche negative – sono giudicate positivamente, mentre d’altro canto vengono bollate come criminose, e perseguitate come tali, azioni che secondo la nostra morale non lo sono affatto». Il Vangelo non è socialista, cit., 65, 66.
(20) W. RöPKE, L’enciclica Mater et Magistra, in Il Vangelo non è socialista, cit., 87.
(21) Centesimus Annus n. 42.

 

Città storiche: cosa non fare! A cura di Gianluca Nava

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Scorci della Città Storica di Cosenza

a cura del Prof. Gianluca Nava, delegato Restauro e patrimonio culturale Movimento NOI/

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Gianluca Nava – Delegato al Restauro e Beni Culturali del Movimento NOI

Prima di affrontare la questione relativa alle Città Storiche, va detto che la loro morte è solo questione afferente il mondo della politica. Lasciare morire il cuore antico delle nostre Città, significa non avere nulla da dire al Turista, al Viaggiatore e al Pellegrino che, muovendosi, muove anche l’economia e produce lavoro e occupazione. Il Movimento NOI – Rete Umana, ha un grande progetto per la riedificazione prima “morale” e poi strutturale delle Città Storiche, delle quali si occuperà politicamente. Ma ora, in attesa di avere i numeri per farlo, l’analisi critica dell’esistente ci consente di avere una visione allargata di quanto accade attualmente.

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I tetti di parte della vasta Città Storica di Cosenza -Foto: cortesia ITALIAEXCELSA

ITALIA: UNA SOLA GRANDE CITTA’ STORICA
L’Italia è una enorme CITTA’ STORICA. Ciò che rende vera e viva questa affermazione è l’enormità della superficie del nostro territorio che presenta patrimonio costruito di almeno cento anni (…o giù di li…). Tecnicamente, può dividersi dal costruito moderno che conserva al suo interno la presenza delle malte cementizie e, nello specifico, del cemento Portland. Essere coscienti di questa verità presuppone che, le valutazioni dei “fenomeni” che ci circondano, siano complete e pertinenti e soprattutto non generino falsità, luoghi comuni o, nel peggiore dei casi, elidano l’esistenza stessa di questi nuclei.

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Panoramica di parte della Città Storica di Cosenza -Foto: cortesia ITALIAEXCELSA

CITTA’ STORICHE E NON CENTRI STORICI
Più impropriamente nominati “centri storici”, si tratta invece di “città storiche”, ovvero di nuclei che i nostri antenati hanno provveduto a pensare e realizzare, con strumenti, tecniche e temperie culturali coeve al momento del concepimento. L’errore lessicale che sovente si compie, dunque, racchiude un approccio metodologico e teorico che non giova alla sua attualizzazione, dove l’assunzione cronologica non è da intendersi come istinto modernizzante, bensì un modo consono di fruizione, finalmente rispettoso di una solida e impenetrabile INTEGRITA’. Le riflessioni sull’integrità delle nostre città antiche, scaturiscono dalle attuali (purtroppo!!!) tendenze, diabolicamente opposte, che imperano nel pensiero dei nostri amministratori.

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I tetti di parte della vasta Città Storica di Cosenza – In primo piano il Duomo di Cosenza – Foto: cortesia ITALIAEXCELSA

L’ITALIA VANTA CORRETTI MODELLI DI USO DELLE CITTA’ ANTICHE
Fatte le opportune eccezioni, che si ergono a modelli da imitare, si pensa sempre più sovente ai nostri angoli di identità, come delle vetrine contenenti dei giocattoli da possedere, da acquistare o da consumare. Il significato dei verbi citati è assolutamente antitetico con il corretto pensiero da proporre, anche per supportare un eventuale e concreta ipotesi di sviluppo e di economia. L’Italia può vantare esempi di corretto “uso” delle città antiche che si localizzano in Toscana, Emilia Romagna e Marche (Firenze, Ferrara e Urbino), dove le comunità (intese come governi locali) non si sono adoperate ponendo in essere degli stravolgimenti delle cosiddette “funzioni” ed hanno storicamente agito nell’assecondare le vocazioni pulsanti identitarie di quei posti.

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Alcuni edifici abbandonati all’incuria nel cuore della Città Storica di Cosenza

SU COSENZA GRAVI RESPONSABILITA’ DEGLI AMMINISTRATORI
Il nostro vanto, nel caso contradditorio, non può certamente dirsi nei “modelli” di Cosenza e Matera, quest’ultima, opponibile con molta veemenza, poiché designata come Capitale della Cultura 2019. Nel caso della città calabrese, gli amministratori locali, con alterne responsabilità di diverso peso e misura, hanno pensato che il nucleo antico fosse da consumare destinando economie sempre più ridicole, eliminando da questo le funzioni “imprescindibili” per la sopravvivenza ed inserendo dei “doni con fiocco” da propinare ad un “tipo” di turista distratto e veloce. L’aggravante, per questo “modello” è che nel novero dei turisti, i cosentini, sono stati costretti ad auto includersi, poiché, citando Pierluigi Cervellati, le città appartengono prima alle persone e, solo poi, agli ambienti che li ospitano.

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Città Storica di Cosenza: Biblioteca Civica e Statua di Bernardino Telesio – Foto: cortesia ITALIAEXCELSA

COSENZA ABBANDONATA DAI COSENTINI CHE ORA INIZIANO A CAPIRE IL DANNO GRAVE
Cosenza, quindi, è stata abbandonata dai cosentini che, ora chiedono, più o meno consapevolmente che, si cancelli l’errore da loro compiuto. Con molto rigore, si citano elogiandoli, modelli “di gestione” recenti (governo Mancini) che andrebbero, per opinione diffusa, reiterati. Sapendo di attirarmi l’ira dei lettori bruzi, credo che l’espressione governativa idonea a pensare l’esistenza stessa di Cosenza storica, non ci sia mai stata. Cosenza, ha inferto al cuore pulsante della sua identità un colpo che sta per decretare il suo orribile e diabolico oblìo. Lo ha fatto considerando che la modernità si cucisse al suo abito molto più di qualsiasi altra cosa. E’ dunque chiarito il grande errore, non solo lessicale, che non trattasi di “centri storici” ma di “città storiche”. Questi nuclei ci hanno accolto e noi vi abbiamo vissuto, così come abitiamo e viviamo le nostre case Hi-tech, con gli ascensori, l’aria condizionata e le mega TV in 4K.

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Città Storica di Cosenza – Foto: cortesia ITALIAEXCELSA

CENTRI STORICI: DANNOSI ASSEMBRAMENTI DI BOTTEGHE CHE CREANO “FALSI OCCASIONALI”
Noi dobbiamo tornare a viverle
non come fossero dei contenitori alieni, ma come piccoli scrigni di vita quotidiana, con normalità e buon senso. Nell’esempio di Cosenza, non va omesso che l’oblìo ha prodotto una “regolare” anomalia di tipo sismico, unita ad emergenze di dissesto idrico e geologico. Prima ancora di richiamare orde di gente da ogni dove, i cosentini dovranno essere bravi a “restaurarsi”. Un restauro del pensiero ancor prima di quello canonico delle strutture. Un lavoro pluriennale, alacre, certosino che ricostruisca un puzzle esploso centinaia di anni fa. Non è incentivando gli spazi di movida notturna, di ristorazione di varia qualità e costo, di comunicazione di brand più o meno autoctoni e né assemblando negozietti di artigianato di dubbia matrice asiatico-bruzia che ci si può auto-assolvere o, auto incensarsi per un elenco di iniziative che celano dietro il significato di “cultura”, false ipotesi di reintegrazione o re-occupazione. Non sono attuabili, allo stesso modo delle citate, l’assembramento di botteghe di antichi mestieri, replicate in un “falso” senso una dietro l’altra.

Il Movimento NOI - Rete Umana
Il Movimento NOI – Rete Umana

I CENTRI STORICI HANNO BISOGNO DI VITA AUTENTICA E DEDICATA
Le nostre città hanno sempre avuto l’arrotino, il fabbro, il droghiere, il liutaio, il restauratore, il panettiere e poi anche la scuola, il luogo per curarsi il fisico e la mente, il luogo ove mangiare o ascoltare musica o bere un caffè con gli amici. Debbono continuare ad essere così…niente di più! Tutto quello che si aggiunge è, antropologicamente avvertito, come diverso. Il turista vero, quello che resta almeno una settimana e che ritornerà con altre persone, ha bisogno che visitando si compia una magìa…una simbiosi!

LE CAPITALI DELLA CULTURA ALLA “SPICCIOLATA”
La nostra Italia non crea una magìa, quando, la Capitale della Cultura 2019, tramite gli amministratori locali del potere, si incanta con la “gallina dalle uova d’oro” e concede ad imprenditori della “spicciolata” le autorizzazioni per “assediare” il centro storico di Matera con centinaia di negozi del food, la quale tipicità è nefasta e pittoresca….Mentre le 4 librerie attive (alcune con tradizione pluriennale), chiudono! Il dato è secco e fa perdere il sonno!

LA DICOTOMIA: LE CAPITALI DELLA CULTURA CHIUDONO LE LIBRERIE
Ma come?!?…Siete la Capitale della Cultura e chiudete le librerie proprio lì dove si compie la magia e l’incanto che il turista anela? Storicamente non si tratta del primo esempio in cui veniamo smascherati. Altre volte abbiamo dovuto difendere il nostro appeal di nazione colta, eclissato da varie “furbate” del genere. E non siamo stati esentati da feroci critiche dall’esterno. A ragion veduta però… Le città storiche non vanno consumate, ma vanno vissute! E’ questa la strada da seguire.

Lo sviluppo sostenibile è un assioma da perpetrare ovunque.

QUALE STILE DI VITA ED ECONOMIA NEL FUTURO?
Consumare in un modo corretto e lungimirante quello di cui si dispone. Questa è la nostra nuova vita! Un modello alternativo non esiste, non è attuabile, è dannoso e produce esclusivamente il desiderio economico dei “prenditori” ed il loro immediato incanto. Questo pseudo-idillio si traduce in un turismo “di massa” per il quale non tutte le nostre città storiche sono vocate. Avere migliaia di turisti che riempiono i nostri “piccoli” nuclei storici consumando vagonate di hamburgers è una attività alla quale non siamo vocati. Per le loro naturali dimensioni, le nostre città, al dire il vero, non hanno bisogno nemmeno di migliaia di turisti che pretendono di avere da noi quel che hanno nei luoghi da dove provengono.

TURISMO: ACCOGLIERE EDUCANDO
Le città italiane che possono offrire questo esistono già e sono anche troppe. Il turista straniero deve essere educato (ed esistono dei modi consolidati ed affidabili per farlo!) a visitare la nostra identità, la nostra tipicità, il nostro modo di pensare, ma soprattutto il nostro modo di vivere!!! Qualcuno mi spieghi quanto sia valida la visita di Otto Bergen, Cho Ming, Fred Smith che passeggiano per i vicoli di Matera e Cosenza, fagocitando “robaccia” come nelle loro città al posto dei “cadeau” della dieta mediterranea, oppure allineandosi nei percorsi tradizionali dei luoghi di culto, privandosi delle nostre tipiche “urla” o di un concerto improvvisato in un anfratto. Il futuro delle città italiane passa attraverso un rinnovato pensiero delle stesse, delle loro propensioni e delle loro regole. Molto c’è da fare…ma tra pensare il solo bene ed attuare la rinascita, il passo è breve.

 

Movimento NOI Rete Umana: quelli della Politica con la “P” maiuscola

Il Movimento NOI – Rete Umana nasce dall’invito di Papa Francesco rivolto ai Cattolici Italiani ai quali chiede di fare politica “ma quella con la P maiuscola”.

Abbiamo deciso di farlo proprio ora – afferma Fabio Gallo, uno dei portavoce del Movimento NOI – nel momento in cui l’attacco al Santo Padre è giunto a livelli inaccettabili perché artefice di un cambiamento radicale, attuato con passi certi come solo quelli percorsi nella direzione del Vangelo possono essere. La politica, non solo in italia, ha grandi responsabilità in tutto quanto di disastroso sta accadendo in materia ambientale, economico-finanziaria, di sicurezza e occupazionale che per i giovani è praticamente zero, se si desidera mantenere la testa alta e vivere con dignità. NOI siamo al suo fianco con progetti concreti e innovativi, in grado di creare occupazione e rendere salde le nostre radici giudaico-cristiane e greco-romane in un contesto ecumenico e di pace. La politica deve cambiare contenuti e trovare nuove ispirazioni in un nuovo umanesimo. Oggi – conclude Fabio Gallo – è come un gatto che si morde la coda. E un gatto che insegue solo la sua coda, non vedrà mai nuovi orizzonti. NOI non siamo Santi ma Cittadini che si ritrovano in una grande Comunità Cattolica per imparare anche a rialzarsi dopo le cadute, certi che il riconoscimento delle nostre imperfezioni sia la strada del cambiamento”

Il Movimento NOI Rete Umana è dotato di tre supporti digitali già operativi on line:
il Sito istituzionale www.movimentonoi.it;
l’Applicazione web www.retenoi.it che gestisce la rete politica;
il Magazine con il quale interagisce con altri Movimenti Cattolici www.noimagazine.it

Cosenza, Beni Librari in fiamme. Come assicurarli ai posteri

Nella storia sono infiniti gli incendi che hanno cancellato per sempre pergamene, manoscritti e grandi contributi culturali che oggi ci avrebbero resi ancora più ricchi. Dopo millenni di barbarie subite dal Patrimonio Culturale oggi, lo sviluppo delle innovazioni tecnologiche, ci consente di “digitalizzare” i grandi fondi librari di valore che devono essere protetti da furti, incendi, terremoti, ma anche diffusi per il diritto alla conoscenza.

Beni Librari
Beni Librari

I fatti relativi al grave incidente accaduto recentemente nel Centro Storico di Cosenza nel quale hanno perso la vita tre cittadini e ove le fiamme avrebbero distrutto un importante fondo librario, fa riflettere sulla sicurezza in generale e su come un fondo librario che si sa essere di indubbio valore culturale e sociale, debba essere protetto.

Ne parlano, per il Movimento NOI Francesco Errante e Fabio Gallo che già dodici anni addietro ha progettato e realizzato la digitalizzazione dell’Archivio Vaticano contenente i Codici Manoscritti “Rari” di Giovanni Pierluigi da Palestrina e decine di altri autori che costituiscono il Fondo di Musica Sacra più importante del mondo. 

Movimento NOI Rete Umana

FONDAZIONE COSENZA: il primo progetto del Movimento NOI per il SUD

movimento noi-fondazione cosenza-politica

Il Patrimonio Culturale pubblico della Città di Cosenza deve iniziare a produrre economie e lavoro nell’interesse della città e dei cittadini, continuando ad essere tutelato da possibili politiche tese a privatizzare i beni di tutti per fini speculativi. Il Movimento politico Noi da tempo lavora ad un progetto che mira all’istituzione della “Fondazione Cosenza” che ha proprio questa finalità. Facendo seguito al successo del Progetto di digitalizzazione del Patrimonio Culturale della Città Storica di Cosenza “Cosenza Cristiana” che ha consentito alla Città storica di Cosenza di essere inserita dal MiBAC nell’elenco di quelle italiane finanziate da fondi europei e che presto vedrà altri sviluppi positivi tali da creare occupazione, il Movimento NOI è determinato a tutelare i Beni Culturali pubblici perché possano generare economie ed essere veramente utili allo sviluppo sociale e culturale della popolazione. Il progetto è teso a evitare che la politica che sino ad oggi in Calabria non è stata in grado di creare lavoro, finisca per ideare gestioni private e clientelari dei Beni Pubblici che creerebbero ulteriori processi involutivi e di povertà in un momento in cui, invece, è indispensabile che le Città diventino veri laboratori di rigenerazione territoriale e incivilimento che vedano al centro le esigenze primarie dei cittadini. Tra esse, il diritto all’accesso al conoscenza, all’utilizzo del bene pubblico per la crescita e lo sviluppo. In modo particolare l’istituzione della Fondazione che volutamente dovrebbe portare proprio il nome della Città di Cosenza, dovrebbe accorpare Teatri, Palazzi storici e Complessi Monumentali, perché la gestione possa risentire meno della politica spesso clientelare e più della professionalità di chi è davvero in grado di far nascere economia sociale e culturale per tutti. Il Movimento politico NOI si candida da subito a mettere a disposizione il proprio progetto, che si allega per maggiore conoscenza.

movimento noi-fondazione cosenza-politicaTITOLO DEL PROGETTO/PROGRAMMA: FONDAZIONE COSENZA
Il progetto è rivolto all’istituzione di un Ente No Profit dal nome FONDAZIONE COSENZA, nel quale riunire il Patrimonio Culturale della Città di Cosenza  (Teatri, Palazzi storici e Complessi Monumentali, etc.), perché la gestione possa risentire meno della politica e più della professionalità, capacità ed esperienza di chi è in grado di trasformare la gestione del Patrimonio Culturale in crescita sociale, economia e lavoro.

Il Progetto FONDAZIONE COSENZA è già inserito tra i programmi che saranno realizzati una volta al Governo della Città di Cosenza. Il Movimento NOI comunica, però, che sarebbe ben felice se l’attuale Amministrazione Comunale volesse già collaborare alla sua realizzazione in uno spirito positivo e propositivo. Il progetto, di certo, produrrebbe economie della Cultura finalizzate all’occupazione e manterrebbe – questa parte fondante la strategia del Progetto, il patrimonio a carattere “pubblico”, onde scongiurare la privatizzazione ai fini privatistici per garantire politicamente amici degli amici e non i Cittadini.

Una grande quantità di iscritti (centinaia) dopo poco più di due settimane di attività bene investite sulla Città di Cosenza, luogo dal quale ha deciso di animare i suoi programmi il Movimento NOI, sono prova del fatto che la Città sta apprezzando gli sforzi del Movimento che punta tutto sul “NOI”, mettendo da parte gli egoismi e dando vita ad una grande Comunità che pone al centro gli interessi primari dei Cittadini.

Il Movimento NOI è animato da sentimenti propositivi, in dicotomia con i modelli politici della Calabria, rissosi e poco efficaci. Fino al giorno in cui avrà i numeri per governare, il Movimento NOI farà da gruppo di pressione, perché si realizzino i progetti finalizzati al bene comune in piena collaborazione con le Istituzioni attualmente al Governo.

Al Progetto hanno lavorato gli iscritti che hanno ricevuto le prime deleghe attribuite per competenze specifiche e comprovate. In particolare l’Ing. Francesco Errante con delega ai Lavori Pubblici e Territorio, il Dott. Gianluca Nava con delega al Restauro e ai Beni Culturali, il Dott. Fabio Gallo con alle spalle quasi venti anni di progettazione di eventi speciali e gestione di grandi Patrimoni Culturali di successo, di carattere internazionale.

Il Movimento NOI – in base al proprio regolamento – ha inteso inserire alcuni dati tratti dai curricula dei progettisti, per evidenziare che il successo della proposta è assicurato dalle esperienze dirette di chi ha scritto il progetto che, attualmente, è stato passato alla Dipartimento Giustizia e Diritto e Pubblica Amministrazione del Movimento NOI per studiare i termini della concreta attuazione del progetto FONDAZIONE COSENZA.

SCARICA IL PROGETTO IN FORMATO PDF – CLICCA QUI

LEGGI IL PROGETTO PILOTA “FONDAZIONE COSENZA”

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

Progetto Pilota Fondazione Cosenza

 

A Gianluca Nava delega al Restauro e Beni Culturali del Movimento NOI

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Movimento NOI/ Redazione/

Gianluca Nava classe 1970 è sposato e padre di due meravigliose bambine. E’ docente nei corsi di laurea abilitanti alla formazione dei restauratori di beni culturali, attivati in varie Università italiane. E’ restauratore di beni culturali riconosciuto dal Ministero per i Beni, le Attività Culturali ed il Turismo. Dopo il percorso accademico conclusosi nel 1996, frequenta e consegue l’abilitazione all’esercizio dell’attività di restauro dei beni culturali, mediante una partnership fra il MiBAC, il Ministerè del Culture de France, il Ministerio y Cultura de Espana e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. E’ autore di numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali.

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Gianluca Nava – Delegato al Restauro e Beni Culturali del Movimento NOI

E’ membro del Comitato Scientifico e Direttivo del Gruppo Italiano dell’International Institute for Conservation.

Membro dell’International Network for the Conservation of Contemporary Art.

Dal 1998 ad oggi ha realizzato, per conto di Enti pubblici e privati, numerosi lavori di restauro sul patrimonio artistico italiano.

Gianluca Nava ha sempre perseguito scopi che riguardano la creazione di una rete di processi sostenibili e virtuosi che producano sviluppo per il territorio e per la cultura mediterranea. Esercita questa azione attraverso un un impegno costante e quotidiano rivolto alla conservazione del patrimonio identitario che si traduce sia nel rinnovamento continuo di idee che con l’azione tecnica sui manufatti di pregio.

Opere del Patrimonio Culturale di Cosenza

Per il Movimento NOI il Patrimonio culturale e identitario è una vera risorsa per lo sviluppo cosciente e sostenibile del territorio.

“Attuare un consumo etico delle risorse corrisponde a rispettare se stessi – ha affermato il Maestro Gianluca Nava accogliendo la delega – e la Bellezza che rappresenta anche la fortuna dell’economia del Turismo Culturale, scaturisce da uno sguardo etico fra le persone e l’ambiente in cui vivono”.

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Opere del Patrimonio Culturale di Cosenza

La formazione scolastica in ambiente cattolico ha suscitato nella personalità di Gianluca Nava un forte atteggiamento etico nei confronti dell’esistenza.

Oltre ad una naturale propensione per gli ordinari esercizi ludici legati alle attività sportive, la sua infanzia svela caratteristiche pregnanti conformandole attorno all’interesse per l’arte. Gli edifici di culto assumono quindi un’attrazione duplice: spirituale e tecnica. Dopo aver compiuto gli studi accademici, l’incontro con importanti figure della storia dell’arte italiana favorisce l’approfondimento delle tematiche del restauro. Agli inizi del nuovo millennio si congiunge in matrimonio e dallo stesso nascono due bambine. Da alcuni anni è impegnato in una attenta e alacre attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano, attraverso la conduzione di progetti che coinvolgono istituzioni italiane e straniere.

“Assistito dalla misericordia del buon Dio – afferma Gianluca Nava – dedico la mia esistenza a lasciare un buon ricordo di me!”

 

 

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